Nel 1981, il calcio inglese affrontava una crisi senza precedenti, finché arrivò un’idea apparentemente semplice ma profondamente influente: l’introduzione dei tre punti per vittoria.
Gli anni ’80 in Inghilterra furono un periodo di contrasti estremi per il calcio. Da un lato, le squadre inglesi dominavano l’Europa: il Liverpool aveva appena vinto la sua terza Coppa dei Campioni, coronando un lustro di supremazia inglese nelle competizioni continentali. Dall’altro, il paese stava attraversando una profonda crisi economica e sociale.
L’era Thatcher aveva portato con sé una dura recessione, con tassi di disoccupazione alle stelle e intere città industriali ridotte a spettri del loro passato glorioso. Questa situazione si rifletteva inevitabilmente sugli stadi, sempre più vuoti e teatro di crescenti episodi di violenza. La cultura hooligan, che si era radicata nel decennio precedente, stava raggiungendo il suo apice, trasformando gli anni ’80 nel periodo più infame della storia del calcio inglese.
Nonostante il successo internazionale e la presenza di stelle del calibro di Kevin Keegan, Kenny Dalglish e Ian Rush, il calcio inglese si trovava a un bivio. Era necessario un cambiamento radicale per riportare i tifosi negli stadi e ridare lustro al campionato nazionale. In questo contesto di crisi e opportunità emerse la figura di un visionario: Jimmy Hill.
Il rivoluzionario del calcio inglese
Jimmy Hill non era certo nuovo alle innovazioni nel mondo del calcio. Ex giocatore del Fulham, aveva già lasciato il segno come presidente del sindacato dei calciatori, battendosi per l’abolizione del tetto salariale di 20 sterline settimanali. Ma fu come presidente del Coventry City che Hill dimostrò appieno il suo spirito pionieristico.
Sotto la sua guida, il modesto club del Coventry divenne un laboratorio di idee innovative. Hill introdusse i programmi di partita settimanali con interviste a giocatori e allenatori, organizzò eventi pre-partita per coinvolgere i tifosi e, con una mossa che anticipava di decenni il rapporto Taylor, trasformò lo stadio del Coventry nel primo impianto con soli posti a sedere in Inghilterra.
Ma Hill non si fermò qui. Comprendendo il potere dei media, divenne una vera e propria star televisiva, lanciando il popolare programma “Match of the Day” sulla BBC, che avrebbe condotto per tre decenni. Era chiaro che Hill aveva una visione del calcio che andava ben oltre i 90 minuti in campo.
La proposta indecente: tre punti per la vittoria
Nel 1981, di fronte a un calcio inglese in crisi di spettatori e spettacolo, Hill lanciò la sua proposta più audace: assegnare tre punti per la vittoria invece dei tradizionali due. L’idea, nella sua semplicità, era rivoluzionaria.
Da oltre un secolo, il sistema di punteggio nel calcio era rimasto immutato: due punti per la vittoria, uno per il pareggio, zero per la sconfitta. Questa divisione salomonica tra vincitori, vinti e pareggianti non era mai stata messa in discussione. Hill sosteneva che aumentare il divario tra vittoria e pareggio avrebbe spinto le squadre a un gioco più offensivo e spettacolare, riportando così i tifosi negli stadi.
La proposta di Hill scatenò un acceso dibattito. Il calcio inglese, tradizionalmente conservatore, si trovava di fronte a una decisione che avrebbe potuto cambiare il volto del gioco. Le resistenze erano forti, ma Hill sfruttò abilmente la sua influenza mediatica per promuovere la sua idea.
L’adozione e la diffusione del nuovo sistema
Dopo mesi di discussioni, nel 1981 la Football Association decise di rompere con la tradizione e approvare il nuovo regolamento. L’Inghilterra diventava così il primo paese al mondo ad adottare il sistema dei tre punti per vittoria.
La diffusione di questa novità nel resto del mondo fu inizialmente lenta. Molti paesi non sentivano l’urgenza di un cambiamento, non avendo gli stessi problemi di calo di pubblico dell’Inghilterra. Nel 1982, Israele fu il primo paese a seguire l’esempio inglese, ma fino al 1994 solo pochi altri paesi, principalmente in Scandinavia e nel resto delle isole britanniche, avevano adottato il nuovo sistema.
La svolta definitiva arrivò con i Mondiali del 1994 negli Stati Uniti. Preoccupata che il pubblico americano potesse non apprezzare la sottile differenza tra vittoria e pareggio, la FIFA decise di introdurre i tre punti per vittoria nella competizione. Sebbene l’impatto pratico sul torneo fosse minimo, questa mossa segnò un punto di non ritorno. L’anno successivo, il nuovo sistema di punteggio fu inserito ufficialmente nelle “Leggi del Gioco” e adottato obbligatoriamente da tutti i paesi.
L’impatto: tra mito e realtà
L’introduzione dei tre punti per vittoria è stata spesso celebrata come una delle più grandi rivoluzioni nel calcio moderno. Tuttavia, l’impatto reale di questa modifica sulle classifiche finali è stato sorprendentemente limitato.
In Inghilterra, dove il sistema è stato applicato per la prima volta, solo un campionato in oltre un secolo avrebbe avuto un vincitore diverso se fosse rimasto in vigore il vecchio sistema: nel 1994, il Manchester United avrebbe vinto il titolo al posto del Blackburn Rovers.
I critici della riforma di Hill sostengono che, paradossalmente, il nuovo sistema abbia in realtà incoraggiato un gioco più difensivo. Le squadre in vantaggio, consapevoli del maggior valore della vittoria, tenderebbero a chiudersi in difesa per proteggere il risultato, invece di cercare di ampliare il margine.
Altri osservatori ritengono che i tre punti per vittoria abbiano accentuato il divario tra le squadre ricche e quelle meno abbienti. Con un maggior premio per la vittoria, i club con budget milionari possono accumulare un vantaggio tale da permettersi alcuni passi falsi senza compromettere la loro posizione in classifica.
Comunque sia, i tre punti per vittoria sono ormai parte integrante del calcio moderno, tanto familiare quanto qualsiasi altra regola del gioco. La proposta di Jimmy Hill, nata come risposta a una crisi specifica del calcio inglese, è diventata uno standard globale.