Hitzeschlacht von Lausanne (l’infuocata battaglia di Losanna): così è passato alla storia il celebre quarto di finale che detiene tuttora il record di reti in una singola partita mondiale.
Il 26 giugno 1954, Losanna si svegliò sotto un sole implacabile. I termometri segnavano già 36°C all’ombra, con punte che sfioravano i 40°C. L’umidità era opprimente, vicina all’80%. Lo stadio Olimpico de La Pontaise si preparava ad ospitare i quarti di finale della Coppa del Mondo tra Svizzera e Austria. Gli spalti erano gremiti di tifosi in attesa di assistere a quello che prometteva di essere un match tattico e combattuto. Nessuno, proprio nessuno, avrebbe potuto prevedere la follia calcistica che stava per scatenarsi.
L’arte della difesa svizzera
Facciamo un passo indietro e parliamo del Verrou, il sistema difensivo che aveva reso la Svizzera una delle squadre più ostiche da affrontare.
Nel 1938, l’allenatore austriaco Karl Rappan aveva introdotto nella nazionale elvetica un innovativo schema di gioco: il 1-3-1-2-3. Questo sistema prevedeva un libero, tre difensori in linea, un mediano a protezione del terzetto arretrato, due centrocampisti e tre attaccanti. In alcune situazioni, lo schieramento si trasformava in un 1-2-2-2-3.
Il “verrou”, un proto-catenaccio, era l’antitesi del calcio offensivo dell’epoca. Si basava su una difesa solida, con la maggior parte dei giocatori schierati dietro la linea di centrocampo, pronti a lanciare rapidi contropiedi. Gli avversari venivano sistematicamente ingabbiati, gli spazi ridotti al minimo. Anche quando il possesso palla era nettamente a favore degli avversari, il “verrou” sembrava impenetrabile.
Questa tattica aveva portato la Svizzera ai quarti di finale della Coppa del Mondo del 1938, dopo una storica vittoria per 4-2 sulla Germania nazista. Rappan era diventato un eroe nazionale, e il suo sistema difensivo avrebbe influenzato numerose squadre negli anni a venire.
L’Austria: Il ritorno del Wunderteam
Dall’altra parte del campo, l’Austria si presentava come l’erede del leggendario Wunderteam degli anni ’30. La squadra allenata da Walter Nausch praticava un calcio fatto di triangolazioni rapide, passaggi precisi e conclusioni letali.
Nella fase a gironi, gli austriaci avevano impressionato, battendo la Scozia 1-0 e travolgendo la Cecoslovacchia 5-0. Il talentuoso Theodor Wagner e l’opportunista Ernst Probst erano le punte di diamante di un attacco temibile.
Il confronto tra la solidità difensiva svizzera e la brillantezza offensiva austriaca prometteva scintille. Ma nessuno avrebbe potuto immaginare l’incendio calcistico che stava per divampare.
Il primo tempo: la follia si scatena
Quando l’arbitro diede il fischio d’inizio, il caldo era già insopportabile e i giocatori, con le loro pesanti divise in cotone, sembravano già provati. I portieri, con le loro maglie nere a maniche lunghe, erano quelli che soffrivano di più.
Il portiere austriaco Kurt Schmied fu il primo a risentire degli effetti del caldo. Colpito da un principio di ipertermia, appariva disorientato e poco reattivo. Questa situazione si rivelò fatale per l’Austria nei primi minuti di gioco.
Al 16° minuto, Ballaman segnò il primo gol per la Svizzera con un tiro dalla distanza che Schmied, in condizioni normali, avrebbe sicuramente parato. La palla sembrava innocua, ma il portiere austriaco, visibilmente in difficoltà, non riuscì a intervenire efficacemente.
Solo un minuto dopo, al 17°, Hügi raddoppiò per la Svizzera. Un lancio lungo dalla difesa elvetica trovò l’attaccante svizzero che, sfruttando l’incertezza della retroguardia austriaca, si involò verso la porta e batté Schmied con un preciso tiro rasoterra.
Il pubblico svizzero era in delirio, ma il meglio (o il peggio, a seconda dei punti di vista) doveva ancora venire. Al 19°, Hügi si ripetè, segnando il terzo gol su un cross basso dalla destra. La difesa austriaca sembrava allo sbando, incapace di contenere le folate offensive degli elvetici. 3-0 dopo soli 19 minuti. La partita sembrava già chiusa, con il “verrou” svizzero già pronto a blindare il risultato.
Ma l’Austria, guidata dal capitano Ocwirk, non si diede per vinta. Al 25° minuto, Wagner accorciò le distanze con un tiro preciso dal limite dell’area, che si infilò nell’angolino basso alla destra di Parlier. Era il segnale della riscossa austriaca.
Solo un minuto dopo, al 26°, Alfred Körner segnò il secondo gol per i bianchi con un potente tiro da fuori area che si insaccò all’incrocio dei pali. Un gol spettacolare che riaccese le speranze austriache.
E al 27° minuto, l’incredibile accadde: Wagner segnò il suo secondo gol personale, portando il risultato sul 3-3. In soli tre minuti, l’Austria aveva completato una rimonta che sembrava impossibile.
Ma la follia non era ancora finita. Al 32°, Ocwirk portò in vantaggio l’Austria con un tiro da fuori area che sorprese Parlier. La rimonta era completata, ma il festival del gol era lungi dall’essere terminato. Due minuti dopo, al 34°, Alfred Körner segnò il quinto gol austriaco, completando una delle rimonte più spettacolari nella storia del calcio: da 0-3 a 5-3 in soli 15 minuti.
La Svizzera, stordita ma non ancora ko, rispose al 39° con Ballaman, che sfruttò un’uscita avventata di Schmied per segnare con un pallonetto da fuori area. Il sole accecante e il calore opprimente stavano giocando brutti scherzi al portiere austriaco.
Nove gol in meno di 40 minuti. Il pubblico era incredulo, i giocatori esausti, gli allenatori senza parole. E il primo tempo non era ancora finito.
Nei minuti finali della prima frazione, ci fu ancora tempo per un altro colpo di scena. L’arbitro assegnò un calcio di rigore all’Austria per un fallo di Bocquet su Alfred Körner. Lo stesso Körner si incaricò della battuta, ma il suo tiro finì fuori, mancando l’occasione di chiudere definitivamente i conti.
L’intervallo: allucinazioni e linguine al fegato
Negli spogliatoi, la situazione era surreale. Il portiere austriaco Schmied era svenuto, completamente disidratato, con i suoi compagni di squadra e lo staff medico che cercavano disperatamente di rianimarlo e reidratarlo.
Nel campo svizzero, la confusione regnava sovrana. Il capitano Bocquet, colpito da una gomitata alla testa nel primo tempo, era visibilmente disorientato. “Ottimo ragazzi, 3-0. Li abbiamo in pugno!“, esclamò, ignaro del punteggio reale. I suoi compagni di squadra lo guardarono increduli, non sapendo se ridere o piangere.
Casali, uno dei giocatori svizzeri, cercò di recuperare le forze mangiando delle linguine al fegato, convinto che questo gli avrebbe dato l’energia necessaria per affrontare il secondo tempo. I suoi compagni bevvero litri d’acqua, cercando disperatamente di reidratarsi.
Gli austriaci, dal canto loro, cercavano di trovare una soluzione per il loro portiere. Pepi Ulrich, il preparatore atletico, ebbe un’idea: si sarebbe posizionato dietro la porta di Schmied nel secondo tempo, armato di spugne imbevute d’acqua fresca per rinfrescare il volto e il collo dell’estremo difensore. Inoltre, avrebbe guidato vocalmente Schmied, indicandogli la direzione degli attacchi svizzeri.
Il secondo tempo: fino all’ultima goccia di sudore
Nonostante fossero passate più di sei ore dal mezzogiorno, il caldo sembrava aumentare. Ulrich, fedele al suo piano, si posizionò dietro la porta di Schmied. “Kurt, attenzione, stanno arrivando da destra!” o “Kurt, ora vengono da sinistra!” – le sue grida diventarono presto parte integrante del sottofondo sonoro della partita.
All’8° minuto del secondo tempo, Wagner completò la sua tripletta personale, portando l’Austria sul 6-4. Fu il culmine di un’azione insistita degli austriaci, che bombardarono l’area svizzera con una serie di tiri respinti prima del tocco decisivo di Wagner. La Svizzera protestò veementemente per un presunto fuorigioco, ma l’arbitro convalidò la rete.
Sette minuti dopo, al 52°, Hügi segnò il suo terzo gol personale con un potente tiro di sinistro da fuori area. Schmied, ancora in difficoltà, non riuscì a intervenire efficacemente. 6-5, e la partita era ancora apertissima.
L’Austria, temendo un pareggio, arretrò il proprio baricentro. Ernst Happel, futuro allenatore di fama mondiale, si posizionò davanti alla difesa per dare maggiore stabilità. La Svizzera, galvanizzata dal gol di Hügi, cercò con insistenza il pareggio.
Al 60°, Fatton servì Hügi sulla destra, ma il suo tiro finì alto sopra la traversa. Era l’occasione del possibile 6-6, ma la mira dell’attaccante svizzero questa volta non fu precisa.
Nonostante la stanchezza estrema, le squadre continuavano ad attaccare. Al 76° minuto, Probst, fino a quel momento silente, segnò il settimo e ultimo gol austriaco. Ricevuta palla in profondità, l’attaccante austriaco si trovò a tu per tu con Parlier e lo superò con un delizioso pallonetto.
Gli ultimi minuti furono un’agonia per tutti i 22 giocatori in campo. Le gambe non rispondevano più, i polmoni bruciavano, la vista era offuscata dal sudore e dalla fatica. Entrambe le squadre cercarono di segnare ancora, ma l’estrema stanchezza e il caldo opprimente resero ogni azione poco lucida e imprecisa.
Quando l’arbitro fischiò la fine, molti giocatori crollarono sul terreno di gioco, esausti. Il tabellone segnava un incredibile 7-5 per l’Austria, per un totale di 12 gol – un record che resiste ancora oggi nella storia dei Mondiali.
Una partita storica
Schmied, il portiere austriaco, svenne nuovamente negli spogliatoi e dovette essere ricoverato in ospedale. Solo più tardi avrebbe saputo il risultato finale della partita. Parlier, il portiere svizzero, ammise che due gol furono suoi errori, ma definì gli altri cinque come “imparabili” o “sfortunati”.
L’Austria proseguì il suo cammino nel torneo, raggiungendo la semifinale dove fu sconfitta 6-1 dalla Germania Ovest. Nella finale per il terzo posto, gli austriaci batterono l’Uruguay 3-1, conquistando il miglior piazzamento della loro storia ai Mondiali.
La Svizzera, dal canto suo, vide il suo celebre “verrou” sgretolarsi sotto il sole cocente di Losanna. Negli anni successivi, la tattica difensiva svizzera perse la sua efficacia, per poi tornare in auge, sotto diverse forme, nei decenni seguenti.
Più di sei decenni sono passati, quindici Mondiali si sono succeduti, ma nessuna partita ha mai eguagliato la follia di quel pomeriggio del 26 giugno 1954. Fu un giorno in cui il calcio perse la testa, in cui le tattiche si sciolsero sotto il sole impietoso, in cui la logica lasciò il posto alla pura, irrazionale bellezza del gioco.
26.06.54 (17.00) Lausanne, La Pontaise Austria-Svizzera 7-5 Reti: 0:1 Ballaman 16, 0:2 Hügi 17, 0:3 Hügi 23, 1:3 Wagner 25, 2:2 A.Körner 26, 3:3 Wagner 28, 4:3 Ocwirk 32, 5:3 A.Körner 34, 5:4 Ballaman 41, 6:4 Wagner 52, 6:5 Hügi 60, 7:5 Probst 77 Austria: Schmied, Hanappi, Barschandt, Ocwirk (c), Happel, Koller,R.Körner, Wagner, Stojaspal, Probst, A.Körner Svizzera: Parlier, Neury, Kernen, Eggimann, Bocquet (c), Casali, Antenen, Vonlanthen, Hügi, Ballaman, Fatton Arbitro: Faultless (Scozia) |