RIMET Jules: il pioniere con il Sogno Mondiale

Jules Rimet: un nome che rimarrà per sempre legato alla Coppa del Mondo, il suo capolavoro che ha saputo coinvolgere e appassionare milioni di persone in tutto il mondo, più di qualsiasi altra iniziativa sportiva. Ma il suo lascito al calcio globale non si esaurisce qui. C’è molto di più dietro la storia del figlio di un droghiere nato il 14 ottobre 1873 in un piccolo villaggio della Francia orientale, Theuley-les-Lavoncourt.

La sua infanzia fu segnata dal trasferimento dei suoi genitori a Parigi, dove aprirono una drogheria, e dall’educazione severa e cattolica affidata ai nonni. Solo a 11 anni poté raggiungere la famiglia nella capitale, dove si distinse negli studi e ottenne una borsa di studio per studiare legge, caso abbastanza insolito per uno del suo ceto sociale.

Fu profondamente influenzato non solo dalle difficoltà economiche della sua famiglia, ma anche dalla situazione di miseria e povertà in cui vivevano le classi lavoratrici francesi dell’epoca e dall’inerzia delle autorità nel trovare una soluzione. Da fervente cattolico, rimase colpito dalla Rerum Novarum, la lettera aperta che Papa Leone XIII indirizzò nel 1891 a tutti i leader cattolici, denunciando “la miseria e la sventura che gravavano così ingiustamente sulla maggioranza della classe operaia”. Questo documento ebbe un grande impatto su Rimet, che all’epoca era appena maggiorenne, e lo spinse a consolidare le sue idee future.

Suo nipote, Yves Rimet, lo descrisse come un “umanista e idealista, che credeva che lo sport potesse unire il mondo”. Fu questa visione a guidare i primi passi del giovane Rimet nel mondo del calcio; uno sport che ancora non lo appassionava particolarmente ma che stava diventando sempre più popolare in Francia.

Nel 1897, a 24 anni, fondò insieme ad alcuni amici il Red Star Sporting Club nel quartiere parigino di Saint-Ouen, un’area prevalentemente residenziale e multiculturale. Rimet e i suoi compagni avevano in mente un club che fosse più di una semplice squadra di calcio. Volevano che fosse un punto di riferimento e di coinvolgimento per la comunità locale, che offrisse diverse attività sportive e culturali e che fosse aperto a tutti. Il Red Star non avrebbe discriminato i membri per motivi di classe; una scelta rivoluzionaria per l’epoca. Non a caso, il club si legò profondamente alla classe operaia e alla sinistra politica del distretto.

Rimet si appassionò sempre più al football e divenne una figura chiave nella nascita del primo campionato nazionale francese – la Football Association League – nel 1910, di cui fu anche il primo presidente. Nel 1919, dopo la fine della prima guerra mondiale, contribuì a fondare la Fédération Française de Football (FFF) e ne assunse la presidenza. La FFF era affiliata alla FIFA fin dal principio e questo permise a Rimet di perseguire la sua più grande ambizione: un torneo mondiale di calcio.

Nel 1921, diventò anche il presidente della FIFA, che si era ristabilita dopo la guerra e aveva sede nella sua Parigi. Rimet, che aveva combattuto nella prima guerra mondiale e si era meritato la Croix de Guerre , pensava che lo sport potesse canalizzare in modo più positivo il nazionalismo sfrenato dell’epoca, promuovendo un avvicinamento tra le nazioni attraverso il calcio. Ma a differenza di altri dirigenti sportivi dell’epoca, come il barone Pierre de Coubertin, famoso per i Giochi Olimpici, Rimet riteneva che ciò fosse possibile solo se lo sport fosse accessibile a tutte le classi sociali e non solo agli amatori. Essendo un uomo che si era fatto da solo e non un aristocratico, Rimet aveva una visione diversa da quella di molti suoi colleghi.

La FIFA aveva sempre aspirato a un torneo mondiale, ma si era accontentata del torneo olimpico di calcio, con i suoi ideali dilettantistici, come primo passo in questa direzione. Rimet sostenne il progetto della FIFA, ma incontrò l’opposizione sia di de Coubertin che della potente FA inglese. Tuttavia, negli anni ’20, questa idea guadagnò sempre più consensi poiché i contrasti sullo svolgimento del torneo olimpico di calcio si acuirono.

Rimet sul Conte Verde diretto in Uruguay: il sogno mondiale è realtà

Rimet insistette sul fatto che la FIFA dovesse essere l’unica responsabile del torneo e voleva includere anche i professionisti delle classi sociali più basse. Se il CIO non avesse accettato, Rimet minacciava di organizzare il suo proprio torneo mondiale.

Un congresso FIFA nel 1928 ad Amsterdam fu il luogo dove nacque l’idea definitiva di una Coppa del Mondo di calcio da disputarsi ogni quattro anni. Il primo torneo si tenne in Uruguay nel 1930, ma non fu facile per Rimet convincere le squadre europee a partecipare. Solo Francia, Belgio, Jugoslavia e Romania accettarono l’invito, grazie al sostegno economico degli organizzatori uruguaiani. Rimet viaggiò con loro sulla nave Conte Verde, portando con sé il trofeo della Coppa del Mondo nascosto nella sua valigia.

Quel torneo inaugurale fu un successo e la Coppa del Mondo si consolidò come un evento internazionale. Rimet dovette però affrontare alcune polemiche per aver tollerato l’uso politico dell’evento, soprattutto nei due tornei successivi, che coincisero con la crescita del fascismo.

La FIFA sopravvisse alla seconda guerra mondiale e alla sua fine Rimet poteva dirsi orgoglioso di aver mantenuto in vita la sua visione di unire il mondo attraverso lo sport, mentre la Società delle Nazioni (l’antenata dell’ONU) naufragava nel suo tentativo di creare la pace.

Jules Rimet consegna la Coppa a Fritz Walter

Rimet fu presidente della FIFA per 33 anni, fino al 1954, quando consegnò il suo trofeo a Fritz Walter dopo la finale della Coppa del Mondo a Berna. In quel periodo, i membri della FIFA erano passati da 12 a 85 e la Coppa del Mondo era diventata un evento globale di grandissimo prestigio.

Rimet credeva nel calcio come uno sport inclusivo e multiculturale. Credeva che attraverso il calcio si potessero promuovere i valori cattolici che gli stavano a cuore: lavoro duro, fair play, cooperazione e rispetto. Dopo aver lasciato la presidenza della FIFA, Rimet fu candidato al Premio Nobel per la Pace nel 1956, un ulteriore riconoscimento alle sue ambizioni sportive e umanitarie. Morì a Suresnes, in Francia, proprio nel 1956, due giorni dopo il suo 83° compleanno

Nonostante non fosse mai stato un calciatore, il suo impatto sul calcio mondiale è stato determinante e ancora oggi evidente a livello globale. E questa è l’eredità più grande di Jules Rimet, un vero e proprio pioniere.