Sfide Genoa-Milan

Un excursus sulle sfide tra rossoblù e rossoneri dai primi anni del novecento fino agli anni ottanta.


Genoa e Milan sono le due prime società italiane ad aver vinto il campionato nazionale (non parliamo di scudetto, simbolo che solo molto più tardi fu scelto per fregiare la maglia dei campioni). Per essere più precisi, il Milan, nel 1901, spezzò esattamente in due la leadership genoana, che si era espressa con tre vittorie nelle prime tre edizioni (1898, 1899, 1900) e che sarebbe proseguita con un’altra tripletta (1902-3-4).
Il campionato, all’epoca, si giocava con la formula della challenge. Il detentore, cioè, entrava in scena all’ultimo atto, per affrontare il rivale uscito dalle eliminatorie.

Così, in quel 1901, il Genoa tri-campione si era crogiolato nell’attesa di ospitare il rivale di turno. Si sentiva imbattibile, il vecchio Grifone, perché il suo già cospicuo organico era stato rinforzato con l’arrivo dalla Svizzera di Francesco (detto Franz) Calì, che a Zurigo era uno stimato centrattacco. E poi perché la partita andava in scena sul terreno amico, il campo inviolabile di Ponte Carrega.

Sino allora erano state le formazioni torinesi a minacciare il primato ligure, quell’anno dalle eliminatorie era uscita a sorpresa una squadra che aveva appena due anni di vita, anche se si era già rivelata vincendo la «Medaglia del Re»: il Milan.

Il Milan 1901. Da sx, in alto: Lies, Gadda, Hood, Nathan (vicepresidente) e Suter; al centro: Kilpin, Edwards (presidente), il Camperio (dirigente) e Angeloni; in basso: Recalcati, Davies, Negretti, Allison, Colombo

Giocata a Genova il 5 maggio 1901, quella memorabile finalissima tricolore ha questa particolarità: per tantissimi anni le scarne fonti riportarono il successo del Milan per 1-0, ma in realtà è appurato che il match terminò con un largo 3-0 per i rossoneri. C’erano molti stranieri, nei due schieramenti, come risulta da queste formazioni faticosamente ricostruite. Genoa: Spensley; Ghigliotti, Pasteur II; Passadoro, Pasteur I, Rossi; Agar, Bocciardo, Cali, Dapples, Delamare. Milan: Hoode; Sutter, Gadda; Lees, Kilpin, Angeloni; Recalcati, Davies, Negretti, Allison, Colombo.

Un anno dopo, la stessa finale si ripetè. Il Genoa aveva perso giocatori importanti, come Calì e Delamare, passati alla concittadina Andrea Doria, e avrebbe dovuto concedere questa volta il favore del campo al rivale milanista. Ma il «Trotter» di Milano risultò inagibile e così fu ancora il Ponte Carrega a ospitare lo scontro. Il Genoa si riprese una sonante rivincita, 2-0, gol di Salvadé e Pasteur II.

Genoa-Milan 2-0, Ponte Carrega – finale scudetto 1902 (foto magliarossonera.it)

Come scrisse uno zelante cronista dell’epoca: «Fungeva da “referee’’ il signor Salvage di Torino che disimpegnò in modo encomievolissimo il difficile compito affidatogli dalle squadre. Un banchetto in onore dei milanesi con numerosi brindisi e una gita notturna sul mare chiusero la riuscitissima giornata». Quello era fair play…

Altri tempi. Saltiamo al dopoguerra, le gerarchie sono profondamente mutate. Il Genoa naviga fra gli stenti e in retrovia, il Milan conosce una lunga età dell’oro. Stagione 1950-51. Il Genoa ha allestito una squadra ambiziosa, che si rivela invece un fallimento. Tre stranieri nordici che non ne azzeccano una: Tapper, Mellberg e Nilsson. Il cannoniere sampdoriano Baldini che non si ambienta e non è gradito dai tifosi. Il tecnico Bacigalupo, invano affiancato da Giulio Cappelli.

Campionato-calvario per i rossoblù e l’11 marzo 1951 c’è la calata a Marassi di un super Milan, con Czeizler in panchina, che vola verso lo scudetto. Conclusione: 3-0 per i rossoneri, doppietta di Gunnar Nordahl e botta di Annovazzi. Il Milan vince in effetti il titolo, per un solo punto sull’Inter, il Genoa arriva ultimo e finisce dritto in Serie B. È il Milan dei 107 gol e il solo Nordahl ne segna ben 34…

Ma c’è una partita che figura nel record di entrambe le società: la più rovinosa sconfitta interna nella storia del Genoa, il più travolgente successo in trasferta mai ottenuto dal Milan. Si colloca nella stagione 1954-55, che vede i rossoneri, allenati da Béla Guttmann, poi sostituito da Ettore Puricelli, approdare a un altro tricolore, mentre il Genoa tutto sommato se la cava neanche male, classificandosi undicesimo su diciotto.

Presidente del Genoa è Valperga che dà un’occhiata al bilancio e subito realizza che non c’è una lira da spendere. Però il tecnico, che è l’eccellente ungherese Giorgio Sarosi, già immenso calciatore degli anni Trenta, conosce l’arte di arrangiarsi: qualche giovane del vivaio, qualche arzillo vecchietto da restaurare, e così va in pista una squadra che sa farsi rispettare. Tant’è vero che a metà campionato è salutata come una rivelazione.

I prodigi di Sarosi attraggono però l’attenzione della Roma, che fa offerte allettanti. Con il Genoa ormai salvo, Sarosi, lascia Genova di colpo, alla fine di maggio, creando nei suoi giocatori un trauma notevole. A finire la stagione viene chiamato il tecnico delle Giovanili, Ermelindo Bonilauri, ma intanto il 5 giugno è annunciato l’arrivo a Marassi di un Milan che sta stravincendo il campionato.

Uno dei gol di Nordahl in Genoa-Milan 0-8, stagione 1954/55. Lo guardano impotenti Cardoni e Carlini

5 giugno 1955, dunque. Terzultima di campionato. Arbitro Orlandini di Roma, queste le formazioni. Genoa: Franzosi; Cardoni, Becattini; Larsen, Carlini; Emoli; Frizzi, Pistrin, A. Corso, Dal Monte, Carapellese. Milan: Buffon; Beraldo, Zagatti; Liedholm, Pedroni, Bergamaschi; Sørensen, Ricagni, Nordahl, Schiaffino, Frignani. Un Milan con cinque stranieri, tutti ad altissimo livello.

La partita si rivela presto un massacro che i tifosi del Genoa tentano di esorcizzare non restituendo il pallone finito in gradinata. Tre gol segna Nordahl, due Schiaffino, due Frignani, uno Liedholm: otto a zero! Non bisogna credere che Nordahl, l’irresistibile pompierone, ce l’abbia in particolare col Genoa. I gol li segna a tutti, anche in quell’anno ne mette insieme ventisette, vincendo per la quinta volta la classifica cannonieri.

Sei mesi appena dopo, il Genoa si prende una bella rivincita. È il 6 novembre 1955. Il Milan campione arranca dietro l’imprendibile Fiorentina di Bernardini. Il Genoa è affidato a Renzo Magli. La partita viene ricordata come la vendetta del professor Gren. Succede infatti che Gunnar Gren, la mente del Gre-No-Li milanista, dopo una fugace parentesi a Firenze, è disponibile sul mercato. A trentacinque anni il professore non desta più appetiti particolari. Il fatto che costi poco è ovviamente decisivo e il Genoa lo prende in carico, formando con lui e Carapellese una fantastica coppia di nonnetti.

1955/56: il Gre-No-Li riformato per l’occasione

Dal canto suo il Milan, confermato Puricelli in panchina, ha preso proprio dal Genoa Dal Monte e Mariani dalla Fiorentina. Ma ha perso Sørensen e i suoi eroi stanchi. A Genova l’impeccabile regia di Gren risulta decisiva. Un gol di Pistrin manda il Genoa in vantaggio all’intervallo, nella ripresa raddoppia Frizzi su rigore e inutile risulta la rete di Valli (che sostituisce l’ex Dal Monte) perché il vecchio Carapellese chiude i giochi con il punto del 3-1. È un Genoa destinato a un’impresa storica: all’ultima giornata fermerà (ancora 3-1) la Fiorentina, infliggendole la sola sconfitta di tutto il campionato!

Un altro scudetto rossonero, quello del ’59, viene onorato con una vittoria a Marassi, 2-0 il 4 gennaio, reti di Bacci e Altafini. Analogo punteggio si registra l’anno successivo (gol di Schiaffino e Danova), traumatico per il Genoa che, oltre a collezionare l’ennesima retrocessione, si vede affibbiare per responsabilità oggettiva in un caso d’illecito dieci punti di penalizzazione da scontare nel successivo campionato. Da quel momento per il Grifone inizia un periodo nero.

Si rovescia il rapporto di forze nel 1981-82, quando è il Milan a retrocedere, malgrado la vittoria esterna di Marassi, 2-1, con gol di Maldera e di un giovane Baresi, in rimonta alla rete inziale di Briaschi. Lo stesso Briaschi e Onofri firmano invece la vittoria del Genoa sul Milan, 2-0, nel campionato 1983-84, che vede tuttavia un altro tuffo in Serie B dei rossoblù (questa volta auspice la classifica avulsa) allenati da Gigi Simoni. Quelle sfide scudetto di inizio secolo sono molto lontane…

18 aprile 1982: la rete di Maldera in Genoa-Milan 1-2