CHALANA Fernando: Genio a metà

Portoghese dalla classe straordinaria, rivelatosi giovanissimo nel Benfica, fu poi penalizzato da infortuni e scelte sbagliate. Un talento sprecato prima del tempo.

Portogallo: una nazione piccola ma potente nel panorama del calciomercato mondiale. Ogni anno, una nuova generazione di stelle della Primeira Liga lascia il suo paese per approdare nei grandi club europei. Ma andiamo indietro nel tempo, fino al 1984, per raccontare la storia di un altro fenomeno portoghese che faceva impazzire le squadre di tutto il continente, un’ala del Benfica che aveva dalla sua parte il più abile e influente agente del suo tempo: sua moglie.

Nato a Barreiro il 10 febbraio 1959, alto appena 165 centimetri e con un paio di baffoni da far invidia, Chalana era un’ala fulminante e un omaggio al calcio d’altri tempi, quando i giocatori di fascia erano artisti della palla, capaci di dribblare avversari a ripetizione e di servire cross millimetrici ai bomber di razza.

Fernando Chalana era una stella nascente del calcio portoghese quando debuttò con il Benfica a soli 17 anni. La sua classe e il suo talento lo portarono presto a vestire la maglia della nazionale, dove divenne un punto di riferimento per otto anni. Con il Benfica, vinse cinque campionati nazionali, mostrando le sue doti in fatto di dribbling e di assist. Per le sue qualità, era soprannominato Pequeno Genial (Piccolo Genio) e Sven-Göran Eriksson, che lo allenò tra il 1982 e il 1984, lo definì in seguito il giocatore più tecnico che avesse mai conosciuto.

Chalana a Euro 84 nel celebre match contro la Francia che lo lanciò a livello internazionale

In un’epoca diversa, Chalana sarebbe stato strappato al calcio portoghese dopo pochi mesi dal suo esordio, anziché dopo otto stagioni. Ma il Portogallo di allora era un paese isolato e ancora poco considerato nel panorama europeo, con una società che stava ancora cercando la sua identità dopo il ritorno alla democrazia.

Fu solo con le sue splendide prestazioni a Euro ’84 che Chalana si fece conoscere al grande pubblico internazionale. La sua prestazione più memorabile fu la semifinale contro i padroni di casa della Francia. Con le sue accelerazioni e i suoi cross, mise in difficoltà la difesa francese e servì due splendidi assist per i due gol del Portogallo, firmati Jordão. La Francia poi vinse 3-2, ma Chalana aveva impressionato così tanto i suoi avversari che il Bordeaux, all’epoca la squadra più forte della Ligue 1, fece un’offerta per acquistarlo.

Fernando Chalana, wife Anabel
Chalana con la moglie-manager Anabel

A questo punto, la storia di Chalana riguarda anche Anabel, sua moglie e procuratrice. Anabel Chalana era una donna forte e determinata, che aveva già suscitato polemiche e antipatie nel mondo del calcio. Si dichiarava femminista e si ispirava a Gaby Schuster, la temibile moglie-agente di Bernd Schuster, altrettanto combattiva. Non è chiaro quanto la sua impopolarità fosse dovuta al suo carattere o quanto al fatto che fosse una donna in un ambiente maschilista.

Di sicuro, quando voleva qualcosa faceva di tutto per ottenerla. Per poter accompagnare suo marito a Euro ’84, aggirò il divieto imposto alle compagne e alle fidanzate dei giocatori ottenendo un’accreditamento come giornalista. Quando si seppe che il Bordeaux aveva raggiunto un accordo di 18 milioni di franchi per Chalana, il Boavista, rivale nazionale del Benfica, protestò furiosamente sostenendo di aver firmato un precontratto legale con Anabel tre mesi prima. Giusto per complicare ulteriormente le cose, lo stesso Chalana dichiarò di voler rimanere al Benfica e rinnovare il suo contratto.

La vicenda si concluse con un lieto fine e Fernando Chalana potè trasferirsi in Francia per vestire la maglia dei campioni del Bordeaux, dove avrebbe condiviso il campo con altre stelle degli anni ’80 come Giresse, Tigana, Battiston, Lacombe e Dieter Müller.

Fernando Chalana
Nell’infelice parentesi con il Bordeaux

Sfortunatamente, il suo sogno francese si trasformò presto in un incubo. Dopo una prima stagione tutto sommato positiva, fu tormentato da infortuni ricorrenti, saudade per la sua terra natale e le esose pretese di Anabel, che cercava di spillare sempre più denaro al presidente del Bordeaux Claude Bez – a quanto pare per mantenere il suo stile di vita sfrenato.

Il Bordeaux continuò a dominare il calcio francese, ma con Fernando Chalana come comprimario occasionale. In tre anni di Ligue 1 collezionò solo 12 presenze e un misero gol. Un ritorno al Benfica nel 1987 non bastò a rilanciare la sua carriera, ormai minata dagli infortuni e dai problemi extra-calcistici causati da Anabel. Chiuse la sua carriera con brevi parentesi al Belenenses e al Estrela Amador, prima di appendere definitivamente le scarpe al chiodo nel 1992, a soli 33 anni.

Questo genio mancino fu uno dei casi più emblematici di una carriera divisa in due fasi opposte. La prima caratterizzata da una classe straordinaria, da riconoscimenti individuali e da numerosi trofei; la seconda segnata da infortuni, malcontento, scelte sbagliate e dalla consapevolezza di un talento sprecato prima del tempo.