Genoa: alla ricerca della Stella

In principio fu il Genoa: primo club a nascere in Italia, primo club a conquistare lo scudetto, primo club a ingaggiare un allenatore professionista, primo club italiano a partecipare a una tournée in Sudamerica. Era primo in tutto, il Genoa, poi – come capita a ogni primogenito – dovette cominciare a fare i conti con gli altri. Nacquero gli squadroni metropolitani, nacquero addirittura altre formazioni in riva al Bisagno che, nel 1946, diedero vita a una società – la Sampdoria – che avrebbe avuto l’impudenza di contendere al Grifone rossoblu addirittura la supremazia cittadina, dopo che quella nazionale era già finita in altre mani. Qualche bagliore, molti magoni mandati giù a forza: nella città del Mugugno, il tifoso genoano mugugnò a lungo, avendo perso le prerogative del Primogenito. Il lieto fine che sogna è quello che coinciderà con la conquista del decimo scudetto. Una stella per la stella cometa del nostro calcio.

Per capire che cos’è il Genoa, bisognerebbe scomodare la psicanalisi e approfondire la cosiddetta Sindrome del Primogenito. Il club rossoblù, infatti, è quello che vanta il “certificato di nascita” più antico in Italia. Era il 7 settembre 1893 quando un gruppo di inglesi si riunì per dare vita al Genoa Cricket and Athletic Club. Dalla denominazione si evince che il calcio non era proprio in cima ai pensieri dei fondatori, che – stando a quanto è stato tramandato – mettevano il football sullo stesso piano della pallanuoto. Il primo presidente fu Charles De Grave Sells, ma la vera rivoluzione avvenne tre anni dopo, con l’ingresso in società di James Richardson Spensley, l’uomo che fece mutare la denominazione in Genoa Cricket and Football Club e, soprattutto, che aprì le porte ai soci italiani (fino ad allora esclusi) il 10 aprile 1897.

Poi trasferì il campo di casa da Sampierdarena a Ponte Carrega: a quel punto il Genoa era pronto a partecipare al primo campionato italiano, nel 1898, la cui fase finale (con quattro formazioni partecipanti) venne disputata l’8 maggio a Torino, tutto in un solo giorno. In semifinale, i ragazzi di Spensley batterono per 2-1 la Società Ginnastica di Torino, riservando lo stesso trattamento (e lo stesso risultato) all’International Torino in finale. Non si può ancora parlare di “scudetto” (il triangolo tricolore verrà introdotto nel 1924 e sarà proprio il Genoa ad appuntarselo per la prima volta sulle maglie), però il titolo italiano è in bacheca.

Il campionato è appena nato e trova nel Grifone ligure il suo dominatore, tanto che il successo arride ai liguri anche nel 1899 e nel 1900. Sarà il Milan, nel 1901, a interrompere momentaneamente la dittatura aggiudicandosi il titolo di Campione d’Italia, ma subito dopo il Genoa riprende la sua marcia trionfale vincendo nel 1902,1903 e 1904. Un dominio assoluto, che proseguirà nel 1915, nel 1923 e nel 1924. Riassumendo: in principio fu il Genoa, poi arrivarono gli altri club e il Primogenito fu costretto a fare i conti con il resto della compagnia…

Nel frattempo, nel 1912, sotto la Lanterna fa la sua apparizione il primo allenatore professionista del calcio italiano, William Garbutt, ex calciatore costretto ad appendere prematuramente le scarpe al chiodo da un brutto infortunio. I nuovi metodi allenamento e l’arrivo di alcuni fuoriclasse (uno per tutti: il “Figlio di Dio” Renzo De Vecchi, ma anche Giovanni De Prà, Percy Walsingham e Grant) diedero nuova linfa al club rossoblù sino a metà degli anni Venti, portandolo in tournée – prima squadra italiana in assoluto – al di là dell’Oceano, in Argentina e Uruguay.

Poi, nel 1925, la favola si interruppe bruscamente: il Genoa perse la finale contro il Bologna, una sconfitta maturata in circostanze anomale (con tanto di invasione di campo effettuata da tifosi felsinei armati di pistola) e con il presunto beneplacito di Leandro Arpinati, uomo di fiducia di Mussolini, vicepresidente della Federcalcio e tifoso bolognese. Quel giorno si ruppe l’incantesimo: un secondo posto nel 1928, un altro nel 1930, però lo scudetto rimase un sogno. Nel Genoa continuarono a militare fuoriclasse eccezionali, da Felice Levratto a Guillermo Stabile, l’uruguaiano che giunse a Genova dopo essere stato il capocannoniere dei primi Mondiali. Le stelle non diedero l’effetto sperato, tanto che nel 1934 – dieci anni dopo l’ultimo scudetto – arrivò la prima retrocessione in B. 1 sogni di gloria tornarono d’attualità nel 1937 con la conquista della Coppa Italia, ma fu un fuoco di paglia, come quello che nel 1940 portò il Genoa un’altra volta a un passo dalla conquista del decimo scudetto, quello che vale la stella.

Il secondo dopoguerra vide il club rossoblù militare in Serie A senza particolari acuti, se si esclude il campionato 1948-49. quando chiuse al comando il girone d’andata. Negli anni Cinquanta prende il via…. l’ascensore che porterà il Grifone a continui alti e bassi. Retrocessione nel 1950-51, rientro in Serie A due stagioni dopo, nuovo declassamento nel 1959-60 per altri due campionati in purgatorio. Ennesima discesa fra i cadetti nel 1964-65 e, nel 1969-70, il tracollo in Serie C. Il ritorno nella massima divisione è datato 1973, ma l’ascensore riprende a scendere e a fine stagione è ancora Serie B fino al 1975-76, quando la squadra di Bruno Conti e Pruzzo – allenata da Gigi Simoni – torna nel paradiso pallonaro, salvo risalutarlo nel 1977-78. La continua altalena di risultati porta alla cessione della società da Fossati a Spinelli.

Nel 1988-89, con Franco Scoglio in panchina, è ancora Serie A fino al 1995, anno dell’ennesimo ritorno in cadetteria, con tanto di “contorno” europeo, la semifinale di Coppa Uefa persa con l’Ajax nel 1991-92 dopo aver surclassato nientemeno che il Liverpool. E il canto del cigno, che precede un periodo mediocre, con continui cambi di presidenza e rischi di fallimento, scongiurati dall’intervento di Enrico Preziosi. La promozione trasformata in retrocessione nell’estate 2005, la pronta risalita e il rientro tra le Grandi sono gli ultimi capitoli di questa avvincente storia infinita, con in mezzo altre firme importanti come quella di Diego Milito.

La storia di un Primogenito che sogna ancora di conquistare quello scudetto che gli regalerebbe l’agognata Stella.