Lazio-Milan: Scontro di capitali

Le storie delle due squadre sono state molto diverse ma hanno avuto un brutto punto d’incontro: la retrocessione a tavolino nel campionato 1979-80 per il calcioscommesse

Scontro, di capitali: Lazio-Milan ha sempre vantato una sua particolare nobiltà, anche una vocazione allo spettacolo e agli alti punteggi, pur se nel complesso la superiorità rossonera è stata fuori discussione. Rivisitando la storia più antica di queste sfide, emergono particolari degni di essere consegnati alla galleria dei ricordi.

Partiamo da lontano, da quegli anni Trenta dominati imperiosamente dalla Juventus dei cinque scudetti consecutivi. Il Milan è ridotto in un ruolo marginale, la Lazio non può competere con gli squadroni nordisti e deve ritagliarsi scampoli di gloria occasionali. Come in quel 21 gennaio 1934, quando i biancazzurri rifilano quattro gol (a zero) a un Milan che pure vanta buoni giocatori come «Cina» Bonizzoni o l’attaccante Arcari, ma nulla può contro l’estro latino dei romani. La Lazio è in effetti imbottita di oriundi, dai tre fratelli Fantoni ad Anfilogino Guarisi, brasiliani lunatici ma irresistibili nei momenti di vena. Le doppiette di Guarisi e di Fantoni III impallinano senza scampo il portiere milanista Compiani.

(da “Il Calcio Illustrato” del novembre 1934)

La rivincita non tarda ad arrivare. 25 novembre 1934, la Lazio ha ulteriormente potenziato il suo attacco atomico con un giovane ariete nostrano, destinato ad altissima gloria: Silvio Piola. Eppure quella domenica è il Milan a dilagare, quattro gol a uno, Guarisi salva l’onore laziale insidiato dai bersagli di Rossi, Arcari (doppietta) e Moretti.

Un salto, e siamo al dopoguerra. Stagione 1948-49, ultimo scudetto del Grande Torino. Proprio pochi giorni prima del tragico rogo di Superga, il 30 aprile 1949, Lazio e Milan si sfidano a Roma. È un Milan molto forte, c’è già Gunnar Nordahl che anticipa l’arrivo dei compari Gren e Liedholm, c’è Sloan, c’è il funambolico Carapellese. A quel Milan è riuscita l’impresa di battere il Torino (una delle tre sconfitte granata in tutta la stagione) con un gol di Burini. Vince anche a Roma, ma è una partita in salita, che la Lazio comincia trionfalmente con una doppietta dall’interno sinistro Enrico Flamini, argentino di Santa Fé, ma che il Milan progressivamente riconquista, grazie a Carapallese, Nordahl e Degano.

L’anno dopo, con il Gre-No-Li al completo, i rossoneri vengono invece infilati con lo stesso punteggio. Gren su rigore pareggia il vantaggio di Magrini, Nordahl risponde al secondo gol di Penzo, ma infine il centromediano Leandro Remondini, grande guerriero, avanza e sigla il gol decisivo. È una grande Lazio, che chiude al quarto posto dietro Juventus, Milan, Inter, una gerarchia al tempo in valicabile.

23 febbraio 1950, Lazio-Milan 3-2: il rigore realizzato da Gren (da magliarossonera.it)

Nel corso del suo vittorioso campionato 1954-55, il Milan passa anche a Roma, al termine di una partita molto brillante. Si gioca 1’8 maggio 1955 e queste sono le formazioni: Lazio: Zibetti; Antonazzi, Sentimenti V; Fuin, Giovannini, Sassi; Burini, Lofgren, Vivolo, J. Hansen, Bredesen. Milan: Buffon; Beraldo, Zagatti; Liedholm, Pedroni, Bergamaschi; Sørensen, Fontana, Vicariotto, Schiaffino, Frignani.

Largo impiego di stranieri, nordici in particolare, ma è la classe purissima di Schiaffino che illumina la scena. Il «Pepe» forma con Nils Liedholm, arretrato a battitore libero, una diagonale ricca di fosforo. Frignani apre le danze, John Hansen, ormai sul viale del tramonto, ha sempre il gol nel sangue e pareggia. Jørgen Sørensen ridà al Milan il vantaggio prima dell’intervallo e replica in apertura di ripresa. Riavvicinamento ad opera del biondo Knut Bredesen, norvegese, sin quando il centravanti Vicariotto, che sostituisce Nordahl, piazza la botta conclusiva. 4-2 e alla fine Milan-scudetto, Lazio appena salva.

Altro tricolore per il Milan nella stagione 1956-57, ma con la Lazio splendidamente terza. Il confronto diretto al l’Olimpico avviene il 14 aprile 1957 tra queste formazioni Lazio: Lovati; Molino, Eufemi; Carradori, Pinardi, Moltrasio; Muccinelli, Burini Tozzi, Vivolo, Selmosson Milan: Buffon; Beraldo, Fontana; Liedholm, Zannier, Bergamaschi; Mariani, Galli, Bean, Schiaffino, Bredesen. Arbitra il grande Concetto Le Bello.

Bredesen ha cambiato bandiera (come Burini), ma il tandem offensivo Vivolo-Humberto Tozzi si rivela micidiale per il classico Buffon. Doppietta di Vivolo, gol di Tozzi, Bob Lovati saracinesca e la Lazio si toglie una soddisfazione memorabile: 3-0 ai prossimi campioni d’Italia.

Nell’anno d’oro della Lazio, quello dello scudetto 1973-74, la partita all’Olimpico con un Milan piuttosto dimesso si rivela inaspettatamente spinosa. È il 30 dicembre 1973, undicesima giornata, la Lazio è già in fuga con due punti su un terzetto che comprende Juventus, Napoli e Fiorentina. Il Milan è ancora più indietro. Formazioni: Lazio: Pulici; Petrelli, Martini, Wilson, Oddi, Nanni; Garlaschelli, Re Cecconi, Chinaglia, Frustalupi, D’Amico. Milan: Vecchi; Sabadini, Zignoli; Anquilletti, Turone, Biasiolo; Sogliano, Benetti, Bigon, Rivera, Chiarugi. Arbitro Ciacci di Firenze, sulla panchina laziale Tom Maestrelli, su quella rossonera Cesare Maldini, con Rocco supervisore. Grande e organizzatissima difesa del Milan, Chinaglia intrappolato fra Anquilletti detto anguilla e Turone, zero a zero che sembra già scritto quando al novantesimo Re Cecconi sblocca con una prodezza personale. E la Lazio vola.

Stagione maledetta, per entrambe, quella 1979-80. Ricordate il totonero e il calcio-scommesse? Milan e Lazio vi piombano dentro sino al collo e finiscono retrocesse a tavolino: sul campo il Milan si era piazzato terzo e la Lazio tredicesima. Chiacchieratissimo lo scontro diretto di San Siro, con forte afflusso di puntate sul risultato stabilito. Al ritorno, l’11 maggio 1980, trentesima e ultima giornata, il Milan di Giacomini compie l’accademica prodezza di violare l’Olimpico, con due gol non propriamente d’autore, firmati Galluzzo e Carotti. Ma ormai la sorte è decisa.

Finale con la stagione 89-90, Materazzi e Arrigo Sacchi sulle rispettive panchine, Milan in lizza per il titolo sino in fondo, poi beffato dal Napoli di Bigon. A Roma si gioca il 14 gennaio 1990, diciannovesima giornata. Formazioni. Lazio: Fiori; Bergodi, Beruatto; Pin, Gregucci, Soldà; Bertoni, Troglio, Amarildo, Sclosa, Sosa. Milan: Pazzagli; Tassotti, Fuser (Colombo); Ancelotti, Costacurta, Baresi; Donadoni, Rijkaard, Van Basten, Evani, Massaro. Arbitro: D’Elia. Gran partenza rossonera, due gol nei primi dieci minuti con Massaro e Fuser. Nella ripresa il brasiliano Amarildo riapre i giochi, ma cinque minuti dopo, Colombo, subentrato a Fuser, fissa il definitivo 3-1.

Capello sfida in panchina Zoff nella stagione 1992/93. Le premesse non vengono deluse e al quarto d’ora il Milan è già sul doppio vantaggio: prima Gullit e poi Papin battono Fiori. Winter accorcia ma Van Basten ristabilisce le lunghezze dal dischetto. Nella ripresa, l’ex Fuser fulmina Rossi con un destro all’incrocio. Van Basten ha ancora l’opportunità di segnare dagli undici metri e non sbaglia. La partita non è però conclusa la Lazio accorcia ancora con Signori sulla linea del fuorigioco. Il match non ha ancora concluso le emozioni e al minuto 80 il subentrato Simone si fa trovare puntuale sull’assist di Lentini e fissa il punteggio finale sul 5-3.

Per trovare ancora 8 reti, bisogna risalire fino al campionato 1999/2000 in un match incredibile concluso per 4-4 con reti di grandi autori. Da Veron che apre le marcature, passando per Sinisa Mihajlovic (che prima fa un autorete e poi un tiro direttamente da calcio d’angolo che costringe Abbiati a fare altrettanto), prima che salga in cattedra Shevchenko che con una tripletta ribalta da 3-1 a 3-4, finendo con Salas che segna il suo secondo gol a un quarto d’ora dal termine fissando un pareggio pazzesco nella storia.