Nel marzo del ‘71, lo scontro al vertice lasciò tanto amaro in bocca ai partenopei. La confessione nel 2011 del celebre baffo nerazzurro.
- Testo di Sergio Taccone (autore del libro “Storie di Cuoio. Pezzi scelti di calcio”, prefazione di Darwin Pastorin, Narrazioni Sportive, 2022).
E’ passata alla storia del calcio italiano come “la partita del blitz di Sandro Mazzola nello spogliatoio dell’arbitro Gonella”. Il 21 marzo 1971, a San Siro, si trovarono di fronte nerazzurri e partenopei. Al termine del campionato mancavano nove partite. La sfida in terra milanese avrebbe designato la rivale del Milan nella volata scudetto.
I nerazzurri, guidati da Giovanni Invernizzi, si schierarono con Vieri, Bellugi, Facchetti, Bedin, Giubertoni, Burgnich, Jair, Bertini, Boninsegna, Mazzola e Corso. Gli ospiti, allenati da Beppe Chiappella, risposero con Zoff, Ripari, Pogliana, Zurlini, Panzanato, Bianchi, Sormani, Juliano, Umile, Altafini, Improta. L’ultima sconfitta interista risaliva allo scontro diretto dell’andata, al San Paolo, con un 2-1 griffato Pogliana e Ghio dopo il vantaggio nerazzurro di Jair. Quasi all’epilogo della prima frazione, Josè Altafini sbloccava il risultato ribadendo in rete una corta respinta di Vieri, gelando i cinquantacinquemila dello stadio meneghino. I padroni di casa erano rimasti in dieci dopo l’espulsione (molto contestata) di Burgnich.
Nell’intervallo, la sfida scudetto si colorò di giallo. Si parlò di un ingresso di Sandro Mazzola nella stanza dell’arbitro, il torinese Sergio Gonella, direttore di gara con la qualifica internazionale, tra i migliori fischietti italiani. Una discussione molto accesa, partendo dal rosso al difensore interista. La partita cambiò radicalmente nella ripresa. L’Inter si lanciò a testa bassa dalle parti di Zoff.

Dopo una decina di minuti dal ritorno in campo, l’arbitro decretava un rigore contestatissimo dai giocatori del Napoli. Il fallo di ostruzione di Panzanato su Mazzola era molto più ipotetico che reale. Dal dischetto, Roberto Boninsegna spiazzava il portiere del Napoli. Alcuni anni fa, nel corso di una trasmissione di Rai Sport a lui dedicata, lo stesso Bonimba ha definito “benevola” l’assegnazione di quella massima punizione.
Il pareggio mise le ali all’Inter e mandò in tilt gli ospiti. Il raddoppio scaturì da una papera di Zoff, incapace di trattenere un colpo di testa centrale di Boninsegna. Alla fine di quella giornata, l’Inter rosicchiava un punto anche al Milan capolista, bloccato sul pareggio a Vicenza. Una settimana dopo, con la vittoria ottenuta a Catania e la contemporanea sconfitta interna dei rossoneri, contro il Varese di Nils Liedholm, si registrò il sorpasso in vetta. A fine stagione, lo scudetto sarebbe andato ai nerazzurri, capaci di tenere un andamento più continuo a fronte di ulteriori passaggi a vuoto del Milan, tra cui il pareggio in terra catanese e la sconfitta di Bologna. Il Napoli chiuse al terzo posto, a cinque punti dalla vetta.

Nel 2011, quattro decenni dopo quell’Inter-Napoli, Sandro Mazzola confermava il suo blitz nello spogliatoio dell’arbitro alla fine del primo tempo. Con grande schiettezza, il baffo nerazzurro diede soluzione ad un giallo nella maniera più inattesa: con la confessione dell’unico indiziato, legittimando così le imprecazioni dei tifosi del Napoli, memori di quella partita che aveva sancito la fine del sogno scudetto.
“Ero furibondo – dirà Mazzola a Giovanni Marino de La Repubblica – ho ben presente il senso del mio intervento: arbitro, lei sta favorendo il Napoli, si dia una regolata perché qui finisce male. Non era una minaccia, era quello che provavo”.
Dichiarazioni che innescarono la replica di Corrado Ferlaino, ex presidente del club partenopeo:
“Le scelte del direttore di gara nel primo tempo avevano favorito sfacciatamente i nerazzurri”.
Il baffo interista aggiunse:
“Feci una cosa proibita dal regolamento. Sbagliata. Gonella era un arbitro internazionale, la partita era di quelle decisive e il Napoli era un avversario forte”.

Quei due punti furono fondamentali per tenere l’Inter in lotta per lo scudetto, in un momento cruciale della stagione. La battaglia d’inizio primavera ‘71, sotto un cielo cupo e in un terreno fangoso, si portò uno strascico pesantissimo di polemiche e recriminazioni di matrice partenopea.
“Ci fece saltare i nervi l’espulsione di Burgnich: non ci stava proprio e arrivò durante una fase in cui Gonella fischiava in favore del Napoli”
dirà ancora Mazzola nel 2011. Da qui la decisione di affrontare l’arbitro.
“Finito il primo tempo, mentre i compagni sono nello spogliatoio, io mi dirigo in quello di Gonella. Entro come una furia e lo aggredisco verbalmente. Rammento di avergli detto che non poteva arbitrare in quel mondo, che ci stava penalizzando gravemente. Usai qualche espressione colorita il cui senso era: o si dà una regolata o da San Siro usciamo fritti noi, perché perdiamo partita e scudetto, e lei, perché con il suo arbitraggio sarà stato il principale responsabile della sconfitta. Gonella era esterrefatto, mi disse qualcosa del tipo: esca immediatamente da qui, cosa blatera, ma come diavolo si permette?”
Parole chiare da parte di Mazzola.

Nella ripresa, la direzione arbitrale sembrò sbilanciata verso la squadra di casa, a partire dalla concessione del rigore del pareggio.
“Col senno di poi, – ha aggiunto Sandro Mazzola nel 2011 – probabilmente misi addosso un tale senso di colpa a Gonella che finii per condizionare il suo arbitraggio. Ma penso che avremmo vinto lo stesso, in quella squadra c’erano sei o sette giocatori dell’Inter che aveva dominato il mondo”.
Un blitz decisivo.
- Testo di Sergio Taccone (autore del libro “Storie di Cuoio. Pezzi scelti di calcio”, prefazione di Darwin Pastorin, Narrazioni Sportive, 2022).