Flop 1996/97: tre di picche

Nell’era delle 7 sorelle era inevitabile che molte di loro restassero a bocca asciutta. Nella stagione 96/97 toccò a Milan, Roma e Inter: tre flop clamorosi


MILAN

Il Milan del dopo-Capello prova a battere strade nuove con Oscar Washington Tabarez, “maestro” uruguaiano dignitoso esordiente in Italia due anni prima a Cagliari. Per lui, un solo “grande acquisto”, il centravanti francese Dugarry, dal Bordeaux per 6 miliardi, ma anche un solo addio tra i big, Di Canio, e dunque una rosa di prim’ordine. Il suo Milan prevede Rossi in porta, Panucci, Costacurta, Baresi e Maldini in difesa, Albertini, Desailly e Boban a centrocampo, Weah, Baggio e Simone in attacco.

I risultati non arrivano. A novembre si aggiunge lo svedese Blomqvist (4,5 miliardi al Goteborg). La sconfitta a Piacenza del 1° dicembre vede la squadra già a 7 punti dalla capolista, con la Champions quasi compromessa. Quella notte Berlusconi licenzia il tecnico sostituendolo con Arrigo Sacchi, che si dimette dalla Nazionale per tornare al primo amore. La caduta non si arresta: subito eliminato dalla Champions contro il Rosenborg a San Siro, l’ex mago di Fusignano si libera a gennaio di Panucci (al Real di Capello per 9 miliardi), perde a febbraio la riserva Davids (frattura scomposta di tibia e perone della gamba destra), emargina Roberto Baggio e alla fine piazza il Milan all’undicesimo posto, peggior piazzamento dal 1982, anno della caduta in B.

Per il Milan solo un undicesimo posto, peggior piazzamento dal 1982, anno della caduta in B

ROMA

Dopo tre stagioni di assestamento, Franco Sensi è deciso a portare la Roma in orbita-scudetto. Affida il progetto a Carlos Bianchi, asso della panchina che ha fatto man bassa di trofei alla guida del Velez Sarsfield. La dotazione è costosa: 7 miliardi per il mediano Tommasi del Verona, 6 per la comproprietà dell’attaccante interista Delvecchio, 5 per il centravanti svedese Dahlin del Borussia Monchengladbach e altri 5 per il difensore centrale Trotta del Velez, pupillo del tecnico.

Questi vuole una squadra “con gli occhi di tigre” e la imposta con Sterchele in porta, Annoni e Lanna difensori esterni, Trotta e Aldair centrali; Statuto, Tommasi, Thern o Di Biagio e Carboni a centrocampo; Balbo e Fonseca in attacco. L’eliminazione in Coppa Italia viene compensata da un avvio positivo in campionato con superamento del primo turno in Coppa Uefa. Sensi promuove il tecnico («Voglio prolungargli il contratto, l’unico ostacolo è che aspira a diventare Ct dell’Argentina»), poi scende la notte.

Eliminata in Europa dal Karlsruher, sconfitta a Verona e a Bologna in campionato, la squadra frana e il presidente torna sul mercato: 4,5 miliardi per Candela (Guingamp), 3,5 per Tetradze (Alalanja), 1,1 per Berti (Genoa), 800 milioni per Pivotto (Carpi); via i fallimentari Dahlin (al Borussia per 1,5 miliardi) e Trotta (in prestito al River per 500 milioni). La rotta non si raddrizza e dopo la sconfitta di Cagliari del 6 aprile Sensi caccia Bianchi per chiudere il campionato col veterano Liedholm, affiancato da Ezio Sella. La Roma si inabissa fino al dodicesimo posto finale.

Carlos Bianchi e Trotta, simboli della fallimentare stagione della Roma 96/97

INTER

Massimo Moratti ha affidato il suo sogno di una nuova grande Inter all’inglese Roy Hodgson, chiamato nel novembre del 1995 a rimediare ai primi fiaschi della propria gestione. Per non lasciare nulla di intentato, il presidente sfonda il muro del suono del mercato con una campagna faraonica: Djorkaeff dal Paris St. Germain per 7,5 miliardi, Fresi (riscattato) dalla Salernitana per 7, Sforza (Bayern) per 6, Galante (Genoa) per 5, Zamorano (Real Madrid) per 4, Kanu (Ajax) per 3,6, Tarantino (Napoli) per 3, Angloma (Torino) per 2, Winter (Lazio) a costo zero.

Hodgson parte con Pagliuca in porta, Angloma, Paganin, Fresi e Pistone in difesa, Zanetti, Ince, Sforza e Djorkaeff a centrocampo, Zamorano e Branca o Ganz in attacco. L’avvio è col botto, tanto che dopo la goleada (5-1) sul Boavista in Coppa Uefa del 19 novembre, l’entusiasta patron rinnova in anticipo il contratto al tecnico (in scadenza nel 1999) per 1,5 miliardi a stagione. Dopodiché cala il sipario: 4 punti in 5 partite fanno svanire il sogno.

Hodgson non finisce la stagione: si dimette dopo aver perso in finale la Coppa Uefa contro il modesto Schalke 04 – con “vaffa” in mondovisione di Javier Zanetti – e viene sostituito negli ultimi due turni da Castellini, che chiude al terzo posto.

Le perplessità degli interisti di fronte alle spiegazioni di Mister Hodgson