Heinz Krügel: Eroe nazionale e nemico dello stato

Il successo sportivo del tecnico più vincente della Germania Est era diventato di colpo un problema: l’individualismo e la popolarità dell’allenatore erano in netto contrasto con i principi collettivisti del Partito comunista.

Heinz Krügel nacque il 24 aprile 1921 a Ober-Planitz, un piccolo borgo vicino a Zwickau, in quella che sarebbe poi diventata la Germania Est. Fin da bambino il pallone era la sua passione e a sei anni entrò a far parte della squadra locale, l’SC Planitz, con cui rimase per 23 anni e con cui conquistò il primo titolo nazionale della Deutscher Sportausschuss Oberliga (il campionato della Germania Est) nel 1948. Ma nel 1950 un grave infortunio al ginocchio pose fine precocemente alla sua carriera di calciatore. Fu una svolta che lo portò a intraprendere una nuova avventura come allenatore e dirigente sportivo. Ma, come vedremo più avanti, fu anche l’inizio dei suoi problemi con le autorità governative.

Dopo l’infortunio Krügel non si perse d’animo e l’anno successivo divenne il più giovane allenatore dell’Oberliga, prendendo le redini del club sportivo dell’esercito, il KVP Vorwärts Leipzig. Ci restò per due anni, in un periodo in cui la Guerra Fredda si faceva sempre più intensa e il regime della Germania Est usava lo sport come un mezzo per propagandare le proprie ambizioni.

Il Planitz vincitore della prima Oberliga nel 1948

Il club fu trasferito d’ufficio da Lipsia a Berlino Est e ribattezzato ZSK Vorwärts Berlin. Krügel non li seguì, ma preferì allenare un altro club a Lipsia, il BSG Einheit Ost. Fu una prima e dura lezione sulla realtà dello sport nella Germania Est e un segnale di come lo Stato avrebbe continuato a interferire nella sua carriera.

Come era frequente nella DDR, le squadre di calcio cambiavano spesso nome e identità e l’anno dopo aver assunto la guida di BSG Einheit Ost, il club si fuse con l’SC Rotation Leipzig. In seguito, diventò FC Lokomotive Leipzig, uno dei club più importanti del paese. Ma Krügel non ci rimase a lungo e nel 1956 se ne andò, sostituito da Werner Welzel.

La sua prossima destinazione fu l’SC Empor Rostock, che aveva chiuso l’annata precedente al secondo posto in campionato. Nella sua prima stagione le cose però andarono male e il club retrocesse in seconda divisione. Dopo solo un anno di purgatorio, nel 1958 riuscì a riportarlo immediatamente in prima divisione. Lasciò Rostock l’anno successivo per una sfida ancora più ambiziosa: prese in mano le redini della nazionale della Germania Est nel 1959.

Il potenziale apice della sua carriera di allenatore si trasformò in un’esperienza deludente: la politica statalista soffocava il talento dei giocatori, imponendo una visione collettivista che imponeva a forza riforme della struttura dei club e dei metodi di allenamento. Krügel non durò a lungo: solo otto partite. Nelle competizioni ufficiali – qualificazioni per Mondiali ed Europei – la Germania Est perse tutte le partite, tranne una. Fu un pareggio per 1-1 con l’Olanda a Lipsia, grazie a un gol allo scadere di Dieter Erler che regalò alla sua squadra l’unico punto nella corsa alla Coppa del Mondo del 1962. Curiosamente, il match di ritorno in Olanda fu annullato poichè ci furono problemi con i visti di alcuni giocatori della Germania dell’Est e, dal momento che l’Ungheria era già qualificata matematicamente, la partita fu considerata ininfluente e quindi cancellata.

Heinz Krugel, 1957

Senza aver potuto lasciare il segno, nessuno si stupì quando, nel 1961, Krügel lasciò la nazionale per diventare l’allenatore dell’Hallescher FC Chemie. Tornare al calcio di club sembrò ridargli energia e portò subito risultati, con il Chemie Halle che conquistò la Coppa della Germania Est l’anno successivo. Ma, nonostante i cinque anni passati all’Halle – il periodo più lungo in un club nella sua carriera fino a quel momento – il bilancio fu altalenante, tra cui anche una retrocessione.

Risale al 1966 il suo approdo all’Magdeburgo, in sostituzione di Günter Weitkuhn. Fu lì che trovò la sua “casa” ideale per esprimere al meglio il suo talento. Negli anni seguenti, non solo riuscì ad ottenere successi straordinari, ma allevò e plasmò anche molti giocatori per la nazionale, contribuendo ai successi della DDR sul palcoscenico internazionale, molto più di quanto avesse fatto quando la guidava.

Dal 1969 al 1974, Magdeburgo sfornò ben nove nazionali a pieno titolo, tre dei quali parteciparono alla mitica vittoria sulla Germania Ovest ai Mondiali del 1974. Con i benefici politici che quella vittoria portò al regime della Germania Est, si sarebbe potuto pensare che ci fosse una certa riconoscenza per gli sforzi di Krügel: non fu così.

Quando arrivò Krügel il Magdeburgo, noto come Der Club , era appena retrocesso. Il suo obiettivo era di riportarlo al più presto nella serie superiore e, avendo già centrato la promozione sia con il Rostock che con l’Halle, era sicuro di riuscirci. Non perse tempo nel rinnovare la rosa e nell’applicare i suoi innovativi metodi di allenamento, ottenendo la promozione al primo tentativo. Ma quello era solo l’inizio di ciò che sarebbe seguito.

Krügel centrò con il Magdeburgo tre titoli in Oberliga – nel 1972, 1974 e 1975, oltre a due coppe nazionali nel 1969 e nel 1973. Ma il suo capolavoro arrivò nel 1974, quando Der Club fece la storia come l’unico club della Germania Est a vincere un trofeo europeo. A Rotterdam, i tedesco-orientali batterono 2-0 lo strafavorito Milan con una lezione di tattica che mise in difficoltà i rossoneri guidati da un giovane Giovanni Trapattoni.

1974: Il Magdeburgo vince la Coppa delle Coppe

La vittoria di Krügel fece scalpore, soprattutto qui in Italia, dove tutti davano per scontato che il Milan avrebbe difeso il trofeo senza problemi contro gli sconosciuti tedeschi orientali. Girava voce che i grandi club d’Europa volessero portare il tecnico al di là del muro di Berlino, nell’opulento calcio dell’occidente. Si mormorava addirittura che la Juventus fosse rimasta così affascinata da Herr Krügel da offrirgli quattro milioni di marchi per sedersi sulla panchina bianconera, a patto che si portasse dietro anche Martin Hoffmann, una delle stelle del Magdeburgo.

Ma Krügel declinò tutte le offerte, non si sa se per fedeltà al Der Club o per ragioni politiche. Magdeburgo distava solo 25 miglia dal vecchio confine con la Germania Ovest, ma era una distanza che il tecnico non volle o non poté percorrere. Forse si pentì della sua scelta, se davvero questa fu sua e non imposta dal governo.

Idolo per molti, soprattutto per i tifosi di Magdeburgo, Heinz Krügel stava però diventato un fastidio per lo Stato: il successo sportivo era gradito alle autorità come propaganda dello stato socialista, ma l’individualismo e la popolarità dell’allenatore erano in contrasto con i principi collettivisti del Partito.

La situazione si aggravò quando il Magdeburgo affrontò il Bayern Monaco in Coppa dei Campioni la stagione successiva. La Stasi aveva spiato lo spogliatoio dei tedeschi occidentali, ma Krügel si rifiutò categoricamente di ascoltare le registrazioni. Una mossa che sembrò confermare alle autorità la loro visione di un uomo pericolosamente ribelle. Il fatto che il Magdeburgo abbia poi perso entrambe le partite contro i bavaresi non lo aiutò di certo. Per Krügel il destino sembrava essere già segnato sul muro a Berlino. Era solo questione di tempo.

Quando il calendario segnò la fine dell’anno seguente, i capi della Federazione decretarono che Heinz Krügel non era più degno di ricoprire alcun ruolo dirigenziale, motivando il suo allontanamento con la scusa di non aver saputo valorizzare adeguatamente gli atleti del Magdeburgo. Il club si era classificato terzo in campionato e sembrava che il prestigio di Krügel, che fino ad allora lo aveva in qualche modo salvaguardato, fosse ormai svanito, lasciando spazio a un’azione punitiva.

Piegandosi alle pressioni politiche, il club licenziò l’allenatore più vincente nella storia del calcio della Germania Est. Considerando l’entità dei suoi successi e i giocatori che aveva lanciato in nazionale, la giustificazione del provvedimento era talmente paradossale che sembrava quasi che fosse stata scelta una ragione così poco credibile da non poter essere presa sul serio, solo per dimostrare la capacità del Partito di ottenere ciò che voleva.

La squadra che nel 1974 conquistò la Coppa delle Coppe battendo il Milan era forse la prova più lampante dell’assurdità dell’accusa delle autorità. Non solo tutti i giocatori che disputarono la finale provenivano da un raggio di 30 miglia da Magdeburgo, ma erano tutti tra i venti e i venticinque anni. Non si trattava solo di una squadra di successo, ma di un gruppo di talenti che sicuramente sarebbe cresciuto e migliorato nel tempo.

Se il motivo del licenziamento non era quello dichiarato, qual era la vera ragione? Heinz Krügel era un innovatore e cercava sempre nuove tecniche ed idee per migliorare i suoi giocatori, valorizzandone le capacità dinamiche e le doti individuali. Il gruppo che sconfisse il Milan era tecnicamente alla pari con i loro prestigiosi avversari, ma in un regime in cui il successo sportivo si traduceva in gloria al regime, questo non bastava. Una filosofia che incoraggiasse l’abilità individuale e l’estro era estranea ai poteri forti, come estraneo era il capitalismo.

Heinz Krügel fu relegato presso un club minore, il BSG Motor Mitte. Fu un’umiliazione tremenda, e anche il club ne risentì. Il Magdeburgo non avrebbe più vinto un altro scudetto, non andando mai oltre il quarto posto; la posizione ottenuta da Heinz Krügel nella sua ultima stagione, quando si ritenne opportuno licenziarlo. Una tragedia non solo per il club e il suo allenatore, ma anche per i tifosi, che avevano intravisto la possibilità di vedere il loro club trionfare sulla scena europea.

Heinz Krügel ricevette un riconoscimento dal calcio tedesco solo dopo la caduta del muro di Berlino, quando era già in pensione e conduceva una vita ritirata in un borgo vicino a Magdeburgo. I suoi tifosi avrebbero voluto dedicargli lo stadio, ma la proposta fu bocciata. Allora racimolarono i fondi necessari per erigere una statua in suo onore, che ora campeggia fuori dallo stadio, con in mano la Coppa delle Coppe. Il vecchio mister mantenne alcuni incarichi onorifici nel club, fino alla sua morte, avvenuta nel 2008 a 87 anni.

Il Magdeburgo, nel frattempo, è scivolato nei bassifondi del calcio tedesco, lontano dalla gloria dei tempi di Heinz Krügel. Non stupisce che oggi i fan del Der Club versino lacrime al ricordo di quelle gesta.

  • Fonti: https://footballpink.net/heinz-krugel-national-hero-and-enemy-of-the-state/