WALTER SPEGGIORIN – gennaio 1978

Sembrava che la sua carriera fosse finita ma a Perugia ha dimostrato che a volte i goleador li fa anche… l’ambiente. Serio, modesto, tranquillo, è un idolo fuori del normale. Pensate: dice che la Nazionale non fa per lui

Il provinciale

PERUGIA. Walter Speggiorin, venticinque anni appena compiuti, è il nuovo idolo delle folle di fede perugina. Arrivato quest’anno alla corte di Castagner, che lo rincorreva almeno da un paio di anni, con il compito di segnare gol, non ha mancato l’obbiettivo, anche se all’inizio non ha avuto vita facile.
I motivi: senza colpe proprie si era trovato al centro di un «giro» con il Napoli nel quale figurava l’aitante Pin che la piazza perugina riteneva non andasse sacrificato. Fu beccato, pertanto, durante le sue prime apparizioni non certo esaltanti e accusato di essere abulico, uno scansafatiche: non mancarono, però, quelli che ebbero il coraggio di scommettere una cena sui suoi sicuri dieci gol. Una cena a base naturalmente di tagliatelle casarecce con le rigaglie di pollo e girello di vitello perugino, il tutto innaffiato con del buon vino dei colli del Trasimeno. A questi già sta venendo l’acquolina in bocca, visto come si sono messe le cose.

Aggiungiamo noi: e siamo appena a metà del campionato. Anche Castagner, naturalmente si ritiene soddisfatto. «Era la punta con precise caratteristiche da contropiedista – afferma – che mi serviva. Il ragazzo, reduce da alti e bassi sconcertanti e doveva essere ricostruito e necessitava di un ambiente dove riconquistare serenità e, soprattutto fiducia, nei propri mezzi». Il suo buon fiuto, che gli ha garantito notorietà per il lancio di uomini come Frosio, Vannini, Novellino, Pin ed altri, gli ha dato ampia ragione.

Walter Speggiorin, che è un antidivo e ci tiene a ribadirlo, ha saputo lottare, inserendosi magnificamente nel meccanismo del Perugia, ripagando con i gol la fiducia che gli veniva concessa. Ed ora, grazie ai compagni che lo hanno aiutato e capito e alla ritrovata verve, si trova improvvisamente al centro dell’attenzione generale, attore di primo piano come forse non si era mai sentito prima. Ma questa nuova realtà non l’ha assolutamente modificato, per lui è una cosa bella che spera sia durevole e basta. Ce lo ha confermato quando siamo andati a trovarlo nella sua nuova abitazione alla periferia della città, in una zona a pochi passi dallo stadio «Renato Curi» dove risiede da poco tempo con la moglie Vaima, sorella del calciatore della Lazio Badiani, ed il piccolo Marco di appena tre mesi.

speggiorin-intervista3-wp «Non sono un divo, ma un timido – dice – La gente che ancora non mi conosce, vedendomi sempre appartato, mi prende per un montato. Ma non lo sono affatto. Mi ritengo proprio un timido e basta».

– Ma tutte quelle chiacchiere sulla sua vita privata, quelle sue scappatelle di Firenze…
«Tutte quelle storie che sono state raccontate su di me, sono venute fuori soprattutto l’anno in cui a Firenze c’era Rocco. Non che mi volesse male, però mi considerava un tipo troppo strano. Perché magari vestivo con molta stravaganza, mi piaceva essere controcorrente, ma soprattutto (dice rivolto alia gentile consorte presente al nostro colloquio) perché scappavo spesso da lei, che ho conosciuto appunto a Firenze. Tutto questo stato di cose ha determinato quella falsa dimensione nei miei confronti tanto da valermi l’etichetta di scansafatiche. Voglio precisare una cosa: io sono stato sempre convinto che le mie possibilità in un campionato qualsiasi fossero quelle di fare una ventina di gol, se avessi giocato. E quando arrivai al Perugia lo dissi. Fino ad ora i fatti mi stanno dando ragione e ciò non può farmi che piacere».

– A Napoli cosa ti è successo? Come mai, prima di presentarti al ritiro di Norcia, hai fatto tante storie?
«Ho chiesto al Napoli di chiarire la mia situazione. Volevo giocare da titolare ed avere altre garanzie in questo senso. Le beghe non riguardavano il Perugia, ma il Napoli, soprattutto per le solite pendenze economiche che puntualmente si verificano quando un giocatore cambia società».

– Sei stato tre anni a Firenze e un anno a Napoli senza combinare un gran che. Hai giocato poche partite e segnato appena dodici reti: un ruolino non certo esaltante.
«Non voglio assolutamente accampare delle scuse sul mio rendimento. Secondo me un giocatore per rendere al massimo deve andare in campo tranquillo e giocare con una certa continuità. Purtroppo queste condizioni a me sono mancate, soprattutto a Firenze. A Napoli, invece l’anno scorso, anche se ho giocato poco, ho disputato delle buone gare e messo a segno delle belle reti, specie in Coppa. Ma avevo la strada sbarrata da Chiarugi. Insomma, a me sono mancate le possibilità per esprimermi».

– Il tuo mancato inserimento era dovuto però alla scarsità dei tuoi gol, in quanto da te non si attende altro che questo.
«Mi sembra più che giusto: io sono una punta e da me si attendevano che segnassi. Ma ripeto che, in quelle condizioni, non mi potevo esprimere come volevo, secondo i desideri dei dirigenti. Può capitare una favorevole serie di circostanze come quella che mi sta capitando in questo momento a Perugia, ma può anche accadere che in due mesi non fai un gol. Certamente colpe da parte mia ce ne sono state e mi pare giusto che lo dica».

– Se, nel tuo modo di fare, con l’esperienza, acquisita in cinque anni di serie A, s’è verificata una certa evoluzione, si potrebbe pensare che il tuo ambiente ideale possa essere quello di provincia.
«Probabilmente sì. Non sono in grado di dirlo, non avendo avuto mai la possibilità di avere un ruolo determinante in una squadra con precise ambizioni. Comunque ho sempre detto che se fossi andato in una squadra di provincia sarei sicuramente riuscito a fare qualcosa di buono. Ma non mi sarei mai aspettato di ingranare subito così bene».

– Ora che tutto sembra più facile e comincia a girare per il suo giusto verso, cominciamo a pensare all’immediato futuro. Tra Coppe e Campionato, hai messo a segno una decina di gol, tanti, rispetto alle tue ultime stagioni, e siamo a metà del campionato. A questo punto pensi che sarebbe auspicabile un po’ di attenzione da parte di Bearzot e dei suoi collaboratori?
«Ma ci sono altri attaccanti più forti di me! Nemmeno a pensarci! La Nazionale non è per me, anche se le aspirazioni di ogni giocatore possono essere più o meno nascostamente rivolte verso la maglia azzurra».

– Ma sei l’unico attaccante del campionato che segna con una certa continuità: si sono bloccati pure i nazionali Pulici, Graziani, e Pruzzo. Tu potresti rientrare tra quelli che potrebbero andare in Argentina se continui su questo ritmo.
«L’importante è continuare e poi a fine campionato si vedrà. Tanto, prima o poi, Graziani e gli altri torneranno a segnare, come ha fatto Bettega, perché sono veramente dei grossi giocatori, io continuo per la mia strada: vedremo se riuscirò a fare qualche cosa ancora. Ma alla Nazionale non penso proprio. La mia aspirazione sarebbe quella di poter giocare nella Coppa Uefa. Un obbiettivo che considero molto più importante di uno scudetto e di qualsiasi altra cosa».

La Coppa Uefa resta l’obiettivo che il Perugia rincorre dal suo terzo campionato di serie A. La scorsa stagione l’ha mancata per un soffio, quest’anno mira con fermo proposito (oltre che a raggiungere la finale della Mitropa) ad un posto in questa ambiziosa manifestazione. Walter Speggiorin, in comproprietà col Napoli (il quale a sua volta possiede la comproprietà di Pin), sicuro che il Perugia riesca a farcela, ha già messo le mani avanti.
Ridendo e scherzando ha già chiesto in più di una occasione al presidente D’Attoma di restare a Perugia. Coppa a parte, la punta di diamante perugina, che col matrimonio e la nascita del figlio Marco ha ritrovato un certo equilibrio ed a Perugia una certa serenità, potrebbe veramente costituire un punto fondamentale della squadra del prossimo campionato.