La miniserie Netflix ha riportato l’attenzione sulle origini del calcio per come lo conosciamo. Pur non essendo un’opera storiografica, ha il merito di aver stimolato la curiosità di molti appassionati verso le radici del nostro amato football.
Come spesso accade con le trasposizioni televisive di eventi storici, “The English Game” si prende diverse libertà creative, mescolando fatti reali e invenzioni narrative. Ma al di là delle imprecisioni, offre lo spunto per approfondire un periodo affascinante e cruciale per lo sviluppo del gioco più popolare al mondo.
Blackburn, la culla del calcio operaio
Uno dei punti centrali della trama ruota attorno alle vicende di Fergus Suter, presentato come il capitano di una squadra chiamata semplicemente “Blackburn“. In realtà, la città di Blackburn negli anni ’70 e ’80 dell’Ottocento vantava due club importanti: il Blackburn Olympic e il Blackburn Rovers. La serie fonde queste due realtà in un’unica entità fittizia.
Questa semplificazione, seppur comprensibile per esigenze narrative, nasconde una storia ancora più avvincente. Il Blackburn Olympic fu infatti la prima squadra composta da giocatori della classe operaia a vincere la FA Cup nel 1883, sconfiggendo l’Old Etonians e segnando simbolicamente la fine del dominio delle squadre formate da ex studenti delle scuole d’élite.
Fergus Suter, il protagonista della serie, giocò effettivamente per il Blackburn Rovers, non per l’Olympic. Con i Rovers vinse tre FA Cup consecutive tra il 1884 e il 1886, ma queste vittorie arrivarono contro altre squadre operaie, non contro i blasonati club di gentleman come mostrato nella fiction.
L’Old Etonians e la resistenza dell’aristocrazia calcistica
La serie dipinge gli Old Etonians come i dominatori incontrastati del calcio inglese dell’epoca. In realtà, pur essendo una squadra di primo piano, gli Old Etonians non furono così imbattibili come suggerito. Vinsero due FA Cup, nel 1879 e 1882, e persero altre quattro finali.
Il vero club che incarnava il dominio dell’élite era il Wanderers, formato da ex allievi di varie scuole pubbliche del sud dell’Inghilterra. I Wanderers vinsero ben cinque FA Cup tra il 1872 e il 1878, stabilendo un record che resistette per decenni.
Arthur Kinnaird, presentato nella serie come capitano degli Old Etonians, fu effettivamente una figura centrale del calcio vittoriano. Giocò nove finali di FA Cup, vincendone cinque, ma solo due con gli Old Etonians. Le altre tre le conquistò con i Wanderers, dettaglio omesso nella trasposizione televisiva.
Jimmy Love, il mistero del primo professionista
Tra i personaggi più intriganti della serie c’è Jimmy Love, presentato come fedele compagno di Suter. La realtà storica di Love è ancora più affascinante e misteriosa di quanto mostrato sullo schermo.
Jimmy Love potrebbe essere stato il primo vero calciatore professionista della storia. Originario di Glasgow, si trasferì a Darwen nel 1878, probabilmente per sfuggire a dei debiti. Fu lui ad aprire la strada a Suter e ad altri giocatori scozzesi che sarebbero arrivati nel Lancashire negli anni successivi.
La carriera calcistica di Love fu breve ma intensa. Dopo aver giocato per Darwen, Blackburn Rovers e Preston North End, abbandonò il calcio per arruolarsi nei Royal Marines. Morì tragicamente di febbre in Egitto nel 1882, a soli 24 anni. La sua storia, molto più drammatica di quanto raccontato nella serie, merita di essere ricordata come quella di un pioniere del calcio professionistico.
Fergus Suter, lo scalpellino diventato star
Fergus Suter è presentato come un operaio tessile, ma in realtà era uno scalpellino di professione. Questo dettaglio non è irrilevante, perché spiega in parte perché Suter fosse così ricercato dai club inglesi: la sua forza fisica, sviluppata nel duro lavoro di scalpellino, lo rendeva un giocatore eccezionale per l’epoca.
Suter arrivò a Darwen nel 1878, poco dopo Love. Il suo impatto fu immediato: portò la squadra ai quarti di finale della FA Cup, un risultato straordinario per un club operaio dell’epoca. Dopo due anni si trasferì al Blackburn Rovers, attratto probabilmente da un’offerta economica migliore.
La serie suggerisce che Suter si trasferì a Blackburn per sfuggire a un padre violento, ma non ci sono prove storiche a sostegno di questa tesi. È più probabile che la sua motivazione fosse semplicemente economica, in linea con l’emergere del professionismo nel calcio.
Con il Blackburn Rovers, Suter divenne una vera e propria star, vincendo tre FA Cup consecutive. Si ritirò nel 1889, dopo aver giocato una sola partita nella neonata Football League. La sua eredità va ben oltre i trofei vinti: Suter fu uno dei pionieri del calcio moderno, contribuendo a diffondere lo stile di gioco scozzese basato sui passaggi, in contrasto con il gioco più individualistico tipico delle squadre inglesi dell’epoca.
La rivoluzione tattica e sociale del calcio
Uno degli aspetti più interessanti di questo periodo, solo accennato nella serie, è la rivoluzione tattica che stava avvenendo nel calcio inglese. I giocatori scozzesi come Suter e Love portarono con sé un nuovo modo di giocare, basato sul possesso palla e sui passaggi corti. Questo stile, noto come “passing game“, si contrapponeva al “dribbling game” praticato dalle squadre dei college inglesi, che privilegiava le azioni individuali.
Il “passing game” si rivelò più efficace e contribuì al successo delle squadre operaie del nord. Non era solo una questione tattica, ma anche sociale: il gioco di squadra rifletteva i valori di cooperazione e solidarietà tipici della classe operaia, in contrasto con l’individualismo delle élite.
Questa rivoluzione tattica andò di pari passo con i cambiamenti sociali che stavano investendo il calcio. L’emergere delle squadre operaie del nord sfidava il dominio delle squadre amatoriali del sud, composte da gentlemen delle classi superiori. La vittoria del Blackburn Olympic nella FA Cup del 1883 segnò simbolicamente la fine di un’era.
Il professionismo, tra divieti e sotterfugi
La questione del professionismo, centrale nella trama della serie, fu effettivamente uno dei temi più dibattuti nel calcio inglese degli anni ’80 dell’Ottocento. La Football Association vietava formalmente il professionismo, ma molti club del nord aggiravano la regola con vari espedienti.
Jimmy Love, come accennato, potrebbe essere stato il primo vero professionista. Ma determinare chi fu il “primo” è praticamente impossibile, dato che i pagamenti avvenivano in modo informale e non documentato. Lo stesso Suter, in un’intervista del 1902, raccontò che non aveva un vero e proprio stipendio, ma si rivolgeva al tesoriere del club quando aveva bisogno di denaro.
Alcuni giocatori venivano formalmente assunti dalle aziende dei proprietari dei club, con lavori di facciata che lasciavano loro il tempo di allenarsi e giocare. Altri ricevevano “rimborsi spese” generosi che nascondevano veri e propri stipendi.
La FA fu costretta a legalizzare il professionismo nel 1885, riconoscendo una situazione di fatto ormai diffusa. Questa decisione aprì la strada alla nascita della Football League nel 1888, la prima lega calcistica professionistica al mondo.
Le donne nel calcio vittoriano
Un aspetto trascurato dalla serie, ma che merita di essere menzionato, è il ruolo delle donne nel calcio dell’epoca vittoriana. Sebbene il calcio fosse prevalentemente uno sport maschile, ci sono tracce di partecipazione femminile fin dagli albori del gioco.
Nel 1881, appena due anni prima della vittoria del Blackburn Olympic nella FA Cup, si tenne una partita tra squadre femminili a Edimburgo. La partita attirò una folla di curiosi e fu ampiamente riportata sui giornali, suscitando reazioni contrastanti.
Negli anni successivi, soprattutto durante la Prima Guerra Mondiale, il calcio femminile avrebbe conosciuto un vero e proprio boom, con squadre formate da operaie delle fabbriche di munizioni. Ma questa è un’altra storia, che meriterebbe un approfondimento a parte.
L’eredità dei pionieri
La storia delle origini del calcio professionistico in Inghilterra è molto più ricca e complessa di quanto una serie TV possa raccontare. Figure come Fergus Suter, Jimmy Love, Arthur Kinnaird e molti altri gettarono le basi per quello che sarebbe diventato lo sport più popolare al mondo.
Il loro lascito va oltre i trofei vinti o le innovazioni tattiche introdotte. Questi pionieri contribuirono a trasformare il calcio da passatempo elitario a fenomeno di massa, capace di superare le barriere di classe e di unire comunità intere attorno a una passione comune.
La storia del calcio è un continuo intreccio di mito e realtà, di grandi imprese e piccole storie personali. Sta a noi, appassionati e studiosi, continuare a indagare, scoprire e raccontare queste storie, per mantenere viva la memoria di chi ha contribuito a rendere il calcio il gioco più bello del mondo.