Geoff Hurst: la tripletta della vita

Ramsey aveva fatto una promessa e l’aveva mantenuta: l’Inghilterra era la regina del mondo. Era il sogno di tanti, il frutto di una lunga attesa. Ma per un calciatore, più di tutti, il destino aveva riservato una sorpresa inaspettata e meravigliosa.

Ci sono giocatori che si presentano ai tornei più prestigiosi con la convinzione di essere nati per brillare, altri che si limitano a sperare di fare una buona figura. Per alcuni, però, ci sono tornei in cui sei chiamato solo a far numero. Davanti a te ci sono giocatori che occupano il tuo ruolo e hanno garantito un posto fisso, e ti sembra quasi ovvio che tu sia lì solo per fare da riserva. Ma ogni tanto, il destino cambia le carte in tavola e la comparsa diventa protagonista. Nei Mondiali del 1966, il centravanti inglese Geoff Hurst visse una storia del genere.

Per ironia della sorte, il giovane attaccante di 24 anni aveva debuttato con la maglia dell’Inghilterra proprio contro la Germania Ovest nel febbraio di quell’anno magico. Quella partita, assieme ad altre due apparizioni sul palcoscenico internazionale, combinate alle sue prestazioni con il West Ham in campionato, avevano convinto il ct dell’Inghilterra Sir Alf Ramsey a convocarlo tra i 22. Ma quando il torneo iniziò, nessuno aveva dubbi sul fatto che i titolari per guidare l’attacco alla conquista della Rimet fossero Jimmy Greaves e Roger Hunt.

All’epoca non c’erano le sostituzioni, quindi Hurst dovette assistere dalla panchina al cammino dell’Inghilterra, prima titubante e poi sempre più sicuro, mentre superava la fase a gironi. Un pareggio senza reti contro l’Uruguay fu seguito da due vittorie abbastanza prevedibili contro Messico e Francia. Fu proprio in quest’ultima partita, però, che il destino mise lo zampino e trascinò il giovane attaccante nato a Tameside fuori dall’ombra lanciandolo nell’Olimpo del calcio.

Greaves si infortunò contro la Francia, costringendo il centravanti a saltare i quarti di finale contro l’Argentina, e senza il suo bomber di punta, Ramsey puntò su Hurst. Fu una scelta che si rivelò vincente. Contro i sudamericani, segnò di testa sul primo palo portando l’Inghilterra in semifinale contro la rivelazione Portogallo. Qui la squadra di Ramsey dovette ancora fare a meno di Greaves, e Hurst si confermò con un’ottima prestazione nella vittoria per 2-1 fornendo anche l’assist per il secondo gol di Bobby Charlton. Tutto era pronto, quindi, per la sfida contro la Germania Ovest nella finale di Wembley il 30 luglio 1966.

Hurst regala la vittoria nel difficile match contro l’Argentina

A quel punto, Greaves era stato dichiarato “abile” e, per una partita così cruciale, c’era molta pressione da parte della stampa affinché fosse reintegrato, nonostante le ottime prestazioni di Hurst come suo sostituto. Ma Alf Ramsey era un uomo leale con i suoi giocatori, e non si lasciava certo condizionare dall’opinione pubblica. Hurst ebbe la meglio su Greaves e la storia gli diede ragione.

«England expects that every man will do his duty» aveva dichiarato l’ammiraglio Nelson alla vigilia della Battaglia di Trafalgar, e una splendida giornata di sole faceva da cornice ideale per una vittoria in casa, come aveva predetto il suo allenatore quando gli era stato affidato il compito. Ma le cose non andarono subito per il verso giusto. Una rete di Helmut Haller sorprese la difesa inglese che si trovò in svantaggio per la prima volta nel torneo. Erano trascorsi appena una dozzina di minuti: l’Inghilterra aveva bisogno di un salvatore.

Hurst corregge di testa una punizione battuta da Moore: 1-1

Sei minuti dopo Hurst iniziò a scrivere una storia di gloria calcistica degna di un romanzo d’avventura. Un calcio di punizione battuto rapidamente da Bobby Moore trovò Hurst lanciato nello spazio, colpo di testa e pareggio per l’Inghilterra. La partita continuò equilibrata, senza che nessuna delle due squadre riuscisse a imporsi, anche se l’Inghilterra spingeva e Hurst guidava con la consueta grinta la linea d’attacco. A 12 minuti dalla fine l’Inghilterra passò in vantaggio con Martin Peters che insaccò su una respinta a un tiro di Hurst. La Rimet sembrava ormai nelle mani degli inglesi quando Wolfgang Weber riportò il punteggio in parità a pochi secondi dalla fine. Sarebbero serviti altri 30 minuti (e due magie di Geoff Hurst) per decidere la partita.

A undici minuti dall’inizio del primo tempo supplementare, un cross dalla destra trovò Hurst in area tedesca con le spalle alla porta. Girandosi, sparò alto superando Hans Tilkowski. La palla colpì la traversa, rimbalzò e uscì. Roger Hunt si girò subito per esultare, ma la palla aveva superato la linea? Il cosiddetto ‘guardalinee russo’ – che in realtà era azero – Bakhramov annuì più volte quando fu interpellato dall’arbitro svizzero Dienst. Non sappiamo cosa si dissero in quei momenti, ma alla fine il gol fu convalidato.

Un fermo immagine con la contestata rete del 3-2. In basso a destra il guardialinee Bakhramov

Le stanche gambe dei tedeschi cercavano ora un altro insperato pareggio mentre i minuti scorrevano veloci. In seguito ad un altro attacco della Germania, Bobby Moore rilanciò verso la metà campo sguarnita, facendo arrivare la palla a Hurst. L’attaccante aveva la prateria verde di Wembley davanti a sé con un solo difensore tedesco e sulla destra Alan Ball che avanzava verso la porta tedesca.

Ball gridò per ricevere la palla mentre il difensore cercava di chiudere su Hurst. Richieste giustamente ignorate: Hurst avanzò mentre la gloria gli si spalancava davanti ed entrato in area, calciò la palla oltre Tilkowski. In seguito avrebbe confessato di aver tirato più forte che poteva in modo che se avesse sbagliato il bersaglio, almeno avrebbe fatto scorrere i secondi rimanenti mentre la palla veniva recuperata per riprendere il gioco. Ma non c’era bisogno di tutto questo perché la palla era in fondo al sacco.

Ramsey aveva fatto una promessa e l’aveva mantenuta: l’Inghilterra era la regina del mondo. Era il sogno di tanti, il frutto di una lunga attesa. Ma per un calciatore, più di tutti, il destino aveva riservato una sorpresa inaspettata e meravigliosa. L’ombra era diventata luce e aveva regalato al suo paese la Coppa del Mondo.

Fonti: https://allbluedaze.com/2019/02/04/geoff-hurst-the-stand-in-who-took-centre-stage/