La prima volta di Pelé

7 settembre 1956: in Brasile nasce ufficialmente la più luminosa stella del calcio mondiale. Ha 16 anni scarsi, si chiama Edson Arantes do Nascimento, ma lo chiamano Pelé

Pelé, quando non ancora Pelé, arrivò al Santos nel giugno del 1956. Era nato a Três Corações nello stato di Minas Gerais e si era trasferito a Baurù nello stato di Sao Paulo nel 1943, quando aveva solo tre anni, seguendo il padre Joao Ramos do Nascimento, noto come «Dondinho», che aveva firmato un contratto col Baurù.

Un giorno a Baurù si presentò il tecnico Tim (Elba da Padua detto “Tim”, una leggenda del calcio brasiliano) che allora allenava il Bangu: si era sparsa la voce che un talento precocissimo stava facendo sfracelli nelle giovanili. Tim era deciso portare con sé a Rio de Janeiro il giovane Pelè, ma la madre si oppose e non se ne fece nulla. Chi invece riuscì a portarlo via fu Waldemar de Brito, uno dei migliori giocatori paulisti degli anni Venti e Trenta ma che non ebbe successo come allenatore, chein quel periodo lavorava per il Santos come talent scout. Il padre di Pelè si fidava di lui e questa volta Waldemar riuscì a convincere anche la madre.

Quando arrivò al Santos, nessuno lo chiamava ancora Pelè, ma per tutti era Gasolina. Loro, le famose star Jair da Rosa Pinto, Zito, Hélvio, Ramiro, Formiga, quando avevano bisogno di sigarette o bibite mandavano sempre lui, Gasolina.

Dopo aver esonerato il 5 giugno l’allenatore italiano Giuseppe Ottina e ingaggiato Luis Alonso Perez, detto «Lula», che si era messo in luce alla Portuguesa, la squadra aveva conquistato con pieno merito il campionato paulista 1956. Era sicuramente una formazione di alto livello con Helvio, Alvaro, Tite, Vasconcelos, Zito e Formiga in nazionale e nella «Selezione paulista» e con Del Vecchio (che sarebbe entrato in nazionale l’anno successivo in occasione del Sudamericano 1956 a Montevideo) capocannoniere del campionato paulista con 23 gol segnati e con lo stesso allenatore «Lula» scelto insieme a Aimoré Moreira (Palmeiras) per guidare la seleçao paulista.

Nel 1956 il Santos si rinforzò ulteriormente per difendere il titolo paulista (che riconfermò con autorità) acquistando dal Palmeiras un campione come Jair da Rosa Pinto, uno dei più grandi giocatori brasiliani di tutti i tempi. I bianchi di Lula erano ora una delle squadre più forti del Brasile, insieme al Corinthians di San Paolo guidato da Osvaldo Brandão e alle carioca Flamengo di Fleitas Solich e Vasco de Gama di Martim Francisco.

Ma passiamo al 7 settembre 1956, festa nazionale dei brasiliani (si celebra l’anniversario della proclamazione dell’indipendenza, avvenuta il 7-9-1822). Quel giorno in tutto il vasto paese si disputano partite di calcio amichevoli per commemorare l’evento. E come vuole la lodevole tradizione brasiliana ancora in vigore («meglio una partita di calcio che noiose cerimonie»), le partite sono tutte a ingresso gratuito…

Per l’occasione la Prefettura di Sao André, città dello Stato di San Paolo, ha organizzato un evento davvero eccezionale: si celebrerà l’anniversario con la partecipazione del Santos che nel modesto stadio di casa sfiderà la squadra locale denominata pomposamente «Corinthians Futebol Clube» (naturalmente «de Sao André»).

Il presidente Atié Couri (primatista con venticinque anni di presidenza, dal 1945 al 1970 alla guida del Santos), ex portiere santista degli anni Venti, ha assicurato che il suo club schiererà tutti i nazionali e che solo nel secondo tempo, in mezzo a tanti campioni, farà debuttare in prima squadra un ragazzino soprannominato «Gasolina», che così potrà esordire più tranquillamente lontano dal severo pubblico di casa.

Prima dell’inizio della partita (ci sono 20.000 spettatori sugli spalti) un diligente funzionario della “Liga de Sao André”, Nelson Cerchiari, si reca negli spogliatoi delle due squadre per verificare le formazioni. Dovrà infatti compilare e consegnare alla “Liga” una “sumula” del gioco, ovvero il tabellino con formazioni, risultato, marcatori.

Il Santos 1956. In alto da sx: Ivan, Ramiro, Manga, Urubatão, Álvaro e Hélvio.  In basso da sx: Alfredinho, Jair da Rosa Pinto, Pagão, Vasconcelos e Pepe

Le squadre entrano in campo alle 15, l’arbitro è il signor Abilio Ramos che fischia subito l’avvio del gioco. Il Santos schiera: Manga; Helvio, Ivan; Ramiro, Urubatão, Zito; Alfredinho, Alvaro, Del Vecchio, Jair, Tite. Il Corinthians Sao André risponde con: Antoninho; Bugre, Chicao; Mendes, Zito (omonimo del santista), Tonico; Wilmar, Chica, Teleco, Rubens, Doré.

In panchina per il Santos ci sono, insieme all’allenatore Lula: Cassio, Fioti, Feijò, Raimundinho e Pelè, che tiene il secchio delle bevande. In panchina per il Corinthians Sao André ci sono, insieme all’allenatore Santos: Mario, Dati, Odilio e il portiere di riserva Zaluar.

Al termine del primo tempo il Santos conduce nettamente per 4-0 con le reti di Alfredinho, Del Vecchio, Alvaro. Nella ripresa, girandola di sostituzioni: il Corinthians schiera Mario, Dati e Odilio e sostituisce il portiere Antoninho, che dopo aver subito quattro gol non vuole più giocare, con il suo vice Josè Zaluar. Quest’ultimo, nato a Proprià (Sergipe) il 16 marzo 1926, ha già superato i trent’anni, ha qualche chilo di troppo e sta per chiudere la sua carriera (questa infatti sarà la sua ultima partita ufficiale), una carriera onorevole che lo ha visto vincere il campionato bahiano nel 1949 con la maglia del Bahia e vestire per 12 volte quella della selezione dello Stato di Sergipe.

Zaluar, entrando in campo nella ripresa, non sa che sta per incrociare il suo destino con quello di colui che diventerà presto «O rey» del calcio e che, proprio per questo, anche il suo nome, destinato all’oblio, resterà invece nella storia del calcio: sarà infatti lui il primo portiere a subire un gol da Pelé, al suo vero debutto calcistico…

L’allenatore del Santos Lula manda in campo Cassio, Feijò, Raimundinho, Fioti mentre Pelé aspetta ancora al bordo campo. Al quarto d’ora della ripresa, Del Vecchio realizza una rete spettacolare sotto gli occhi del pubblico entusiasta e Lula ne approfitta per comunicare, con la giusta diplomazia (indispensabile con il focoso Manuel…), al bomber che vuole dare una chance al giovane di colore. Restano trenta minuti alla fine della partita e Pelé entra in campo al posto di Del Vecchio.

Quando mancano solo undici minuti al fischio finale, un lancio millimetrico di Jair trova Pelè al limite dell’area avversaria. «Gasolina», che sta diventando, e per sempre, Pelé, dribbla i difensori rivali, si invola e infila la palla tra le gambe di Zaluar: è il primo gol di una serie che diventerà interminabile…

Ancora qualche azione: Wilmar segna il gol della bandiera per la squadra di casa mentre a un minuto dalla fine Jair trasforma su punizione il settimo gol: Santos batte Corinthians Sao André 7-1. Nelson Cerchiari termina di compilare la «sumula» e corre a consegnarla alla «Liga» e, ancora inconsapevolmente, alla storia del calcio.

La «sumula» della prima partita di Pelé

Il vecchio stadio Américo Guazelli, dove si sono scritte pagine memorabili del calcio, è stato abbattuto nel 1984 e al suo posto sono sorti il parco acquatico del club e due campi minori. Accanto a questi, c’è una struttura con spogliatoi, servizi igienici e una mensa. Ma nessun segno ricorda la gloria passata di quel luogo, dove meriterebbe esserci almeno una lapide o magari una statua.

Zaluar, che ha fatto la storia del calcio brasiliano come «goleiro n. 1» (mentre per esempio Norberto Andrada del Vasco de Gama, a cui Pelè segnò il suo millesimo gol il 19 novembre 1969, è diventato per tutti «goleiro n. 1000»), dopo aver smesso di giocare visse a Sao André fino alla sua scomparsa nel 1995.

Per i suoi meriti sportivi, il Comune di Sao André gli affidò il ruolo di «fiscal de feira», una specie di vigile addetto al controllo delle bancarelle della città e che gli dava l’occasione, lavorando in mezzo alla gente, di raccontare spesso e volentieri la sua «avventura» del 1956. Questa una sua dichiarazione:

«Io avrei potuto fermare quel pallone. Ricordo ancora tutto come se fosse oggi perché da allora ho ripetuto l’episodio migliaia di volte. Jair fece un lancio lunghissimo. Io vidi arrivare il pallone, dovevo uscire, invece urlai a Mario e Chicao di fermare quel giovane che si stava impossessando della palla. Mario fu saltato con una finta secca e cadde a terra. Chicao, forse arrabbiato per la figuraccia di Mario, cercò di stendere il ragazzo che entrava in area con la palla, ma questi riuscì a evitarlo e si trovò davanti a me. Un attimo e la palla finì in rete passandomi tra le gambe: era il sesto gol del Santos. Io ero molto triste e deluso per la beffa. In quel momento decisi di chiudere la carriera (e dovevo ancora subire un gol da Jair su una parabola imprendibile proprio alla fine della partita…). Pelé, dopo il gol, rimase fermo, stupito di quello che aveva fatto mentre la gente lo applaudiva e i suoi compagni non lo degnavano di uno sguardo. Io ero tristissimo, mi sentivo preso in giro… Invece poi, quando Pelé diventò famoso, fui sempre più orgoglioso di averlo io stesso battezzato alla sua prima partita e al suo primo gol. Lui è diventato celebre, ma anche io rimarrò nella storia del calcio…».