La storia della Coppa Italia

La coppa Italia rappresenta uno degli appuntamenti più sentiti del calcio italiano con la suggestiva coda della Supercoppa Italiana che pone di fronte la squadra vittoriosa nella coppa Nazionale e quella che ha conquistato lo Scudetto. La Coppa Italia “Tim”, nel corso degli anni, ha subito continui cambiamenti, vivendo tra alti e bassi ma che da qualche tempo, però, sembra aver trovato un’importante dimensione.


Dagli albori alla Seconda Guerra Mondiale

Come raggranellare le briciole più disperse di un unico prodotto, capace di sopravvivere a due guerre mondiali, dal 1922 ad oggi? Non è facile considerando che in questa competizione tutto è cambiato, a partire dal trofeo. Dell’antica Coppa Italia, pesante 8.250 grammi, è rimasto poco. Oggi, più di novant’anni dopo, esiste la Tim Cup. Una nome nato, naturalmente, per ragioni di sponsor.

Non restano tracce neanche del Vado Ligure, prima storica società ad assicurarsi una copia del trofeo nella propria bacheca. Oggi, questa frazione nella periferia industriate di Savona, conserva nei cuori dei figli di quell’epoca i grandi centri operai con fonderie, impianti chimici e petrolchimici. Fra i laterizi e i cantieri di demolizione spuntava la possente Westinghouse, capace di fabbricare locomotori elettrici grazie all’impiego di 1.700 lavoratori. La Coppa Italia nasceva avvolta dalle turbolente vicende che avevano sconvolto il calcio italiano. Grandi i dissidi fra la FIGC e le “big”, con la prima che propose la competizione nazionale come torneo parallelo al campionato.

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1922: al Vado il primo trofeo

Dopo la vittoria del Vado, però, essa non trovò più spazio. Solo nel 1935, con la riduzione della Serie A a 16 squadre e la conseguente disponibilità in calendario di più date, ci fu il tanto atteso decollo. Una componente fondamentale fu anche il nuovo modello ad eliminazione diretta con campo deciso a sorteggio, su modello della Coppa d’Inghilterra.

In caso di parità dopo gli eventuali supplementari, veniva programmata la ripetizione a campi invertiti. Partecipavano tutte le squadre di Serie A, B e C. Le big della massima divisione ebbero accesso al tabellone principale, in attesa della scrematura dai turni preliminari. Dai sedicesimi di finale, sino alla finale, vi erano cinque turni. L’ultimo atto era previsto su campo neutro. Il primo vincitore del resuscitato torneo fu “Il Grande Torino” nel 1936. Ai granata seguirono altri importanti club: Genoa, Juventus ed Inter.

Nel 1941 arrivò la prima sorpresa: il successo del Venezia guidato da uno sconosciuto Valentino Mazzola. Chi alzava la Coppa Italia, a quel tempo, aveva diritto a partecipare alla Mitropa Cup, o Coppa dell’Europa Centrale, la più antica competizione europea per club, fondata nel 1926.

Nel 1943, con la vittoria ancora una volta del Torino, prima società ad accaparrarsi con lo Scudetto l’agognato double, la manifestazione s’interruppe per lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Alla ripresa la Serie A era tornata a 20 squadre, e per la povera Coppa Italia, lo spazio era finito.

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1941: la consegna della Coppa Italia al Venezia

Il rilancio della Coppa: nel 1958 si riparte dalla Lazio

La Coppa nazionale rialzò il sipario a partire dal 1958, con la volontà di legarla alla nuova competizione europea che stava nascendo. Insieme alla neonata Coppa dei Campioni, datata 1955, era in rampa di lancio per il 1960 la Coppa delle Coppe. La Lazio si aggiudicò subito il trofeo con uno splendido colpo di testa di Maurilio Prini. Un gol dell’ex visto il suo arrivo dalla sfidante Fiorentina. Nel 1959 fu La volta della Juventus a conquistare la “coccarda tricolore”, cucita al petto, ufficialmente adottata dalla Lega Calcio per identificare la vincitrice della manifestazione.

Negli anni successivi toccò alta Fiorentina avere la meglio sulla Lazio, poi al Napoli l’impresa delle imprese. E’ l’unica squadra ad aver alzato la Coppa militando in Serie B. Nel 1963 fu il turno dell’Atalanta e nel 1964 Torino si tinse di giallorosso per la prima vittoria della Roma guidata dal capitano Giacomo Losi, con rete decisiva di Bruno Nicolè. La seconda arrivò appena due anni dopo, nel 1969. Erano i primi segnali di come i giallorossi bene si adattavano a tale trofeo.

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1963: è la volta dell’Atalanta di Domenghini

Arriva la formula a gironi

Sebbene la competizione avesse preso piede fra gli obiettivi stagionali delle squadre, la FIGC iniziò a pensare a come attrarre gente negli stadi. Sostituì allora i turni ad eliminazione diretta con una serie spettacolare di gironi: sette da cinque squadre con gare di sola andata. Alle vincitrici andava ad aggiungersi il club detentore. Le otto società rimaste venivano divise in due gironi con gare di andata e ritorno da disputare dopo la fine del campionato. Le due capoliste si sarebbero poi sfidate in finale all’Olimpico.

I rossoneri furono la squadra che meglio si adattò alla nuova formula. Il Diavolo, è il caso di dirlo, fu il Re degli anni ’70. Ben tre volte la coccarda finì sulle maglie rossonere su cinque finali. Nel 1979 si arrivò però ad un ulteriore mutamento che non avesse ripercussioni sulle Coppe Europee. Vennero reintrodotti i turni ad eliminazione diretta per i quarti e le semifinali, con la regola dei gol in trasferta. Dal 1982 anche gli ottavi di finale adottarono tale formula, in concomitanza con la riammissione dei sodalizi della Serie C.

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1981: titolo alla Roma di Liedholm

Anni 80: domina la Roma di Liedholm. Anni 90: le sorprese

In cinque stagioni Nils Liedholm porto nella bacheca della Roma tre Coppe Italia: 1979-80, 1980-81 e 1983-84. La prima di questo terzetto segnava anche la scomparsa della finale in gara unica prima del rientro in vigore a partire dal 2007-08. Dopo Liedholm, comunque, toccò anche a Sven-Goran Eriksson alzare il trofeo in giallorosso nel 1986 in una finale atipica, in quanto orfana dei tanti campioni impegnati nei Mondiali. I doriani si rifecero comunque nelle due edizioni consecutive del 1988 e del 1989. Per la Roma fu solo una pausa. A pochi mesi dalla morte di Dino Viola, arrivò il settimo sigillo capitolino. Dal 1992 la competizione si strutturò in un turno eliminatorio e cinque turni di tabellone principale, tutti disputati secondo le regole europee. Salirono sul gradino più alto nuove realtà come Parma e Vicenza.

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1997: trionfo per il Vicenza di Guidolin

Sul finire del secolo torna la Lazio

La Lazio fu la regina a cavallo fra il XX e il XXI secolo. Ben 3 le Coppe Italia conquistate in 7 stagioni. La prima, datata 1997-98, fu la più rocambolesca. Nella finale di ritorno Gottardi, Jugovic e Nesta, dinanzi a 70.000 spettatori, resero nullo il doppio vantaggio del Milan (1-0 a San Siro con Weah, e 0-1 dopo pochi minuti del secondo tempo all’Olimpico con Albertini). Un trofeo tanto celebrato, quanto poi scemato nell’entusiasmo per via della finale di Coppa Uefa persa al Parco dei Principi contro l’Inter di Ronatdo. Nella gloriosa stagione 1999-00, Sven-Goran Eriksson portò invece a casa il “doublé” con Coppa nazionale e Scudetto. I laziali, accorsi festanti in 15.000 al Giuseppe Meazza, video i propri calciatori ossigenati difendere il 2-1 dell’andata. La terza affermazione ci fu nel 2003-04 sotto la guida di Roberto Mancini. Autentico mattatore il capocannoniere detta competizione, Stefano Fiore, autore di 6 reti. Giuseppe Favalli alzò la Coppa Italia nel cielo di Torino.

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2004: quarto titolo per la Lazio

Gli ultimi anni

Il torneo, vista anche l’abolizione della Coppa delle Coppe nel 1999, stava andando oramai incontro ad un costante declino. Nel 2005 la FIGC decise dunque d’introdurre le eliminatorie fra le 12 squadre di Serie A non presenti in Europa, quelle di B e te 30 di C. Con scarsi risultati si arrivò nel 2007, in occasione della 60esima edizione alla riduzione dell’organico alle sole società di Serie A e B. Nel 2008 si fece però marcia indietro, con la costituzione di un mega tabellone tennistico con tutte gare uniche, eccezion fatta per le semifinali. Dal 2007-2008 si tornò anche alla finale in gara unica, da disputarsi allo Stadio Olimpico.

In questo marasma di modifiche l’attenzione dell’Italia calcistica era puntata sulla sfida fra Roma e Inter. La prima ci fu nel 2005, con l’Inter di Adriano e Mihajlovic che annientò i giallorossi di Bruno Conti. Stessa sorte nel 2006 per i nerazzurri, guidati dal Jardinero Cruz. Totti, però, riusciva ad alzare il trofeo nel 2007 grazie al clamoroso 6-2 dell’andata. Nella finale unica del 2008, Mexes e Perrotta regalarono ancora la “coccarda” ai giallorossi, scucita l’anno dopo dai biancocelesti di Delio Rossi ai rigori contro la Sampdoria. Decisive le parate di Muslera, il gol di Zarate e il penalty di Dabo.

Nel 2011 è ancora l’Inter a trionfare contro la sorpresa Palermo, prima dell’atteso ritorno del Napoli che solleva nuovamente il trofeo a venticinque anni dal suo ultimo trionfo (ripetendosi poi nel 2013-2014), mentre nella stagione 2014-2015 è la Juventus, con la sua decima vittoria nella manifestazione – primo club a raggiungere tale traguardo – a porre fine a un digiuno lungo esattamente due decenni; i bianconeri finiranno per egemonizzare la competizione a metà del decennio, divenendo i primi nella storia a trionfare per tre edizioni consecutive. In precedenza, la finale del 2012-2013 all’Olimpico vede per la prima volta il derby di Roma assegnare un trofeo ufficiale, con la Lazio a cucirsi la coccarda al petto.

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2012: ritorno al successo del Napoli