OVERATH Wolfgang: il tedesco con l’anima brasiliana

Il suo sinistro avrebbe potuto infilare la cruna di un ago col pallone da quaranta metri. Il suo sinistro era arte pura, una specie di dichiarazione d’amore agli equilibri magici del mondo, fendenti rasoterra misteriosi come la forza che tiene sospeso il globo negli abissi dell’universo. Wolfgang Overath non giocava: suonava lo strumento accordatissimo e vellutato del suo sinistro. Un tedesco con l’anima del brasiliano, ecco. Perché nella sua arte resisteva un’asciuttezza scarna, che faceva preferire l’efficacia al ricamo e sveltiva la regia con le frustate di passaggi tesi come corde di violino, luminosi come acuti in grado di far imbizzarrire la luce del gioco.

Pochi hanno avuto una carriera come la sua, eppure Wolfgang Overath, tedesco della Renania, non è quasi mai inserito nel “Gotha” del calcio Mondiale. Ha disputato tre Mondiali, come Beckenbauer, collezionando un primo un secondo ed un terzo posto, nonostante questo quando si parla della Germania Campione del Mondo vengono in mente altri campioni : Muller, Maier, Beckenbauer, Breitner, e pochi ricordano che nel momento più difficile per la Germania, sotto la pioggia di Dusseldorff, con la Svezia in vantaggio per 1-0 alla fine del primo tempo ed il fantasma di una probabile eliminazione sempre più palpabile, fu proprio lui a segnare il gol del pareggio

Ha partecipato alla leggendaria sfida dell’Azteca, eppure di quella notte si ricordano il gol di Schnellinger, la pelata di Seeler, la spalla lussata di Beckenbauer, i gol di Muller, ma durante i 90′ regolamentari fu proprio lui a colpire la traversa che avrebbe potuto dare il pareggio alla Germania molto prima del 90° e far vedere al mondo intero un’altra partita.

Il destino di Wolfgang Overath è stato questo: risultare spesso decisivo, ma non venire ricordato quanto i più famosi compagni d’avventura. Probabilmente la causa principale di ciò è da ricercarsi nel fatto che Overath ha giocato per tutta la carriera nel Colonia, una squadra dignitosa, ma lontana dai fasti europei del Bayern o del Borussia dominatori degli anni ’70.

Nato a Siegburg, in Vestfalia, il 29 settembre 1943, comincia a suonare il suo sinistro nel Siegburg 04 Sportverein. A vent’anni lo ingaggia il Colonia, vincendo subito il titolo nazionale, il primo dopo l’unificazione della Bundesliga, ed esordisce prestissimo in Nazionale, il 28 settembre 1963 a Francoforte contro la Turchia, battuta 3-0, giocando venti minuti al posto di Konietzka. Nel giugno del 1964 segna il primo gol, ancora in amichevole con la Finlandia, e presto diventa un punto fermo della squadra tedesca. All’inizio gioca di punta, poi il suo allenatore al Colonia, Knopflie, lo impiega più indietro e Overath trova il suo ruolo. Non velocissimo, ma perennemente smarcato perché sempre in movimento, dotato di una tecnica invidiabile e di un sinistro “prensile”, Overath diventa il fantasista del Colonia che vince il campionato, dominandolo.

Wolfgang segna abbastanza, ma soprattutto fa segnare il vecchio Schaefer, Campione del Mondo nel 1954 e insieme al suo omonimo Weber forma una coppia di centrocampo giovanissima, meno di quarant’anni in due ed affiatata che viene subito trapiantata in Nazionale dal C.T. Schoen. Protagonista ai Mondiali 1966 in un trio di centrocampo con Beckenbauer e Haller, gioca una splendida finale, emergendo come grande organizzatore di gioco e surrogando, grazie alla splendida tenuta atletica, il leader Beckenbauer, costretto ad annullarsi nella marcatura di Bobby Charlton. Da quel momento Overath, sia nel Colonia, sia in Nazionale vestirà sempre i panni dell’organizzatore di gioco, pur rimanendo sempre un ottimo realizzatore grazie al suo eccezionale sinistro che gli consente qualsiasi soluzione.

La sua annata migliore è quella prima dei Mondiali di Messico ’70 quando segna 12 reti, ma è soprattutto la costanza del suo rendimento, sempre su standard elevatissimi, ad essere la sua caratteristica principale. Il suo ritmo di gara stronca qualsiasi avversario, la sua sapiente regìa è in grado di mettere in difficoltà qualunque contromisura tattica, il suo sinistro garantisce lanci precisi da qualsiasi distanza, tocchi smarcanti in area e soluzioni balistiche su calcio da fermo o su azione: Overath è indubbiamente un fuoriclasse ed i Mondiali messicani lo consacrano, a ventisette anni, come terzo miglior centrocampista del mondo dopo Gerson e lo stesso Bobby Charlton.

E’ nel pieno dei suoi mezzi espressivi, un regista mobile di rara efficacia, per gli imprevedibili cambi di direzione che spostano il fronte del gioco e i millimetrici passaggi alle ali o al famelico goleador Müller. Quanto alla finale per il terzo posto con l’Uruguay, Overath a un certo punto se la carica sulle spalle e fissa il risultato con una prodezza accecante: tracciante millimetrico per Libuda, corsa fino in area a raccogliere l’assist di Müllere maligna esecuzione a infilare Mazurkiewicz.

Dopo il Messico tuttavia in Germania comincia a brillare un’altra stella, quella di Netzer, la potente mezz’ala del Borussia, che gli soffia il posto in Nazionale agli Europei del 1972.
Ma Netzer è un personaggio diverso, più ingombrante, una figura che rischia di oscurare la fama di Kaiser Franz Beckenbauer che invece preferisce la lineare semplicità e la discrezione di Overath, che se conta negli spogliatoi ed in campo, sa farsi da parte davanti alle telecamere.

Grazie all’appoggio del “clan” del Bayern, Overath torna titolare ai mondiali di Monaco dove, pur senza la brillantezza fisica di quattro anni prima, dà una grande interpretazione del ruolo di regista moderno proprio nel momento in cui si impone il “calcio totale” che sembra relegare questa figura di “tessitore” nel dimenticatoio. Invece è anche grazie al suo senso del tempo e del ritmo che la Germania riesce ad irretire il calcio prepotente dell’Olanda, è lui che imposta il gioco, che evita il pressing arancione, che fa saltare i collegamenti e gli ingranaggi di quella macchina perfetta che era il centrocampo dell’ “Arancia Meccanica”. A trentun anni, Wolfgang Overath si gode il trionfo, ma decide di lasciare la Nazionale. La sua decisione, come quella di Muller, è improvvisa ed irrevocabile.

Resta ancora tre anni nel Colonia a far da balia alla squadra che vince prima la Coppa di Germania nel 1977 e poi il campionato nel 1978. Wolfgang fa in tempo a partecipare al primo trionfo, senza disputare la finale. Gioca l’ultima partita il 21 maggio 1977 contro il Werder Brema segnando anche l’ultimo gol della sua carriera. Quel giorno in porta del Colonia si affaccia Harald Schumacher, che difenderà la porta tedesca ai Mondiali dell’82 e dell’86, mentre sulla panchina avversaria siede Hans Tilkowski il portiere compagno di squadra di Overath ai Mondiali del ’66. In mezzo a queste due epoche c’è Overath, un pezzo della storia del calcio tedesco.