Al Partenio il capolinea rossonero di Liedholm

Dopo la sconfitta in terra irpina, il presidente del Milan, Silvio Berlusconi, decise di esonerare il tecnico svedese. Era il 5 aprile 1987.

Lo stadio Partenio di Avellino, fortezza inespugnabile per il Milan negli anni 80, segnò il capolinea di Nils Liedholm sulla panchina rossonera. A determinare l’esonero dello svedese fu la sconfitta subita in terra irpina il 5 aprile 1987. Passaggio a vuoto preceduto da altre due battute d’arresto e un pareggio. Risultati che vanificarono un periodo di buon rendimento che aveva portato il Milan al secondo posto in classifica nel campionato dominato dal Napoli.

La crisi rossonera si acuì tra il 15 marzo e il 5 aprile, l’ultima fase di Liedholm sulla panchina del Diavolo. Tre settimane che frenarono la corsa del Milan, piegato al Mompiano di Brescia da un gol capolavoro di Gritti (giocata che Liedholm definì “alla Piola”) poco dopo la mezz’ora, con la squadra di Giorgi capace di resistere fino al termine. Troppo lenta e compassata la manovra rossonera.

Alla ricerca di riscatto in terra fiorentina, il Milan partì bene, perforando due volte la difesa viola con Galderisi e Virdis. Nella ripresa, tuttavia, il ritorno gigliato riportò il risultato sui binari della parità. Il calo rossonero nel secondo tempo lasciò tanta amarezza. Sugli spalti del Comunale di Firenze, i tifosi rossoneri mostrarono quel giorno uno striscione proiettato alla prossima stagione, lanciando un messaggio al presidente Berlusconi: “No a Baudo e alla Carrà, si a Gullit e Van Basten”. Il Milan bello a metà, di scena sul campo dei gigliati, lasciò deluso anche Liedholm: “Abbiamo perso un punto”.

Serviva uno scatto d’orgoglio, puntando al bottino pieno contro Sampdoria e Avellino. Impegni ostici. Contro i blucerchiati pesò l’assenza di Virdis, il bomber della squadra rossonera. In apertura, Beppe Galderisi calciò un rigore addosso al portiere blucerchiato Bistazzoni. Pessima l’esecuzione dell’ex attaccante del Verona di Bagnoli. Rossoneri annaspanti al cospetto di una Samp che mostrò a San Siro autorevolezza e solidità tattica. Il gol del vantaggio dei genovesi, siglato da Vialli con una fucilata imparabile per Galli, incanalò la partita sui binari voluti dall’allenatore blucerchiato Boskov. La contesa la chiuse Cerezo su lancio di Mancini. Una pietra lanciata dagli spalti spaccò un vetro della panchina milanista. Berlusconi tuonò: “E’ uno schifo”. Il presidente milanista si recò nello spogliatoio blucerchiato per congratularsi con l’allenatore e i giocatori avversari. Liedholm fu telegrafico: “Non meritavamo di perdere, ad Avellino sarà decisiva”.

Licia Granello, dalle colonne di Repubblica, scrisse di probabili dimissioni o esonero del tecnico:

“Si è consumato, fra riunioni furibonde e telefonate velenose, l’ennesimo lunedì nero del Milan gestione Berlusconi. La sconfitta in casa con la Samp ha fatto scattare i nervi al signore dei network. Così, dopo un concitato vertice nella villa di Arcore, presente lo stato maggiore della società al gran completo, la parola d’ordine è stata dimissionatelo. A partire da domenica sera è cominciata una lunga (e infruttuosa) manovra di aggiramento telefonico nei confronti del tecnico svedese. Già, perché il problema era (ed è): come indurre Liedholm a dare le dimissioni, evitando la sempre poco edificante cacciata dell’allenatore. Lui, Liedholm, ieri appariva abbastanza sereno”.

La rosa del Milan 1986/87

Adriano Galliani dichiarò:

“Il contratto dell’allenatore scade il 30 giugno, non cambierà nulla. Chi ha spaccato il vetro è un imbecille. I giocatori sappiano di avere alle spalle un gruppo che ha passione, entusiasmo e notevoli disponibilità economiche. E sappiano anche che in questi due mesi saranno valutati attentamente. Nessuno può sentirsi tranquillo, abbia un contratto di uno, due o anche tre anni. Forse abbiamo sbagliato qualche uomo, vedremo”.

Nella tenuta di Cuccaro, l’allenatore accolse gli inviati di Rai 2 intenti a filmare le sue vigne per una rubrica di agricoltura e per parlare del suo Grignolino d’alta qualità. “In campo non sono io ad andarci e al presidente ho proposto di dormirci sopra. A mente fredda si ragiona meglio, personalmente ero molto amareggiato”, disse Liedholm. Il Cavaliere comunicò al tecnico la visita a Milanello prima della trasferta di Avellino. “Provo molta tristezza, è la prima volta che subisco una contestazione violenta. Dimettermi? Parleremo con Berlusconi”, dichiarò il Barone.

L’indiscrezione sull’ingaggio di Arrigo Sacchi per la stagione 1987/88 affossò ogni ipotesi di rapporto costruttivo fra dirigenza e tecnico. Notizia trapelata da Parma e Genova. L’amministratore delegato Galliani spergiurò di non aver mai avuto a che fare con l’allenatore del Parma. Berlusconi lo smentì clamorosamente: “Sacchi? Effettivamente Galliani si è incontrato con lui nei giorni scorsi, ricavandone un’ottima impressione ma ciò non significa che sarà lui il prossimo allenatore del Milan”. La sconfitta di Avellino, la settima stagionale, sancì l’esonero di Liedholm.

L’Avellino 1986/87, il giustiziere di Liedholm

5 aprile 1987

Gli irpini di Luis Vinicio perforarono due volte la retroguardia milanista, abbordabile come un pane di burro. Un contropiede ficcante di Alessio (incontenibile) a fine primo tempo e un tocco del centravanti Tovalieri in avvio di ripresa confermarono un dato: Milan vagante come una squadra allo sbando. Il portiere Giulio Nuciari, dopo quattro anni, rivide le streghe al Partenio. Il brasiliano Dirceu fu il dominatore di centrocampo, confermando la superiorità irpina. Il gol di Tassotti, a mezz’ora dal termine, illuse il Milan di poter evitare la sconfitta. Così non fu.

A fine partita, il clima divenne sempre più teso nello spogliatoio rossonero. “Milan a picco, povero diavolo, due sberle dagli irpini”: i giornali infierirono sulla squadra rossonera. L’allenatore svedese commentò con la solita flemma:

“Abbiamo fatto gioco ma non siamo stati premiati. Capita. Non ho rimproveri da fare. Adesso dovremo lottare per andare in Coppa Uefa. Chi è forte può affrontare qualunque situazione. Di sicuro c’è che, al Milan o altrove, io farò ancora l’allenatore”.

Avellino-Milan 2-1, la rete di Alessio

Il cambio in panchina si concretizzò tre giorni dopo: a Parma, nella gara di ritorno degli ottavi di Coppa Italia, in panchina sedette l’allenatore in seconda, Fabio Capello. Per Nils Liedholm, artefice del titolo della Stella alla fine degli anni 70, tornato al Milan nell’estate ‘84, Avellino fu il capolinea della sua esperienza rossonera. Fino a fine campionato venne declassato a direttore tecnico.

Otto stagioni in totale, partendo dal marzo ‘64 in cui subentrò a Luis Carniglia. Due anni dopo, marzo 1966, un’epatite lo costrinse a farsi da parte, sostituito da Giovanni Cattozzo. Undici anni più tardi si registrò il suo primo ritorno, conclusosi con la conquista del decimo scudetto. Infine, nell’estate 1984, l’inizio dell’ultima parentesi del tecnico svedese sulla panchina del Milan, terminata poco meno di tre anni dopo con il primo esonero della sua splendida carriera.

L’annata 1986/87 si chiuse con lo spareggio Uefa vinto dai rossoneri contro la Sampdoria, gol di Daniele Massaro nei tempi supplementari. L’Avellino di Vinicio si piazzò all’ottavo posto, ad appena cinque lunghezze dalla zona Uefa, eguagliando il miglior piazzamento in A degli irpini (conquistato nel campionato 1981/82) ma con tre punti in più in classifica.

Il tabellino
5 aprile 1987
AVELLINO-MILAN 2-1
Reti
: Alessio 43’, Tovalieri 52’, Tassotti 61’
Avellino: Di Leo, Colantuono, Murelli, Benedetti, Amodio, Garuti (81′ Ferroni), Bertoni, Colomba, Tovalieri, Dirceu, Alessio (69′ Gazzaneo) – All.: Vinicio
Milan: Nuciari, Tassotti, P. Maldini, Baresi (69′ Manzo), F. Galli, Lorenzini, Donadoni, Wilkins, Virdis, Di Bartolomei, Hateley – All.: Liedholm
Arbitro: Fabricatore