STRÖMBERG Glenn: il vichingo

Possente centrocampista svedese con il vizio del gol, è stato uno degli stranieri più forti che abbiano mai vestito la maglia nerazzurra dell’Atalanta.

Negli anni ’80, le belle stagioni della squadra orobica, i successi e la magnifica cavalcata in Coppa delle Coppe, sono state dovute all’apporto del Vichingo Biondo Glenn Peter Strömberg, che con la sua forza fisica, la compostezza in campo e la maestria nel gioco aereo, ha contribuito a portare classe e voglia di vincere nella bergamasca.

Strömberg nasce il 5 gennaio 1960 a Bramaregarden in Svezia da Kent, impiegato nell Volvo, e Mimmit, insegnante di scuola materna. Dimostra subito una particolare attitudine al calcio, tanto da debuttare col Lerkìls I.F.,una squadretta locale partecipante al campionato regionale (diciamo una sesta serie), all’età di 15 anni.

Nel 1977 passa al Göteborg, dove disputa un paio di campionati giovanili sufficienti a metterlo in evidenza come il miglior juniores svedese. L’esordio in prima squadra avviene il 16 aprile 1979, contro il Kalmar. L’IFK di Eriksson vince per 4-0 e Glenn realizza un gol.
Per un paio di stagioni Strömberg resta dilettante e trova un lavoro presso l’ICA, la più grande catena svedese di supermercati alimentari naturali.

Ma il calcio diventa per lui sempre più importante e, dopo nove presenze nella nazionale under 21, il 3 giugno 1982 debutta a Göteborg contro l’Unione Sovietica (1-1) dando vita ad uno spettacolare duello contro Gavrilov. Le sue presenze in nazionale si intensificarono e il momento di gloria arriva nel doppio confronto contro l’Italia nel quadro delle eliminatorie per il campionato d’Europa 1984. A Göteborg (dove il 29 maggio 1983 la Svezia supera gli azzurri per 2-0) batte una volta Zoff ed a Napoli (dove il 15 ottobre 1983 gli scandinavi si ripetono vincendo 3-0) si migliora realizzando una doppietta in soli sette minuti.

Ma la sua stagione migliore, come del resto quella dell’IFK Göteborg, è la 1981/82, quando vince coppa di Svezia e la Coppa Uefa; in particolare nella competizione europea si tratta di un vero e propria trionfo, dato che la formazione di Erikson fa fuori una dopo l’altra l’Haka Valkeakoski, lo Sturm Graz, la Dinamo Bucarest (che aveva eliminato l’Inter), Valencia, Kaiserlautern e Amburgo in finale, collezionando 9 vittorie e 3 soli pareggi.

Lascia l’IFK Göteborg nel settembre del 1983, dopo aver assommato in quattro stagioni di prima divisione 90 partite e 8 reti. Sven Göran Eriksson, infatti, già al Benfica da una stagione, lo chiama d’urgenza per dare vitalità e aggressività a una formazione troppo compassata. E Strömberg, sia pur non brillando ai migliori suoi livelli precedenti, mette comunque insieme in una stagione e mezzo due scudetti (’83 e ‘84), una coppa di Portogallo (’83) ed ancora una finale di coppa Uefa (quella dell’83, persa però contro i belgi dell’Anderlecht), per un totale di 25 partite e 7 gol.

Nell’estate del 1984, desidera cambiare aria, sentendosi arrivato a livello di risultati in Portogallo, decidendo di accettare la corte dell’Atalanta, un team giovane con un forte spirito di squadra che punta a consolidarsi nella Serie A degli anni ottanta, il campionato dove tutti i campioni volevano mettersi in mostra e alla prova. Proprio quell’estate arrivarono, per dire, Maradona e Rummenigge.

La Serie A si rivela un campionato duro, Strömberg gioca una buona stagione e l’Atalanta rimane in massima serie, ottenendo un positivo decimo posto. Dopo un onorevole ottavo posto la stagione successiva, nel 1986-87 l’Atalanta gioca un pessimo campionato, anche lo svedese subisce una sorta di involuzione tattica e la squadra orobica finisce in Serie B. Riceve moltissime critiche da stampa e tifosi, troppe, ed Eriksson, l’allenatore che lo adora, gli offre di lasciare Bergamo per portarlo con lui alla Roma.

Ma Strömberg è troppo orgoglioso e non vuole lasciare i nerazzurri da perdente, così decide di accettare e di rimanere anche in Serie B, sebbene l’Atalanta giochi in Coppa delle Coppe, dato che la stagione della retrocessione era arrivata in finale, perdendola, con il Napoli campione d’Italia.

L’anno in cadetteria giova psicologicamente al campione svedese, che è l’autentico protagonista della risalita bergamasca in prima serie. E’ una diga invalicabile in mezzo al campo. Inoltre l’Atalanta fa strada in Coppa, fermandosi solo in semifinale contro i futuri campioni belgi del Malines.

Strömberg rimane a Bergamo fino alla stagione 1991-92, contribuendo a salvare ogni anno la squadra dalla retrocessione. Le sue giocate e il suo cuore lo rendono l’idolo della curva nerazzurra e, nonostante gli arrivino offerte molto più laute, sia da club italiani che spagnoli, decide di diventare una bandiera della Dea, non tradendo mai la tifoseria e mettendoci il cuore ed il sudore in ogni singola partita.

Strömberg giocherà otto stagioni in Italia a Bergamo, sette in Serie A per 187 presenze e 15 goal, più una stagione in Serie B con 3 reti in 34 presenze. Nel 1992 all’età di 32 anni, complici problemi muscolari, decide di lasciare il calcio giocato. Con la Nazionale aveva lasciato due anni prima, dopo aver accumulato una cinquantina di presenze e 7 reti.

Questi i suoi ricordi del “viaggio” italiano:

«I due momenti più belli, stranamente, non rientrano nel periodo della Serie A. Uno è legato all’anno in cui siamo stati promossi. Quell’ultima partita, con la gente che stava per entrare in campo quando mancavano ancora due o tre minuti e l’arbitro che forse ha fischiato la fine perché i tifosi erano già in campo. Ecco, quello è stato un anno bellissimo. Alla vigilia avevo tanti dubbi se rimanere a Bergamo, giocare in Serie B. Ero criticato fino al collo più o meno da tutti, diciamo che erano solo i miei compagni e la squadra, l’Atalanta, a volermi. Quell’anno era stata allestita una bellissima squadra, che giocava molto bene. Ci siamo divertiti tantissimo insieme e alla fine siamo andati in A. L’altro ricordo, la semifinale col Malines giocata a Bergamo. Non ho mai visto tanta gente felice in uno stadio quando l’Atalanta perde. Sembrava una sera in cui a nessuno importava del risultato, ma voleva solo fare grande festa. Eravamo in semifinale, avevamo fatto tutto il possibile, abbiamo avuto anche molta sfortuna in quella partita perché potevamo conquistare la finale, eppure sembrava non contare niente. Contava solo vedere tutta quella gente felice, che si divertiva e che alla fine ha applaudito a lungo noi e gli avversari».

Glenn Peter Strömberg (Göteborg, 5 gennaio 1960)

StagioneSquadraPresenze (Reti)
1976-1982 IFK Göteborg97 (9)
Gennaio 1983-1984 Benfica32 (10)
1984-1992 Atalanta219 (18)