Cos’è il calcio per le Isole Fær Øer?

Il percorso calcistico seguito dalle Fær Øer è una storia affascinante di sviluppo sportivo e di affermazione dell’identità nazionale in uno degli angoli più isolati e misteriosi d’Europa.

Tra Scozia, Islanda e Norvegia, nell’Oceano Atlantico settentrionale, sorgono le Fær Øer: 18 isole vulcaniche di basalto, dove il vento soffia forte su brughiere e scogliere mozzafiato, e dove i villaggi di pescatori e le case con i tetti di torba si mescolano alla perfezione con il paesaggio.

In questo arcipelago le pecore sono 20.000 in più degli abitanti e la pesca sostiene il 97% dell’economia. Colonizzate dai vichinghi provenienti dalla Norvegia nel IX secolo dC (ma forse già visitate dai monaci irlandesi secoli prima), le Fær Øer hanno una storia politica lunga e intricata. Dopo secoli sotto la corona norvegese-danese, le Fær Øer passarono al Regno di Danimarca insieme a Groenlandia e Islanda con il Trattato di Kiel nel 1814.

Oggi le isole tecnicamente fanno parte del Regno di Danimarca, ma godono di un’ampia autonomia dal 1948. Il loro Parlamento locale collabora con quello danese, che include anche la Groenlandia, ma si occupa solo delle questioni interne. La difesa e la diplomazia restano in mano alla Danimarca, che provvede anche alla sicurezza con polizia e guardia costiera. Le isole non hanno un esercito proprio.

Questa piccola e remota nazione è anche protagonista di una delle più incredibili imprese calcistiche degli ultimi anni. Qui il calcio è diventato un potente strumento per esprimere l’identità faroense e con una popolazione di poco più di 51.000 persone, ci sono oltre 5.000 calciatori, che corrispondono al 10% della popolazione totale, oltre a 20 campi regolamentari.

La Federcalcio delle Isole Fær Øer – Fótbóltssamband Føroya – è stata fondata solo nel 1979, e la squadra nazionale, Landsliðið, si è affiliata alla FIFA nel 1988, entrando a far parte della UEFA nel 1990. Ora è il quarto paese UEFA più piccolo per popolazione, dopo Gibilterra, San Marino e Liechtenstein.

Le Fær Øer hanno iniziato a giocare a calcio solo per divertimento, sfidando squadre amiche come Islanda, Isole Shetland, Groenlandia e la selezione danese under 21. Hanno partecipato anche a tornei non ufficiali come gli Islands Games e Greenland Cup, portando a casa due trofei per ciascuna competizione, senza essere riconosciute da UEFA o FIFA.

La loro prima impresa storica risale al settembre 1990, quando hanno battuto l’Austria per 1-0 (rete di Torkil Nielsen) nelle qualificazioni a Euro 92. La partita si era giocata in Svezia, perché le Isole Fær Øer non avevano uno stadio adeguato. Una vittoria entrata nella leggenda come il Miracolo di Landskrona, vero e proprio simbolo della nascita della nazionale.

Ivan Enginsson Eysturland, che ha seguito la nazionale per oltre 100 partite nel corso di 25 anni, racconta cosa significa il calcio per il suo popolo:

“Penso che la selezione Fær Øerse sia fondamentale per l’identità e l’orgoglio nazionale, forse più di qualsiasi altra al mondo, tranne forse l’Uruguay. Le Fær Øer non sono ancora uno stato indipendente e sono una nazione molto piccola. Prima di entrare nella FIFA e nella UEFA, circa 30 anni fa, eravamo quasi sconosciuti al mondo. Oggi, credo che il 90% delle persone che conoscono le Fær Øer lo debbano al calcio. Per me, i calciatori faroensi sono i migliori ambasciatori della nostra nazione”.

Johan Hentze, un altro tifoso fedelissimo della nazionale, concorda:

“Siamo una nazione molto orgogliosa. La nazionale ci rende ancora più fieri, soprattutto quando otteniamo dei buoni risultati, anche se non capita spesso. Ma abbiamo i nostri momenti di gloria. Come quando abbiamo battuto la Grecia in casa e in trasferta”.

Esatto: nel 2014, le Fær Øer hanno sconfitto gli ellenici per 1-0 in trasferta, quando la Grecia era 18° nel mondo e le Fær Øer 187°. L’anno dopo, hanno ripetuto l’impresa in casa, vincendo 2-1. Una doppia vittoria che ha fatto schizzare le Fær Øer al 74° posto nel ranking FIFA, ancora oggi il loro più grande successo sportivo.

Il Tórsvøllur, lo stadio nazionale situato nella capitale Torshavn, può ospitare 6000 spettatori (il 12% della popolazione nazionale). Il gruppo di tifosi chiamato Skansin è nato nel 2014 dopo la vittoria per 1-0 contro la Grecia e occupa la tribuna principale dello stadio, dove si riuniscono i fan più appassionati.

Il loro vecchio stadio, Svangaskarð, si trova nel villaggio di Toftir, a un tiro di schioppo dal mare e non è raro che i palloni finiscano in acqua e vengano inghiottiti dalle onde. In questo stadio si è registrato il record di spettatori per una partita di calcio nelle Isole Fær Øer: 6.642 persone hanno assistito alla vittoria per 2-1 della squadra locale contro Malta nel giugno 1997, il 14% dell’intera popolazione. Difficilmente si potrebbe trovare un altro paese dove il calcio sia così radicato, in proporzione agli abitanti, come nelle Fær Øer.

Quali sono i fattori che hanno favorito lo sviluppo del calcio nelle Fær Øer? Eydun Trugvason, tifoso del Liverpool e della sua squadra del cuore NSI Runavik, racconta:

“Il calcio è una passione nazionale nelle Isole Fær Øer, e quasi tutti lo praticano fin da piccoli. Così ogni talento viene scoperto e valorizzato. Il calcio qui riceve molte attenzioni, energie e risorse. Negli ultimi tempi molti dei migliori calciatori faroensi hanno trovato ingaggi da professionisti in Danimarca, Norvegia, Germania e Islanda, e questo ha sicuramente innalzato il livello della nazionale”.

Johan Hentze conferma questa tesi, sottolineando:

“Penso che i nostri successi siano dovuti in gran parte al livello dei campionati in cui giocano i nostri calciatori. All’inizio eravamo solo dilettanti, ma la situazione è cambiata enormemente negli anni. Uno dei nostri giocatori più forti di sempre, Todi Jónsson, è entrato nella hall of fame dell’FC København, per esempio. Oggi vediamo molti giovani giocatori lasciare le Fær Øer per inseguire il sogno del calcio professionistico”.

Asbjorn Nielsson Nattesand, membro del consiglio di amministrazione del club di seconda divisione Undrið FF, evidenzia un altro fattore-chiave nella crescita calcistica delle Isole Fær Øer:

“Negli ultimi anni, la squadra ha guadagnato più fiducia e ha iniziato a giocare con più personalità. Devo dire che avere una squadra under 21 (formata solo nel 2006) è stata fondamentale in questo processo. Ora quasi tutti i nostri giocatori provengono dalle giovanili, il che li rende più esperti e preparati”.

Per essere una nazione calcistica così giovane, le Fær Øer hanno un sistema di leghe a quattro livelli ben organizzato e regolato, con la Premier League delle Isole Fær Øer – l’Effodeildin – composta da dieci club, tutti semi-professionisti. Il club più antico, il TB Tvøroyri, è stato fondato nel 1892, lo stesso anno di Liverpool e Newcastle.

I campioni della massima serie accedono al primo turno di qualificazione alla Champions League, mentre il secondo e il terzo classificato accedono al turno preliminare delle qualificazioni all’Europa League. Tra le dieci squadre – NSI Runavik, Argia Boltfelag ed EB/Streymur – ci sono tre squadre composte esclusivamente da giocatori faroensi. L’Effodeildin è sorprendentemente variegata nella sua composizione, con giocatori brasiliani, spagnoli, olandesi e croati tra le 17 nazionalità che hanno giocato nella massima serie negli ultimi anni

Con il progresso degli allenamenti e delle infrastrutture, non stupirebbe vedere altri talenti faroensi emergere nel futuro prossimo nei campionati professionistici europei.

Intanto la nazionale, guidata negli anni anche dal campionissimo Allan Simonsen (1994-2001) e dall’ex eroe danese di Euro 92 Lars Olsen, sogna ancora di partecipare a un torneo importante.