
Quando, dopo gli eventi bellici, la FIFA riprese le attività, fu scelto il Brasile come Paese che avrebbe ospitato i Mondiali di calcio del 1950. Ma i brasiliani, che volevano costruire lo stadio più grande del mondo per l’occasione, chiesero un anno di proroga. Quella che si ricorda come “Maracanaço”, la sconfitta nella finale del 16 luglio 1950 del favoritissimo Brasile in casa contro l’Uruguay è ancora oggi l’incubo di molti brasiliani. «Nunca mais» titolavano i giornali il giorno seguente, “mai più” un dolore simile.
All’epoca, la svolta nazionalista del presidente Getulio Vargas aveva puntato, per ottenere maggiori consensi, sull’orgoglio calcistico, sul progetto di Estado Novo e sui Mondiali di calcio. Le aspettative del popolo brasiliano erano enormi: «Era tutto previsto, tranne il trionfo dell’Uruguay», dichiarò all’epoca Jules Rimet, presidente della FIFA.
Più di 60 anni dopo, il Brasile ha l’occasione di ospitare di nuovo i Mondiali di calcio. La Seleção è, come sempre, una delle squadre favorite, però qualcosa è cambiato. Il Maracanã, quell’istituzione nazional-popolare del calcio brasiliano, è stato ristrutturato secondo i dettami dell’energia pulita e dei bassi consumi. È stato anche rimpicciolito, la sua capienza è passata dalle circa 200mila alle 79mila persone. Stadio a parte, i presupposti dai quali parte il Paese, e le aspettative della popolazione rispetto ai Mondiali di calcio, sono profondamente diversi.
Per questi Mondiali la spesa complessiva, tra FIFA e Governo brasiliano, ruota intorno ai 13 miliardi di dollari, circa il triplo di quanto speso in Sudafrica nel 2010. L’overspending, cioè le spese future di manutenzione delle nuove strutture, insieme alle pessime condizioni dei lavoratori, causeranno la morte di 9 operai, spingendo i brasiliani alle proteste. Infatti, quella che era nata come una contestazione dell’aumento delle tariffe dei biglietti degli autobus di San Paolo, nel giugno 2013, diventerà una vera e propria rivendicazione popolare con gli scioperi dei trasportatori pubblici protratti fino ai primi giorni di giugno, mettendo a rischio la riuscita dell’inaugurazione del torneo.
Per quanto riguarda il resto dei cittadini, invece, Amnesty International denuncerà, oltre a un uso eccessivo della forza da parte della polizia durante le manifestazioni, l’assoluta mancanza di garanzia dei diritti umani degli abitanti delle favelas, costretti allo sfratto a causa dei lavori di costruzione in vista dei Mondiali e delle successive Olimpiadi del 2016. Sfratti che in molti casi avverranno senza preavviso.

Ma “the show must go on” e il Brasile diventa così il quinto Paese ad aver ospitato due edizioni dei Mondiali dopo Messico (1970 e 1986), Francia (1938 e 1998), Germania ovest/Germania (1974 e 2006) e Italia (1934 e 1990). La procedura del voto era stata concepita per una competizione tra più candidature, ma l’unica altra candidata del Sudamerica, la Colombia, si era ritirata subito e così nell’ottobre 2007 Blatter e la FIFA avevano affidato ai brasiliani la guida del torneo.
Tra le 32 squadre partecipanti che si sfidano per il titolo iridato non ci sono grosse sorprese. Una sola, la Bosnia Erzegovina, è al debutto in una fase finale del campionato mondiale: in un girone, il girone F, in cui sarà impegnata con l’Argentina di Messi, la Nigeria e l’Iran. Nel girone C il Giappone guidato da Alberto Zaccheroni avrà nella Colombia (orfana di Falcao ) e nella Costa d’Avorio di Gervinho e Drogba i principali avversari; più defilata la Grecia. Il girone D è ricco di insidie per l’Italia: Uruguay, Inghilterra e Costa Rica venderanno cara la pelle. Con il Brasile, penta campione e qualificato di diritto in quanto Paese ospitante, nel girone A se la vedranno Croazia, Messico e Camerun. Insieme ai verdeoro e alle altre favorite già citate tenteranno la scalata alla vetta del Mondo la sempre temuta Germania, accoppiata nel girone G a Portogallo, Ghana e USA , l’Olanda dei maestri del calcio inserita nel girone di ferro B con la Spagna campione in carica, il Cile di Vidal e la cenerentola Australia, e la Francia della stella Pogba che in teoria dovrebbe passeggiare nel girone E con Honduras, Svizzera ed Ecuador . Ma attenzione alle sorprese, Belgio in pole, che se la vedrà con Russia, Corea del Sud e Algeria.
Ma nel Mondiale del caldo e delle distanze non conta solo la forza dell’avversario. Più che dal punto di vista tecnico, agli azzurri il sorteggio va male dal punto di vista ambientale: giocheranno la prima in Amazzonia, a Manaus (di sera per evitare l’umidità soffocante del giorno) contro gli inglesi; poi nel nord-est brasiliano, a Recife e Natal contro Costa Rica e Uruguay, con due partite in programma alle 13 locali, quando caldo e umidità sono allo zenit. Proprio ciò che Prandelli avrebbe voluto evitare.
