Top Players al Mondiale 1982

Non si può resistere alla tentazione di creare la formazione degli «All Stars» e anche noi ci siamo lasciati tentare, pur sapendo che si tratta di un esercizio molto soggettivo. Abbiamo scelto il mitico Mondiale spagnolo del 1982, coronato dalla grande vittoria dell’Italia di Enzo Bearzot. Prima però vogliamo chiarire alcuni criteri che abbiamo seguito per le nostre scelte:

  • Abbiamo valutato non tanto la classe e il valore assoluto dei giocatori, quanto il loro rendimento effettivo nel torneo mondiale;
  • Abbiamo preferito quei calciatori che hanno fatto parte di squadre che sono arrivate più lontano nel mondiale, perché così abbiamo potuto giudicarli su un numero maggiore di partite e quindi con maggiore affidabilità;
  • La suddivisione dei ruoli è solo indicativa; per esempio, Boniek è stato inserito tra gli attaccanti interni anche se ha giocato spesso da centravanti puro, dopo che la Polonia ha perso le sue punte centrali più forti. Così come Zico, che non ha avuto una posizione fissa in campo, da quando Santana ha spostato Falcao sull’ala destra. Allo stesso modo, il confine tra centrocampisti e interni di centrocampo è molto elastico e non rigido.
  • Abbiamo cercato di rispettare i numeri di maglia e la terminologia dei ruoli che venivano seguiti all’epoca

1 – PORTIERI

Al Mundial 1982 la maggior parte degli osservatori rimane conquistata da Rinat Dasaev, il lunghissimo ed elegante portiere dello Spartak Mosca e della Nazionale sovietica, allora appena venticinquenne, scatto felino, imbattibile sui palloni alti e tutt’altro che sprovveduto anche nel gioco a terra.

Ma, in una valutazione complessiva, siamo ovviamente per il nostro inimitabile Dino Zoff, quarant’anni suonati e un Mundial da mettere in cornice, una partecipazione fondamentale al successo sul piano tecnico e anche morale. Zoff gioca sette partite contro le cinque di Dasaev e anche questo conta. Contro Argentina e Brasile, super-Dino fa autenticamente il fenomeno. Nessun dubbio, comunque, per i primi due posti.

Poi si entra nel soggettivo. Sono sicuramente falliti due attesi protagonisti: Arconada, che gli spagnoli giudicavano il migliore del mondo e che è stato alla base della clamorosa eliminazione della squadra di casa; e Ubaldo Fillol, la brutta copia dell’imbattibile acrobata del 1978. AI terzo posto votiamo Pfaff, artefice del successo belga sull’Argentina: il suo successivo infortunio (ma c’è chi parla di epurazione) ha trasformato in colabrodo una difesa che con lui fra i pali era apparsa insuperabile. Molto regolare anche se non svettante il polacco Mlynarczyk, che era preceduto da incerta fama. E nel gruppo delle novità assolute, citazione d’obbligo per il flessuoso N’Kono, il ghepardo del Camerun, più che altro portato all’acrobazia istintiva che alla scientifica gestione del ruolo.

2 – TERZINI DESTRI

Non si tratta di nazionalismo, se continuiamo a preferire un italiano, l’inestimabile Claudio Gentile. A testimoniarne le qualità, la straordinaria serie di avversari neutralizzati: Maradona, Zico, Littbarski, Smolarek. È stato il difensore più implacabile del Mondiale, anche se il suo contrasto con Maradona è stato sfruttato per ridurlo a un rude calciatore: il tempo ha smentito il severo giudizio.

Molto bravo il ventenne francese Manuel Amoros, del Monaco, grinta da vendere e un bellissimo tiro da fuori. Per il belga Gerets vale quanto detto per Pfaff: finché c’è stato lui, il Belgio è sembrato un’altra squadra. Poi, non c’è molto da entusiasmarsi: abbiamo scelto il veterano scozzese McGrain del Celtic e lo spagnolo Camacho, uno dei pochi a emergere tra le disastrose truppe di Santamaria.

3 – TERZINI SINISTRI

Qualche disattenzione, dovuta a eccesso di confidenza, non sembra sufficiente per togliere la palma al brasiliano Junior, o se preferite Leovigildo Lins Gama, all’epoca 28 anni, asso del Flamengo. Giocatore universale, impastato di classe pura, degno erede del grande Nilton Santos.

Buon secondo, Antonio Cabrini, che ha dato un seguito esaltante al suo Mondiale-rivelazione di Baires. Cabrini è stato forse l’azzurro più fresco e potente, sul piano atletico. Bearzot gli ha assegnato diversi compiti tattici, tutti assolti al meglio, a dimostrazione di una maturità ormai perfettamente raggiunta. Molto bravo anche l’atletico francese Bossis, mentre per completare il quintetto ricordiamo il peruviano Olaechea, molto forte in propulsione sulla fascia sinistra e il ferrigno Demianenko, dell’URSS.

4 – CENTROCAMPISTI CENTRALI (MEDIANI)

In Spagna si è visto un Falcao immenso, forse il giocatore numero uno in assoluto di quel mondiale (anche se i sei gol di Rossi inducono alla meditazione…). Inserito nel Brasile per la squalifica di Cerezo, si è mostrato così fondamentale che Telé Santana per conservarlo in squadra ha mutato schema alla formazione più tradizionalista e superba del mondo. Dicono i maligni che Falcao aveva usato gli ultimi mesi del campionato italiano per… allenarsi: in effetti, così grande, deciso e determinante non si era visto mai, nella Roma.

Poi, Tigana, elegantissimo stantuffo della Francia, un giocatore che possiede la rara arte di unire la qualità alla quantità. Il potentissimo e futuro veronese Briegel (che però Conti ha umiliato), l’inglese Robson, incontenibile nella prima fase e un altro raffinato atleta di colore, l’honduregno Gilberto, completano il quintetto.

5 – DIFENSORI CENTRALI (STOPPER)

Collovati ha fatto un Mondiale straordinario, neutralizzando ogni avversario che gli si parava davanti e mostrando anche una marcatura insolita su Bertoni. Ma il russo Baltacha, ventitreenne, freddo, duro, ma non scorretto, implacabile e sempre pronto a dare il giusto appoggio, è sembrato il migliore nel suo ruolo.

Al suo livello un altro biondino inflessibile, Karlheinz Förster, della Germania finalista. Ha alzato le braccia di fronte alla fuga di Rossi, dopo averlo tenuto a bada con una marcatura serrata. Ma da Pablito si può essere battuti senza vergogna… Il brasiliano Oscar, che mettiamo al quarto posto, lo sa bene. Avremmo voluto vederlo più a lungo Stojkovic, lo stopper agile della Jugoslavia, ingiustamente travolto dal crollo della squadra di Miljanic.

6 – DIFENSORI CENTRALI (LIBERI)

Scelta difficilissima, perché molti e bravi e famosi sono stati gli interpreti del ruolo. Il nostro Scirea, ad esempio, non ha sbagliato una mossa: ha diretto la difesa con grinta persino insospettata, ha ribadito tutta la sua eleganza di palleggio e di disimpegno e, insieme, l’impagabile freddezza nei momenti delicati.

Il tedesco Stielike è stato un autentico colosso, battendosi in ogni zona del campo, l’ultimo ad arrendersi, il primo a contestare apertamente certe suicide decisioni del suo tecnico. Il gigantesco Costly, alfiere dell’Honduras, ha talmente impressionato Krol da esserne definito il libero numero uno del Mundial. E Onana, del Camerun, un tipo che nella vita fa la guardia carceraria, ha mirabilmente saldato una delle difese più forti in assoluto.

Alla fine, offriamo la palma a Passarella per la sua inarrivabile carica di combattente, per l’ardore che lo porta in attacco a saltare più in alto di tutti, a cercare ( e trovare…) il gol, oltre che ad onorare gli impegni strettamente specifici.

7 – ESTERNI DESTRI

Giù il cappello davanti a Bruno Conti, folletto imprendibile, fantasista magistrale e instancabile porgitore di palloni. Pelé in Spagna lo aveva visto più grande di tutti e Pelé, se permettete, se ne intendeva.

Commovente l’anziano Gregorz Lato, al suo terzo mondiale, inesauribile in ogni zona del campo, dotato di un senso tattico formidabile. Poi un altro peso piuma di grandissimo o talento, il tedesco Littbarski; lo scozzese Strachan, rosso di pelo e infaticabile macinatore di gioco. Un posto anche a Bertoni, che contro Ungheria ed El Salvador ha salvato l’Argentina da un’eliminazione ancora più rapida.

8 – INTERNI DI CENTROCAMPO

La grande rivelazione del ruolo è stato il piccolissimo francese Alain Giresse, del Girondins Bordeaux, trent’anni all’epoca. Ha cucito tutto il gioco della Francia e ha trovato il tempo per ritagliarsi quattro gol personali: se non basta…

Commovente Ardiles, cui la cura europea ha giovato, nel senso di aver unito concretezza e grinta inglesi al talento argentino. E che dire del nostro Marco Tardelli, due gol decisivi e una attività a tuttocampo formidabile? Il Belgio ha trovato nello sfortunato Coeck, in un raro periodo senza infortuni, l’ideale erede di Van Moer. E un posto occorrere riservarlo anche a Socrates, giocatore che rifugge dalle classificazioni rigide, ma che è stato il profeta delle più valide fasi tecniche del Brasile.

9 – CENTRAVANTI

In un periodo storico, i primi anni ottanta, attanagliato da una vistosa crisi di ruolo, un nome solo si impone, quello, ovvio, di Paolo Rossi, il «Pichichi» del Mundial 82, il primo italiano a salire sul tetto dei cannonieri in un campionato del mondo (lo avrebbe seguito Schillaci nel 1990). Rossi aveva cominciato sulle ginocchia, poi ha progressivamente travolto gli argini, sei gol nelle ultime tre partite, tre al Brasile, due alla Polonia, uno (il primo…) alla Germania in finale. Una rivincita morale prima che tecnica, l’imperiosa ricomparsa di uno dei rari fuoriclasse del calcio d’oggi.

Alle sue spalle, il vuoto. È fallito Serginho, ha deluso Diaz, poco si sono visti Lacombe e Hrubesch. Giusto per far numero, citiamo l’inglese Mariner, l’irlandese Armstrong, un grezzo ma concreto goleador, il fantasista camerunese Roger Milla, il tedesco Fischer.

10 – TREQUARTISTI

Era il ruolo delle «stelle». Poi, le cose sono andate un po’ diversamente dal previsto. Boniek ha fatto spesso e volentieri il centravanti, Zico la punta esterna, Maradona l’attaccante puro per una cervellotica e suicida idea di Menotti. Platini, nell’abbondanza di centrocampisti francesi (Tigana, Giresse, Genghini) è stato a sua volta avanzato oltre le naturali propensioni (e gli infortuni l’hanno spesso bloccato). Così la classifica si basa più sulle sensazioni che su dati obiettivi.

Il Boniek visto contro il Belgio (ma non più confermatosi, a quei livelli) non tollera confronti e su quella base gli assegniamo il primo posto; Zico è stato saltuario ma formidabile in zona tiro; Platini ha dispensato rari ma intensi momenti di genio calcistico. Maradona ha deluso facendo intravedere la sua illimitata classe solo contro l’Ungheria e nel secondo tempo col Brasile (quando ha giocato nel suo ruolo). Poi c’è Antognoni, anche se forse gli è mancato un contributo più sostanzioso in zona-gol. Anche se l’unico (bellissimo, contro il Brasile) che aveva segnato, gliel’hanno ingiustamente annullato…

11 – ALI SINISTRE

Rummenigge ha giocato perseguitato da un grave infortunio. Ma questo non gli ha impedito di fare cinque gol, che gli fanno guadagnare il nostro rispetto. Ma non il primo posto, che spetta a Eder, che si è spento alla fine, ma è stato fantastico in almeno tre partite.

Poi, il polacco Smolarek, molto aggressivo, e una bella scoperta, l’algerino Madijer. Blokhin era partito bene, ma ha finito in crisi, anche con i compagni. Il suo quinto posto è per la stima e… per la mancanza di altri candidati.

LE NOSTRE CLASSIFICHE DI RENDIMENTO AL MUNDIAL 1982

1 – PORTIERI
Zoff (Italia)
Dasaev (Urss)
Pfaff (Belgio)
Mlynarczyk (Polonia)
N’Kono (Camerun)
2 – TERZINI DESTRI
Gentile (Italia)
Amoros (Francia)
Gerets (Belgio)
Mc Grain (Scozia)
Camacho (Spagna)
3 – TERZINI SINISTRI
Junior (Brasile)
Cabrini (Italia)
Bossis (Francia)
Olaechea (Perù)
Demianenko (Urss)
4 – CENTROCAMPISTI CENTRALI (MEDIANI)
Falcao (Brasile)
Tigana (Francia)
Briegel (Germania)
Robson (Inghilterra)
Gilberto (Honduras)
5 – DIFENSORI CENTRALI (STOPPER)
Baltacha (Urss)
Collovati (Italia)
K. H. Foerster (Germania)
Oscar (Brasile)
Stojkovic (Jugoslavia)
6 – DIFENSORI CENTRALI (LIBERO)
Passerella (Argentina)
Scirea (Italia)
Stielike (Germania)
Costly (Honduras)
Onana (Camerun)
7 – ESTERNI DESTRI
Conti (Italia)
Lato (Polonia)
Littbarski (Germania)
Strachan (Scozia)
Bertoni (Argentina)
8 – INTERNI DI CENTROCAMPO
Giresse (Francia)
Ardiles (Argentina)
Tardelli (Italia)
Coeck (Belgio)
Socrates (Brasile)
9 – CENTRAVANTI
Rossi (Italia)
Mariner (Inghilterra)
Armstrong (Irlanda N.)
Milla (Camerun)
Fischer (Germania)
10 – TREQUARTISTI
Boniek (Polonia)
Zico (Brasile)
Platini (Francia)
Maradona (Argentina)
Antognoni (Italia)
11 – ESTERNI SINISTRI
Eder (Brasile)
Rummenigge (Germania)
Smolarek (Polonia)
Madijer (Algeria)
Blokhin (Urss)