C’è stato un tempo, breve a dire il vero, in cui l’Armenia è stata il centro calcistico dell’Unione Sovietica. In quel momento, tutti gli appassionati di calcio da Leopoli a Vladivostok conoscevano il nome dell’Ararat Yerevan.
L’Ararat Erevan, squadra armena fondata nel 1935, galleggiò nelle serie minori sovietiche fino al 1966 quando venne promossa nella massima divisione e dove nell’arco di una decina di anni raggiunse vette calcistiche mai più toccate. Nel 1971 si posizionò al secondo posto seguito da un quarto nella stagione successiva. All’alba della stagione 1973 gli armeni avevano già disputato 434 nella Vyssaja Liga vincendone conseguendo 144 vittorie, 118 pareggi e 172 sconfitte. Inoltre il 17 maggio 1971 era stato inaugurato il nuovo stadio di Erevan, l’Hrazdan Stadium (dal nome del fiume che attraversa la capitale armena) che con i suoi 70.000 posti era al tempo uno dei più capienti dell’Unione Sovietica.
Per la stagione 1973 arrivò sulla panchina dell’Ararat una vera e propria leggenda sovietica, ovvero Nikita Simonian coadiuvato da Harutyun Keheyan e Hovhaness Abrahamian, due ex giocatori dell’Erevan finalista della Coppa dell’URSS del 1954.
Il potenziale della rosa di Simonian era altissimo. Tra i pali, il forte Alyosha Abrahamyan (276 partite di cui ben 116 a reti inviolate). La difesa era composta da quattro pilastri: Kovalenko, un difensore centrale titolare già dal 1965, Mesropian, terzino sinistro recordman con 338 presenze in campionato tra il 1966 e il 1978, e due giovani Guevorkian a Sarkissian al centro. Il centrocampo schierava il capitano Zanazanian, famoso per i suoi potentissimi tiri da lontano, e il playmaker Andreassian che illuminava il gioco con la sua notevole tecnica e visione di gioco. Entrambe avevano vinto il bronzo alle Olimpiadi di Monaco dell’anno prima. Completava il trio Bondarenko, che disputerà ben 392 match tra il 1967 e il 1981.
In attacco Markarov, penalizzato dalla sua statura ma formidabile sotto porta, Isthoyan all’ala destra, il primo calciatore armeno convocato in nazionale, e il guizzante Razarian a sinistra. In panchina il portiere Demirdjian, i difensori Martirossian e Harutunyan, il centrocampista Porossian e l’attaccante Pétrossian.
La stagione 1973 si sarebbe disputata tra aprile ed ottobre e vedeva al via 16 squadre in cerca del titolo: sei dalla Russia, cinque dall’Ucraina e una da Armenia, Bielorussia, Georgia, Kazakistan e Uzbekistan. Una vera innovazione si ebbe nel sistema di punteggio che prevedeva due punti per la vittoria e zero per la sconfitta, come da tradizione, ma di fatto non ammetteva il pareggio: in caso di parità al termine dei tempi regolamentari si battevano direttamente i calci di rigore, assegnando un punto al vincitore e zero agli sconfitti.
Alla fine del girone di andata l’Ararat guidava già con sicurezza la classifica con quattro punti di vantaggio sulla Dinamo Mosca, e vantava sia il miglior attacco (26 reti) che la miglior difesa (solo 10 reti subite). Il girone di ritorno vide un calo evidente di rendimento (4 sconfitte consecutive in agosto) che permise agli ucraini della Dinamo Kiev di portarsi ad un solo punto dagli uomini di Simonian. Questa era la situazione a 4 partite dal termine del campionato.
Nel frattempo l’Ararat era riuscita raggiungere la finale di Coppa dell’URSS avendo eliminato in successione i kirghisi dell’Alga Funze, gli azeri del Neftçi Baku, gli ucraini dello Zorja (campioni dell’URSS la stagione precedente) e il Dnepr in semifinale (doppia vittoria per 1-0).
Per la seconda volta nella propria storia gli armeni si giocarono quindi la finale di Coppa che si sarebbe disputata allo Stadio Lenin di Mosca il 10 ottobre 1973. Avversario, come in campionato, sempre la Dinamo Kiev. Gli ucraini dominarono nel primo tempo che però si concluse senza reti. Nella ripresa, al 61 il difensore armeno Mesropian atterrò un avversario in area di rigore: il penalty venne trasformato dal capitano della Dinamo, Kolotov. Il vantaggio ebbe il merito di far uscire gli armeni dal torpore e un ulteriore scossa la diede Simonian con un doppio cambio al 73’: fuori Bondareki e Markarov per Porossian e Razarian. Il pressing armeno non riuscì a produrre frutti fino all’89 quando Razarian si ritrovò in area avversaria costringendo il portiere ucraino Samokhin a intervenire, sulla respinta si gettò Ištoyan che pareggiò i conti. I supplementari furono inevitabili e sull’onda del ritrovato entusiasmo al 103’ lo stesso Ištoyan con un gran tiro diede l’insperata vittoria all’Ararat. Quando il capitano Zanazanyan alzò la coppa di cristallo, tutta l’Armenia era ai suoi piedi.
Dopo la finale di Mosca, l’Ararat si rituffò per il rush finale in campionato. All’ultimo turno gli armeni vantavano 3 punti di vantaggio sulla Dinamo Kiev, che però aveva una partita in meno. La suspance terminò allo Stadio Hrazdan contro lo Zenit Leningrado. La vittoria per 3-2 consegnò per la prima volta il titolo di Campione dell’URSS alla piccola repubblica russa e alla sua squadra, l’Ararat Erevan, protagonista di un epico double mai più riuscito in futuro.
All’epoca il nazionalismo si poteva esprimere solo allo stadio e i sentitissimi derby contro Dinamo Tbilisi e Nefchti Baku erano vissuti intensamente dal pubblico armeno, orgoglioso di svettare sul panorama calcistico sovietico davanti agli “odiati” russi e ucraini.
Anche le statistiche resero giustizia del predominio armeno. La squadra si aggiudicò il premio Gregory Fedorov che premiava il miglior attacco del campionato (52 le reti segnate equamente divise tra attaccanti e centrocampisti) con ben 23 reti realizzate nell’ultima mezz’ora, segnale di una tenuta atletica impressionante. Capocannoniere della squadra fu Arkady Andreasyan con 13 reti in 24 partite.
La vittoria in campionato diede diritto a partecipare alla Coppa dei Campioni 1974/75 dove gli armeni si fermarono ai quarti di finale. I primi due turni erano stati superati agevolmente contro i modesti norvegesi del Viking Stavanger (2-0 fuori casa e 4-2 in Armenia) e gli irlandesi del Cork (2-1 esterno e un rotondo 5-0 a Erevan). L’avversario successivo fu nientemeno che il Bayern Monaco, campione in carica, di Maier, Beckenbauer e Gerd Muller, tra l’altro freschi campioni del mondo.
Il doppio confronto era previsto per la primavera 1975. Il 5 marzo a Monaco di Baviera quasi 10mila armeni provenienti da tutta Europa (ma non solo), si recarono allo stadio Olimpico consapevoli di assistere ad un match storico. Temendo l’onda d’urto tedesca, il nuovo allenatore armeno Meslov optò per un difensivo 5-3-2. L’inizio fu favorevole ai tedeschi che dopo pochi minuti misero Gerd Muller solo davanti a Abrahamyan bravo a ipnotizzare il cannoniere bavarese. Poi con il passare dei minuti gli armeni riuscirono a prendere le distanze del Bayern intravedendo la concreta possibilità di un insperato pareggio. Poi improvvisamente nell’arco di cinque minuti tra il 78’ e l’83’ Ulrich Hoeness e Conny Torstensson (su papera del portiere armeno) riuscirono portarsi sul rassicurante 2-0, un risultato difficilmente colmabile in vista del ritorno a Erevan.
Il 19 marzo non meno di 80mila persone gremirono in ogni ordine di posti lo stadio Hrazdan. L’Ararat cambiò completamente volto rispetto al match di Monaco e sfoderò fin da subito un dominio assoluto, galvanizzato dalla marea presente sugli spalti. I caucasici si portarono in vantaggio al 34’ quando in seguito ad una punizione battuta sulla destra, Razarian servì di testa Andreassyan che vinse il suo duello contro il Kaiser Beckenbauer e beffò Maier. Per tutto il resto del primo tempo l’Ararat tentò il colpo del ko approfittando di un Bayern in piena confusione.
A metà della ripresa le energie dei caucasici iniziarono a scarseggiare e i cinici bavaresi ne approfittarono per riprendere in mano il match e gestire il punteggio arrivando a sfiorare più volte il pareggio. A ciò si aggiunse un grave infortunio al capitano Zanazanian che uscì al 73’ con un braccio fratturato. Le ultime sfuriate verso la porta di Maier si conclusero con un nulla di fatto e l’Ararat veniva, seppur onorevolmente, eliminato dalla Coppa dei Campioni. In conferenza stampa l’allenatore dei bavaresi Dettmar Cramer elogiò la prestazione dei campioni sovietici riconoscendo loro di aver espresso un gioco migliore rispetto ai suoi. Particolare decisivo fu che a marzo la stagione degli uomini di Maslov era praticamente all’inizio mentre il Bayern era nel pieno della condizione atletica.
Nonostante l’eliminazione, la sfida con i campioni d’Europa del Bayern mise in evidenza il potenziale dell’Ararat del periodo: una squadra di talento in grado di competere anche in campo internazionale. Si può tranquillamente affermare che giocatori come Markarov e Andreassyan avrebbero potuto primeggiare nei migliori campionato europei se ne avvessero avuto la possibilità.
La sconfitta contro l’Ararat sarà l’unica nel cammino del Bayern verso la riconquista della Coppa dei Campioni che in semifinale eliminarono i forti francesi del Saint Etienne di Herbin e in finale, al Parco dei Principi di Parigi, il coriaceo Leeds. Dai quarti di finale in poi, solo l’armeno Andreassyan fu in grado di battere Maier, e oltretutto Eduard Markarov salirà sul trono dei cannonieri della Coppa con 5 reti, al pari di un certo Gerd Muller.
Il 1975 consegnerà alle memorie dei tifosi armeni anche una seconda Coppa dell’URSS (2-1 in finale sugli ucraini dello Zorja) prima di assistere ad un rapido declino che porterà l’Ararat sull’orlo della retrocessione già nel 1976. Negli anni successivi la squadra armena non andrà mai oltre il quinto posto in campionato (stagione 1982) prima dell’abbandono del campionato sovietico nel 1992 in seguito al disfacimento dell’Unione Sovietica.