Tutte le curiosità del primo Mondiale di calcio – Uruguay 1930

Ecco una raccolta di curiosità e amenità varie sul primo Mondiale di calcio della storia

  • Il governo uruguaiano decretò il giorno successivo la finale, 31 luglio, Festa Nazionale.
  • In Argentina ci furono proteste davanti all’Ambasciata dell’Uruguay e la polizia fu costretta a sparare sui manifestanti.
  • La prima Coppa del Mondo fu considerata un successo finanziario. I profitti stimati furono di 225mila dollari uruguaiani. Alle 18 partite assistettero in tutto 434 mila tifosi, un quarto della popolazione del piccolo stato sudamericano.
  • I seguenti giocatori uruguaiani fecero parte della squadra vincitrice ai giochi olimpici del 1924 a Parigi: Jose Andrade, Pedro Cea, Jose Nasazzi, Pedro Petrone, Zoilo Saldombide, Hector Scarone e Santos Urdinaran.
  • Questi invece quelli presenti alle Olimpiadi di Amsterdam del 1928: Jose Andrade, Pedro Cea, José Nasazzi, Pedro Petrone, Hector Scarone, Santos Urdinaran, Peregrino Anselmo, Hector Castro, Lorenzo Fernandez, Alvaro Gestido, Angel Melogno e Domingo Tejara.
  • Gli argentini medaglia d’argento ad Amsterdam 1928 che raggiunsero anche la finale di Montevideo furono Angel Bossio, Fernando Paternoster, Juan Evaristo, Alfredo Zumelzú, Rodolfo Orlandini, Natalio Perinetti, Manuel Ferreira, Roberto Cherro e Luis Monti.
  • Il selezionatore dell’Uruguay Alberto Horacio Suppici (20 Novembre 1898 – 21 giugno 1981), conosciuto come “El Professor” è tuttora il più giovane allenatore vincitore di un Mondiale (31 anni). Gli storici hanno messo in dubbio il suo ruolo reale nella gestione della squadra. Si ritiene fosse più un preparatore fisico piuttosto che uno stratega, con una Commissione Tecnica ed alcuni giocatori (guidati da José Nasazzi) che si occupavano della tattica.
  • Di seguito, alcuni appunti lasciati dall’arbitro belga Langenus fanno luce su alcuni episodi controversi.
    Tra la semifinale e la finale aveva visitato Buenos Aires. Solo il giorno prima della finale seppe che avrebbe arbitrato l’incontro. La partenza della nave per il ritorno in Europa era prevista per le ore 15 del giorno della finale (che iniziava alle ore 14). L’arbitro convinse la società di navigazione a ritardare la partenza di due ore. Il piano era di lasciare lo stadio subito dopo la partita, in modo da raggiungere il porto. Smentì che la polizia lo avesse aiutato a fuggire dallo stadio. In realtà lui e il suo connazionale, l’assistente Henri Christophe, vennero accompagnati al porto con due auto della polizia per evitare il traffico. Una volta arrivato al porto, non c’era traccia del transatlantico italiano Duilio: la nebbia ne aveva ritardato l’arrivo al mattino seguente.
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José Nasazzi e Milutin Ivkovic ricevono omaggi floreali prima di Uruguay-Jugoslavia 6-1

  • Il trio uruguaiano José Andrade, Lorenzo Fernandez e Alvaro Gestido era chiamato “La Costilla Metallica” (La cortina di ferro).
  • Ci sono state molte speculazioni su Luis Felipe Monti, il mastino dell’Argentina. Per i suoi standard, e in confronto alle precedenti partite del Mondiale, giocò una finale insolitamente tranquilla e sotto ritmo. Pare che prima del match abbia ricevuto minacce di morte per lui e per la sua famiglia, minacce che condizionarono pesantemente il suo rendimento.
  • Il giorno della finale – 30 luglio 1930 – Joan Gamper, lo svizzero fondatore del Barcellona, si suicidò al culmine di un periodo di depressione causata da problemi personali ed economici.
  • Raul Jude, il presidente della Federazione uruguaiana, ricevette il trofeo della Coppa del Mondo da Jules Rimet durante la cena post partita.
  • La maggior parte dei calciatori europei rimase sorpresa dagli standard di arbitraggio sudamericani: le cariche di spalla erano fischiate come fallo mentre i calci sugli stinchi erano tollerati.
  • Dopo l’eliminazione, la Francia giocò un’amichevole contro il Club Nacional de Football Montevideo e vinse 3-2.
  • Il giorno seguente la finale, il 31 luglio, le delegazioni francese, belga e rumena salparono a bordo del transatlantico Duilio per altre due settimane di mare.
  • Sulla via del ritorno, la nave fece scalo in Brasile. La Francia ne approfittò per affrontare la selezione locale in amichevole a Rio de Janeiro il 1 agosto. Il Brasile vinse 3-2 ma la federazione francese non considerò mai la partita come ufficiale, cosa che invece i sudamericani fecero.
  • La Jugoslavia sulla via del ritorno fece scalo in Argentina. Le due nazionali si affrontarono e i biancocelesti (privi dei giocatori protagonisti del Mondiale) vinsero ugualmente 3-1.
  • Anche il Brasile affrontò la Jugoslavia il 10 agosto. Gli slavi questa volta dovettero cedere 4-1. Proprio come i francesi, la Federazione jugoslava non ha mai considerato questa partita come ufficiale.
  • Una settimana dopo, il 17 agosto, Il Brasile ospitò gli USA battendoli per 4-3.
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Dopo un viaggio in mare di 3 settimane, la squadra belga si concede un break sulla spiaggia di Montevideo

  • Sulla via del ritorno, i due portieri belgi Arnold Badjou e Jean De Bie ebbero una scazzottata. Si presentarono poi a tavola pieni di lividi ma alla fine diventarono ottimi amici.
  • L’Argentina giocò le sue cinque partite mondiali con cinque formazioni diverse. Solo José Della Torre partecipò a tutti gli incontri.
  • Il capitano argentino Manuel Ferreira (22 ottobre 1905-29 luglio 1983) era soprannominato “Piloto Olimpico”.
  • Lo jugoslavo Ivan Bek (29 ottobre 1909-2 giugno 1953) giocò per il club francese “Football Club de Sète 34” dal 1928 al 1931. Più tardi divenne cittadino francese e cambiò il suo nome in Yvan Beck, giocando anche per la Nazionale Francese (1935/37).
  • il capitano della Jugoslavia Milutin Ivković (Belgrado, 1º marzo 1906 – Belgrado, 23 maggio 1943) fu un attivista politico. Fece parte del movimento per il boicottaggio delle Olimpiadi naziste del 1936 a Berlino. In seguito all’invasione nazista della Jugoslavia, Ivković si batté in prima linea per combattere il regime fantoccio di Milan Nedić. Avverso al regime e fondatore, tra l’altro, del giornale Mladost (“Gioventù” in serbo), venne arrestato dal regime il 22 maggio 1943 e giustiziato il mattino seguente.
  • Attilio José Demaría (Buenos Aires, 19 marzo 1909 – Haedo, 11 novembre 1990) giocò con l’Ambrosiana-Inter dal 1931 al 1936. Naturalizzato italiano, divenne campione del Mondo con la Nazionale azzurra nel 1934.
  • Gli argentini Juan (20 giugno 1902-5 maggio 1979) e Mario Evaristo (10 dicembre 1908-30 aprile 1993) sono l’unica coppia di fratelli ad aver rappresentato l’Argentina alle finali della Coppa del Mondo. Alcune fonti indicano la data della morte di Juan Evaristo come 8 maggio 1978.
  • il paraguaiano Aurelio Ramón González (Luque, 25 settembre 1905 – 9 luglio 1997) nei primi anni trenta respinse l’offerta milionaria da parte del San Lorenzo de Almagro per combattere nel suo paese dilaniato dalla guerra del Chaco contro la Bolivia. Allenò il Paraguay ai Mondiali del 1958.
  • Il portiere jugoslavo Milovan Jakšić (Kolašin, 21 settembre 1909 – Alessandria d’Egitto, 25 dicembre 1953), conosciuto come “El Gran Milovan”, dopo la seconda guerra mondiale fu uno dei fondatori della Stella Rossa di Belgrado.
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L’imponente arbitro belga Langenus

  • Il portiere belga Arnold Badjou (26 giugno 1909, 17 settembre 1994) fu l’ultimo sopravvissuto della spedizione belga. Al tempo era il più giovane e di professione faceva l’elettricista. Dovette prendere in prestito 500 franchi belgi dal suo club, il Daring Club de Bruxelles, per acquistare l’abbigliamento per il viaggio in Uruguay. Raccontò che in seguito 300 franchi belgi gli furono decurtati dallo stipendio del club per compensare il prestito. All’epoca tutti i giocatori belgi erano dilettanti e l’unica volta che riuscì a guadagnare dei soldi con il calcio fu in occasione del Mondiali. Secondo lui, la pessima figura della squadra in Uruguay fu dovuta alla scarsa preparazione fisica e alla mancanza di coesione tra i giocatori.
  • Il capitano messicano Rafael Garza Gutiérrez (13 dicembre 1896-3 luglio 1974) fu il giocatore più anziano ai Mondiali uruguaiani con i suoi 34 anni. Soprannominato “Record”, in seguito guidò la Nazionale messicana.
  • L’arbitro più giovane della prima Coppa del Mondo fu l’uruguaiano Francisco Matteucci (16 maggio 1903 – sconosciuto), 27 anni. L’arbitro più anziano fu il brasiliano Gilberto De Almeida Rego (21 febbraio 1881-21 ottobre 1961), 48 anni.
  • Fu l’unica edizione della Coppa del Mondo conclusa senza pareggi.
  • Nel 1966 il brasiliano Araken Patuska da Silveira (7 luglio 1905- 24 gennaio 1990) in un’intervista a “A Gazeta Esportiva” rivelò che la sua nazionale era divisa in clan. Secondo Araken, i giocatori del Fluminense e del Botafogo erano considerati un gradino sopra rispetto agli altri. Ricevettero una sistemazione migliore sia sul Conte Verde che nell’Hotel Cave Colon di Montevideo, situazione che spezzò l’unità della squadra.
  • Ulises Saucedo (3 marzo 1896 – 21 novembre 1963) si divise in tre ruoli: fu il ct della Bolivia, arbitrò ArgentinaMessico (assegnando 5 rigori) e fece il guardialinee in un altro match.
  • Anche il selezionatore romeno ConstantinCostelRădulescu (5 ottobre 1896-31 dicembre 1981) si adoperò come guardialinee. Rădulescu prese parte alle Olimpiadi invernali 1936 a GarmischPartenkirchen come bobbista. Ottenne il 15º posto nel bob a due e non si classificò nel bob a quattro.
  • Ai mondiali del 1930 non era presente neanche un giornalista europeo. Gran parte delle cronache arrivarono nel nostro continente grazie alle testimonianze dell’arbitro belga Langenus.
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Festeggiamenti post finale. Al centro si riconosce il portiere uruguaiano Enrique Ballesteros

  • James Brown (31 dicembre, 1908 – 9 novembre 1994) fu l’ultimo sopravvissuto della squadra statunitense presente a Montevideo. Scozzese di nascita, partì per gli Stati Uniti nel 1927 per raggiungere il padre. Ottenne la cittadinanza americana un mese prima dell’inizio del Mondiale, dove segnò l’unica rete a stelle e strisce nella semifinale persa contro l’Argentina per 6-1. Per la Coppa del Mondo venne pagato 250 dollari e… un completo nuovo. Nel 1932 riattraversò l’Atlantico e firmò per il Manchester United.
  • Pedro Cea (1 settembre 1900 – 18 settembre 1970) è l’unico giocatore uruguaiano ad aver giocato tutte e tre le finali vinte dalla Celeste nei suoi anni d’oro (Olimpiadi del 1924 e del 1928 e Coppa del Mondo del 1930). Fu il selezionatore della nazionale negli anni quaranta, vincendo la Coppa America del 1942.
  • L’uruguaiano José Leandro Andrade (1 ottobre 1901 – 4 ottobre 1957) era soprannominato la “Maravilla Negra”. Sua madre era argentina, suo padre era un ex schiavo di origine africana fuggito dal Brasile. Morì povero e alcolizzato in un manicomio di Montevideo. Suo nipote Victor Rodriguez Andrade fece parte della Celeste vincitrice della Coppa del Mondo del 1950.
  • Hector Scarone (26 novembre 1898 – 4 aprile 1967) segnò con la Celeste 31 reti in 52 partite: il suo record di segnature resistette fino al 2011 quando Diego Forlan realizzò la sua 32esima rete in Paraguay-Uruguay 1-1. Fu il più anziano in campo nella finale di Montevideo. Da tecnico diresse anche il Real Madrid nella stagione 1951/52.
  • Diversi anni dopo la finale, l’argentino Carlos Peucelle disse che se i Mondiali si fossero svolti a Buenos Aires, i biancocelesti sarebbero sicuramente stati campioni. Svelò per primo le minacce anonime contro Luis Monti (alcune rivolte anche alla madre del calciatore) che non voleva assolutamente partecipare alla finale. I suoi compagni e i dirigenti riuscirono a convincerlo ma per tutta la partita il suo rendimento fu insufficiente. Incolpò anche l’arbitro Langenus di aver favorito i padroni di casa.
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Il team argentino saggia il terreno di gioco prima della finale

  • Mentre Nicolas Huibrecht Hoydonckx (29 dicembre 1900 – 4 febbraio 1985) si trovava in Uruguay con la nazionale belga, suo fratello morì annegato in Belgio.
  • Il belga Bernard Voorhoof (10 maggio 1910-18 febbraio 1974) assieme ai francesi Etienne Mattler (25 dicembre 1905-23 marzo 1986) e Edmond Delfour (1 novembre 1907-21 dicembre 1990) sono gli unici giocatori che hanno partecipato ai primi tre mondiali del 1930, 1934 e 1938). Edmond Delfour fu l’incaricato alla preparazione fisica della squadra francese durante la traversata a bordo del Conte Verde.
  • Il capitano della squadra francese Alexandre Villaplane (Algeri, 12 settembre 1905 – Arcueil, 26 dicembre 1944) chiuse la sua carriera agonistica nel 1935 quando venne arrestato per uno scandalo riguardo corse di cavalli. Con il proseguimento della seconda guerra mondiale e dell’occupazione tedesca della Francia, divenne uno dei leader delle Brigate Nord Africane, un’organizzazione criminale che collaborava con i nazisti attraverso attività di anti-resistenza. Era soprannominato “SS Maometto”. Fu condannato a morte il 1º dicembre 1944 per il suo coinvolgimento diretto in almeno 10 omicidi. Fu fucilato il 26 dicembre dello stesso anno ad Arcueil.
  • Djordje Vujadinovič della Jugoslavia (6 dicembre 1909 – 5 ottobre 1990) si rifiutò di essere pagato per giocare. Era un impiegato della Banca Nazionale Jugoslava e riceveva un ottimo salario. Era soprannominato “Leteci Fudbaler” (il calciatore volante) in quanto fu il solo a raggiungere Montevideo in aereo.
  • Lo slavo Blagoje Marjanovič (3 settembre 1907- 1° ottobre 1984) fu catturato dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale e trasferito in un campo di prigionia. Nel dopoguerra allenò per un breve periodo sia il Torino che il Catania.
  • Branislav Sekulić (Belgrado, 29 ottobre 1906 – Berna, 24 settembre 1968) fu provato duramente dagli accadimenti della seconda guerra mondiale. Due dei suoi figli morirono durante un bombardamento tedesco su Belgrado e in seguito fu fatto prigioniero e inviato in un campo di detenzione in Germania. Un medico lo riconobbe per averlo visto giocare con gli svizzeri del Grasshopper e lo fece fuggire nascosto su un carro merci. Nel dopoguerra allenò anche la nazionale svizzera dal 1958 al 1960.
  • L’argentino Francisco Varallo (5 maggio 1910 – 30 agosto 2010) è stato l’ultimo testimone vivente della prima Coppa del Mondo. Morì all’età di 100 anni, al tempo della finale era il più giovane giocatore in campo.
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