Quando i sudamericani vennero “bannati” dal Mondiale

Le nazionali di Argentina e Uruguay si sentirono letteralmente defraudate durante i Mondiali inglesi del 1966. Non per niente ancora oggi per loro quell’edizione viene ricordata come “El robo del siglo”, il furto del secolo.

Il campionato del mondo del 1966 è stato il primo (e finora unico) ad essersi disputato nella terra del football, in Inghilterra. È stato il primo (e anche qui, solo) mondiale vinto dagli inglesi, è stato il primo mondiale a cui ha partecipato il Portogallo, presentandosi tra l’altro con una super squadra basata sull’eccellente Benfica che si sarebbe imposto in quegli anni nella scena europea. È stato anche il primo mondiale a cui ha partecipato la Corea del Nord ed è stato anche il mondiale del famosissimo gol-non gol di Hurst nella finale Inghilterra-Germania.

I sudamericani però, soprattutto argentini ed uruguaiani, si sono sentiti derubati da quel mondiale. Per questo, per loro, il mondiale del 1966 resterà per sempre “El robo del siglo”, il furto del secolo.

Argentina e Uruguay sono due delle quattro nazionali sudamericane che prendono parte alla spedizione inglese. Le altre due sono il Brasile (ovviamente) ed il Cile. I brasiliani campioni in carica vengono inseriti nel gruppo C, è la squadra di Garrincha e Pelè, che insieme giocheranno però un’unica gara (la loro ultima), quella contro la Bulgaria. Questi due nomi bastano a mettere paura agli avversari. O Rey però è martoriato dalle entrate dure e fallose (ma non per l’arbitro) sia dei bulgari che dei portoghesi ed è costretto ad abbandonare in anticipo il terreno di gioco. Il Brasile arriverà terzo nel girone e abdicherà subito il trono mondiale. Vero che i verdeoro non avevano degni rincalzi di giocatori come Didì, Vavà e Zagallo, ma gli arbitraggi (tra l’altro esclusivamente tedesco e inglese) non li hanno certamente aiutati.

Il Cile invece è nel girone contro l’Italia. Gli azzurri si vendicano della battaglia di Santiago di quattro anni prima, ma entrambe le squadre non riusciranno ad accedere al turno successivo. A passare il girone saranno i sovietici e i sorprendenti nordcoreani.

Brasile-Bulgaria: la gioia di Pelè dopo il gol. Per il resto dell’incontro sarà martoriato dai difensori bulgari.

Argentina e Uruguay riescono invece senza troppi problemi a qualificarsi ai quarti di finale. Gli uruguagi pareggiano contro Inghilterra e Messico e battono 2-1 la Francia. Gli argentini invece arrivano secondi dietro la Germania solo per via della maggiore differenza reti che favorisce i tedeschi. Ai quarti sarà quindi Germania-Uruguay e Inghilterra-Argentina.

L’Uruguay è impostato sul nucleo del Penarol campione di Libertadores, una super squadra che alla fine di quello stesso anno diventerà campione del mondo battendo 2-0 il Real Madrid sia all’andata a Montevideo che al ritorno al Bernabeu. Una delle punte di diamante della formazione di Montevideo è Pedro Rocha, centrocampista offensivo, sicuramente uno dei più forti giocatori di quella celeste.

Nei quarti contro la Germania, gli uruguagi partono fortissimo: il portiere tedesco Tilkowski toglie dall’incrocio un fantastico tiro di Cortes, poco dopo, da calcio d’angolo, Rocha stacca in cielo dal dischetto dell’area di rigore. La sfera è destinata all’incrocio, se non fosse per Schnellinger, terzino del Milan, che con la mano salva sulla linea. Sarebbe rigore, ma l’arbitro, l’inglese Finney, lascia inspiegabilmente proseguire.

Si riprende a giocare e subito dopo i tedeschi passano con un fortunoso tiro di Haller, deviato, che spiazza Mazurkiewicz (sarà eletto miglior portiere ai mondiali del 1970). Gli uruguayani perdono la testa e nel giro di cinque minuti (tra il 49’ e il 54’) sono espulsi prima il capitano Troche poi il centravanti Silva. Resistono fino a 20 minuti dalla fine, dopodiché i tedeschi dilagano: finirà 4-0.

La polizia inglese scorta l’uruguaiano Silva fuori dal campo dopo la contestata espulsione.

Esito uguale ma questione diversa per quanto riguarda l’Argentina. Si gioca a Wembley e la partita è molto dura. Dopo mezz’ora sono già quattro i giocatori dell’albiceleste ammoniti, mentre nessuno degli inglesi, nonostante Nobby Stiles non si esimi di certo dal rispondere per le rime. A metà del primo tempo avviene la svolta. Antonio Rattin, lungagnone di 190 cm che gioca centrocampista centrale nel Boca Juniors, viene misteriosamente espulso.

Rattin è il capitano e mostra ripetutamente all’arbitro tedesco Kreitlein la fascia. Rattin sta parlando e protestando con l’arbitro da poco dopo il calcio di inizio, ma dopo l’espulsione continua a mostrare all’arbitro la fascia per far intendere di voler parlare con lui. I due però non hanno un solo vocabolo in comune e Rattin chiede addirittura un interprete. Passano otto minuti, fino a che il capitano argentino abbandona il terreno di gioco facendo tre quarti di giro del campo e passando accanto agli spettatori inglesi. Alla fine si siederà sul tappeto rosso riservato ai membri della casa reale inglese.

Antonio Rattin. Le sue origini sono trentine: entrambi i genitori provenivano da Canal San Bovo

Il Ct inglese Alf Ramsey e il resto dei sudditi di sua maestà non ci andrà leggero, definendo i sudamericani come “animali”. La gara resta bloccata sullo 0-0 fino al 78’, quando Hurst segnerà il gol decisivo che consentirà all’Inghilterra il passaggio del turno. Rattin confesserà in seguito che se fosse successa una cosa simile in Argentina non sarebbe probabilmente uscito vivo da quello stadio.

L’espulsione però resta misteriosa, pare che l’arbitro tedesco abbia espulso Rattin perché non gradisse l’espressione della sua faccia. Si potrebbe forse dire che questa è la prima goccia della rivalità che crescerà sempre più tra Inghilterra e Argentina.

Il giorno dopo la gara i giornali argentini definiscono la vicenda come “El robo del siglo”, mentre anche i giornali francesi e spagnoli dell’epoca parlarono di “scandalo a Wembley”.
Suscitò ira soprattutto il fatto che un tedesco arbitrò l’Inghilterra e un inglese la Germania, quasi volessero farsi favori per eliminare le due compagini sudamericane, che continuano a considerare quel mondiale del 1966 come il furto del secolo.