Il mondiale di calcio che nessuno conosce


Dal 28 maggio al 5 giugno 2016 l’Abkhazia ha ospitato la Coppa del Mondo di Calcio Conifa 2016. Organizzato dalla Confederazione delle associazioni calcistiche indipendenti (Conifa), una no-profit con sede in Svezia, l’evento ha portato sulle coste del Mar Nero centinaia di giocatori da tutto il mondo e ha innescato un interesse mediatico sconosciuto alla repubblica caucasica, di fatto indipendente dal 1993, quando vinse la guerra contro la Georgia, ma riconosciuta solo dalla Russia e una manciata di altri paesi.

Nata nel 2013, ne fanno parte stati de facto come Transnistria, Cipro Nord, Somaliland; regioni culturali come il Felvidek ungherese e il Quebec canadese; minoranze etniche come la comunità Panjabi in Gran Bretagna e quella coreana in Giappone; popoli senza stato come i ciagossani delle isole Chagos nel Pacifico e identità geografiche come la Padania italiana. Tra gli affiliati anche stati sovrani che non fanno parte della Fifa, come l’isola di Kiribati nell’Oceano pacifico. Il primo mondiale Conifa si è svolto nel 2014 a Östersund (squadra ospitante, l’associazione calcistica Sapmi, rappresentante della minoranza lappone che vive tra Finlandia, Norvegia e Svezia) ed è stata vinta dalla Contea di Nizza proveniente dal sud della Francia. Dodici squadre si sono affrontate nella seconda edizione (i campioni in carica non hanno partecipato a causa di problemi amministrativi). Oltre all’Abkhazia, Armenia occidentale (formata dai discendenti del genocidio armeno del 1915), Cipro Nord, Isole Chagos, Kurdistan iracheno, Padania, Panjab, Raetia (regione a cavallo tra la Svizzera settentrionale e la Germania meridionale), Sapmi, Somaliland, Székely (minoranza ungherese in Romania), Unione dei coreani in Giappone.

Kortava è uno dei cinque calciatori che militano in team russi: atleti provenienti da paesi non riconosciuti infatti non possono partecipare a competizioni sportive internazionali e i talenti finiscono per trasferirsi all’estero per poter gareggiare a livello agonistico. Denis Tsargush, vera icona dello sport nella repubblica separatista, ne è l’esempio più famoso – il lottatore è stato due volte campione europeo e medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Londra nel 2012 vestendo la maglia della nazionale russa. La federazione di calcio abkhaza ha approcciato più volte la FIFA senza risultati. C’è profonda amarezza in quello che viene considerato un diverso trattamento. “Il Kosovo è anche solo parzialmente riconosciuto a livello internazionale eppure la Fifa ha accordato a Pristina lo status di membro, perché a noi no?” chiede Astamur Adleba, 46enne manager della squadra ed ex portiere della Dinamo Sukhumi di sovietica memoria.

Dmitri Kortava celebra la vittoria dell’Abkhazia nella finale vinta ai rigori contro la squadra del Panjab.

Per-Anders Bild, presidente Conifa, è la mente e il motore dell’organizzazione. Il 50enne svedese ha fondato Conifa nel 2013 sulle ceneri del NF-Board, la New Board Federation, creata nel 2003 per portare in campo squadre fuori dal circuito Fifa. Il NF-Board è riuscita a organizzare cinque VIVA Cup – l’ultima edizione, nel 2012, portò nel Kurdistan iracheno nove squadre, radunando circa 32.000 tifosi nello stadio di Erbil. Il NF-Board, paralizzato da lotte intestine e da problemi, si è poi sciolto. Bild, ex arbitro del NF-Board, era determinato a mantenere in vita quello spirito e con l’attuale segretario generale, il tedesco Sascha Düerkop, riprese il filo da dove si era interrotto. “Conifa è in fondo un progetto di pace, nato per dare una voce a chi non ce l’ha, a popoli e minoranze che diversamente non hanno la possibilità di affermare il loro senso di identità e appartenenza“, racconta il presidente per il quale Conifa ha anche un valore personale. Blind infatti si identifica con il popolo Sami che vive in Lapponia, la regione che si estende al nord di Norvegia, Svezia, Finlandia e Russia. “I nostri membri rappresentano oltre 300 milioni di persone. La politica rimane fuori, a noi interessa unire le bandiere sotto un unico vessillo, quello del calcio“.

Al mondiale Conifa 2016 hanno partecipato sei arbitri provenienti da cinque paesi che hanno superato tutte le fasi del processo di selezione. Le singole federazioni segnalano una rosa di potenziali arbitri al responsabile mondiale Roger Lundback. Una prima selezione viene poi testata sul campo. I requisiti sono: certificata esperienza arbitrale e buona conoscenza dell’inglese.

La squadra del Panjab è la realizzazione di un sogno. Quello di Harpreed Singh che dopo aver lasciato il suo posto di manager presso una società di revisione finanziaria, nel 2014 fonda la Panjab Football Association. Lo scopo è quello di dar voce alla diaspora punjabi, in Gran Bretagna e oltre, riunendola sotto la bandiera del calcio. “La mia visione è quella di far rivivere l’identità del popolo panjabi,” spiega Singh, cittadino inglese come tutti gli attuali membri della squadra. “Oggi la comunità è inglese, americana, indiana o pachistana. Con questa squadra torniamo alle sue radici culturali al di là degli attuali confini geografici.” In Gran Bretagna la minoranza punjabi conta circa 4 milioni di persone e contribuisce a circa il 12.5% del prodotto interno lordo inglese. La squadra non è da confondere con la Punjab Football Association, la società gioco calcio dell’omonima regione in India. La formazione si identifica con l’area che si estende dal Pakistan orientale al nord dell’India e coincide con i confini dell’impero sikh del Maharaja Ranjit Singh nel 19° secolo.

Govinda proviene da Hargeisa, de facto capitale della repubblica del Somaliland, dove è già un eroe nazionale nonostante la sua squadra abbia finito il torneo in decima posizione. La società calcistica è stata costituita da due somali trasferitisi a Londra, in Gran Bretagna, vent’anni fa ed è il frutto della loro attività di volontariato. Nel 2010 Guiled Aden, 25 anni, e Ilyas Mohamed, 32 anni, crearono la fondazione Not 4Gotten allo scopo di sostenere le famiglie vulnerabili nel paese d’origine. Nel 2013 nasce l’idea di un torneo di calcio per raccogliere fondi. Da lì alla nazionale di calcio il passo è stato breve. “La maggior parte dei giocatori provengono dalla comunità somala londinese, tranne quattro,” spiega Guiled. Ai commenti sullo status di paesi non riconosciuto Guiled risponde. “Dal 1991 Somaliland è un paese che vive in pace, povero sì, ma con un governo, regolari elezioni e servizi. Se il prezzo da pagare per il riconoscimento è la spirale di violenza quotidiana di Mogadisco, beh, preferiamo rimanere una repubblica de facto“.

Giocatori della Padania posano per la foto nello stadio Dinamo di Sukhumi

L’associazione calcistica della Padania è stata fondata a metà degli anni Novanta come il braccio sportivo della Lega Nord, la forza politica che chiedeva la separazione del nord Italia dal governo centrale di Roma. La squadra è stata poi sciolta e nel 2013 è stata rimessa in piedi dall’attuale direttore europeo della Conifa, Alberto Rischio e da un appassionato di calcio, Ivan Orsi. “Nome a parte, il team di oggi non ha nulla a che vedere con la Padania di allora, e lo statuto spiega chiaramente la nostra natura sportiva e apolitica,” spiega Rischio. “Tutti i giocatori e il management provengono dalle regioni attraversate dal fiume Po e siamo interessati a promuovere l’area ma senza un’agenda politica.” La squadra, la più forte sulla carta, ha terminato il torneo al quarto posto dopo Cipro Nord. La Padania detiene la prima Coppa Europea Conifa che si è tenuta in Ungheria nel 2015.

Alexandra Kanbar, 18 anni, è una dei circa 500 siriani che si sono trasferiti in Abkhazia dallo scoppio della guerra civile in Siria. Cinque anni fa, la studentessa di madre russa, ha raggiunto la nonna materna, che viveva a Sukhumi. Gran parte della comunità siriana è rappresentata dai discendenti dei makhadjiri, ribelli musulmani che si rifugiarono nell’Impero Ottomano nella seconda metà del 19° secolo fuggendo dal controllo zarista nel Caucaso settentrionale. Dopo la separazione dalla Georgia nel 1992, il governo abkhazo fece del rimpatrio di questa parte della diaspora abkhaza una priorità per sostenere numericamente la popolazione della regione, decimata dal conflitto con la Georgia nel 1992-1993 che provocò l’esodo di circa 250.000 sfollati georgiani. La maggioranza rimane ad oggi nel territorio della Georgia e non può rientrare.

Bandiere, volti dipinti, magliette, palloncini, sciarpe: i tifosi abkhazi, la quasi totalità dei tifosi presenti alla finale del mondiale Conifa, non hanno risparmiato per sostenere i calciatori della nazionale de facto. Nonostante lo stadio Dinamo Sukhumi, rinnovato per l’occasione, abbia 4.300 posti a sedere, gli organizzatori stimano che fossero almeno 6.000 le persone stipate nella struttura. I bagarini si sono sbizzarriti e i biglietti hanno raggiunto i 1.500 rubli (€20,5) dagli originali 500 – 800 rubli (€6,8 – 10,9). Non tutti sono tifosi di calcio – per tutta la popolazione, il torneo ha portato la piccola repubblica caucasica alla ribalta internazionale grazie a decine di giornalisti provenienti da tutto il mondo e in rappresentanza delle maggiori testate internazionali.

Un’immagine di Panjab National Football Team – Western Armenia 3-2 valevole per i quarti di finale

La Federazione non corre il rischio di indagini internazionali per corruzione – nessuno, a partire dal presidente Blind, è staff permanente e il lavoro è svolto su base esclusivamente gratuita con volontari che lavorano da casa dall’Australia al Canada. Ciascuna federazione versa una quota annuale di €500 per far fronte alle spese vive, mentre i costi di ogni evento (a partire dai voli aerei) sono sostenuti dalle singole squadre con la società calcistica ospitante che copre i costi in loco, in parte o in toto.

L’Abkhazia non ha badato a spese. Hotel, pasti e trasferimenti di ogni squadra sono stati coperti dalla società calcistica ospitante e il governo ha stanziato quasi mezzo milione di euro per la ristrutturazione dei due stadi che hanno ospitato le partite – Dinamo a Sukhumi e Daut Akhvlediani a Gagra – i lavori di adeguamento delle infrastrutture e per le grandiose cerimonie di apertura e chiusura dell’evento. La cifra è notevole se si considerano le difficoltà economiche della piccola repubblica soffocata dall’embargo internazionale scattato dalla dichiarazione d’indipendenza solo parzialmente mitigata dal riconoscimento da parte della Federazione russa. Il Primo ministro de facto della repubblica dell’Abkhazia, Artur Mikvabia, sostiene che “i costi rientrano nel budget statale,” e che sono soldi ben spesi. “Il mondiale Conifa è una grande occasione,” spiega l’economista a capo dell’esecutivo dal marzo del 2015. “Per i nostri atleti in primo luogo, ma anche per il popolo abkhazo che può mostrare al mondo che la nostra repubblica è viva, attiva, efficiente e in grado di gestire un evento di questa portata.”

Una tifosa durante l’invasione di campo sventola la bandiera abkhaza e agita il ritratto di Vladislav Ardzinba – “наш президент,” il nostro presidente. Alla caduta dell’Unione sovietica, Ardzinba guidò la dichiarazione unilaterale d’indipendenza dalla Georgia all’interno della quale l’Abkhazia godeva dello status di repubblica autonoma. Fu il principale motore delle forze abkhaze nella guerra civile che ne seguì e che si concluse nel 1993 con la sconfitta delle truppe geogiane. Eletto presidente nel 1994 della neonata repubblica senza il riconoscimento internazionale, guidò il paese negli anni più bui dell’embargo internazionale che seguì alla separazione dal governo di Tbilisi. Rimase in carica fino al 2005 quando si dimise per motivi di salute. Morì a Mosca nel 2010.

Quando Vladimir Argun, numero 10 della squadra di calcio dell’Abkhazia, ha segnato il sesto rigore che ha dato la vittoria ai bianco-verdi, lo stadio di Sukhumi è esploso in canti, applausi, grida di gioia. Migliaia di tifosi hanno invaso il campo dello stadio Dinamo di Sukhumi sventolando le bandiere bianco, verdi e rosse, e urlando Apsny, terra dell’anima in lingua abkhaza.

  • Testo di Monica Ellena