L'Italia di Cesare Prandelli

Il disastro di Sudafrica 2010 lascia il segno. C’è la sensazione che il ciclo vincente culminato a Berlino nel 2006 sia definitivamente chiuso. Il primo a pagare è ovviamente Lippi che lascia il timone a Cesare Prandelli, reduce da ottime stagioni con la Fiorentina. Il nuovo tecnico svolta decisamente puntando verso il binomio qualità e gioventù, esemplificato da Cassano e Balotelli. I due, lasciati in disparte da Lippi per “incompatibilità caratteriali“, rappresentano da subito il perno sul quale girerà la nuova Italia che supera agevolmente il girone di qualificazione a Euro 2012 (a dire la verità non difficilissimo: Estonia, Serbia, Irlanda del Nord, Slovenia e Fær Øer).
L’Italia si presenta in Polonia-Ucraina 2012 con qualche timore ben rappresentato dal rovescio subito contro la Russia (0-3) a pochi giorni dalla manifestazione. Prandelli però riesce a superare un girone composto dalla Spagna campione del Mondo e d’Europa in carica, dalla Croazia e dall’Irlanda e approda ai quarti di finale dove elimina l’Inghilterra ai rigori. In semifinale la grande serata di Balotelli permette agli azzurri di battere brillantemente la Germania per 2-1 ma in finale subisce una pesante sconfitta dalla Spagna (0-4).
Il secondo posto maturato nella rassegna continentale permette agli Azzurri di partecipare l’anno seguente alla Confederations Cup. Stavolta gli azzurri, rispetto all’edizione precedente, superano un girone eliminatorio composto da Messico, Giappone e dai padroni di casa del Brasile, ma vengono sconfitti in semifinale ancora dalla Spagna, ai rigori; nella finale per il terzo posto, l’undici italiano conquista la medaglia di bronzo battendo, nuovamente dal dischetto, l’Uruguay.
Nel frattempo il girone di qualificazione a Brasile 2014 viene superato dagli uomini di Prandelli senza particolari patemi (6 vittorie e 4 pareggi) davanti a Danimarca e Bulgaria mettendo in evidenza ancora Balotelli. Nuova linfa viene innestata nel telaio azzurro e fanno le loro prime esperienze i futuri campioni d’Europa 2021 Verratti, Insigne e Immobile oltre ad una decisa apertura agli oriundi (vedi Osvaldo e Thiago Motta).
Ma la Nazionale che parte da Fiumicino alla volta del Brasile si porta sull’aereo anche un bel po’ di scetticismo: le ultime esibizioni non certo incoraggianti hanno lasciato il segno e le polemiche sull’esclusione di Giuseppe Rossi innervosiscono oltre il lecito Prandelli.

Il 15 giugno inizia l’avventura azzurra contro l’Inghilterra. L’undici iniziale schierato contro gli uomini di Hodgson vede la defezione di Buffon e De Sciglio, così Prandelli deve rischiare Sirigu, seppure non al meglio, tra i pali e rispolverare Chiellini nel ruolo di terzino sinistro. La pressione iniziale azzurra porta i suoi frutti al 35′ quando l’Italia sfrutta un angolo nel migliore dei modi per passare: Verratti serve al limite Pirlo che fa velo per l’accorrente Marchisio. Destro secco nell’angolo e Hart battuto. Gli azzurri distraggono un attimo e l’Inghilterra li punisce subito: su un lancio dalle retrovie, la difesa si fa trovare impreparata e Rooney ne approfitta per servire un perfetto assist dalla sinistra per l’accorrente Sturridge che insacca da due passi. L’Italia reagisce con rabbia e per poco non torna immediatamente avanti: un pallonetto di Balotelli al 45′ è salvato sulla linea da Jagielka a Hart battuto e sull’angolo seguente Candreva colpisce un palo esterno. L’Inghilterra riparte forte nella ripresa ma al primo affondo azzurro viene punita: Candreva salta Baines sulla destra e con un meraviglioso cross a giro di sinistro mette sulla testa di Balotelli il più facile dei palloni per il 2-1 finale.
A Recife contro il Costa Rica, Prandelli ha così in mano un primo e inatteso match-ball per passare il turno. In porta Buffon torna tra i pali e a centrocampo Thiago Motta viene preferito a Verratti. L’Italia però appare subito abulica e confusa. Il primo tiro nello specchio della porta arriva addirittura al 27′ e poco dopo Balotelli spaventa Navas e compagni in un paio di occasioni. Il Costarica non si impressiona e, dopo aver mandato due avvisaglie a Buffon con Bolanos e Duarte passa al 44′: Diaz dalla sinistra pennella un cross perfetto per Ruiz che di testa batte il portiere azzurro. L’Italia ha un sussulto d’orgoglio in avvio di ripresa ma, dopo essersi vista negare un rigore (fallo di Gonzalez su Balotelli), esaurisce le sue energie con due conclusioni da lontano di Darmian e Pirlo su punizione che non sorprendono Navas. A nulla valgono i tentativi di Prandelli di rianimare il gioco prima mettendo Cassano al fianco di Balotelli e poi lanciando Insigne e Cerci sulle fasce. Nessuno darà l’atteso cambio di ritmo. Arriva così la più imprevedibile delle sconfitte che costringe gli azzurri a giocarsi tutto con l’Uruguay di Cavani.

All’Arena das Dunas di Natal Prandelli decide di affidarsi al blocco Juve in difesa con il rispolverato Bonucci accanto a Barzagli e Chiellini. A centrocampo si rivede Verratti, con il recuperato De Sciglio rilanciato a sinistra e Darmian riportato a destra. In avanti, infine, per combattere la solitudine di Balotelli ecco dal 1′ Immobile. L’Italia parte determinata, togliendo subito l’iniziativa ai rivali con un buon pressing alto, ma quello che manca è l’ultimo passaggio per le due punte. Al rientro dagli spogliatoi, Prandelli decide di togliere un Balotelli nervoso ed evanescente per inserire Parolo. Già abbottonata, l’Italia si ritrova con ben 6 centrocampisti e con il meno portato dei quali, per caratteristiche, Verratti, lanciato a fare da partner di Immobile. La partita da brutta diventa nervosa e inguardabile. La svolta al 59′: Marchisio interviene a gamba tesa su Arevalo Rios e viene espulso dal severo arbitro messicano Rodriguez. A dieci minuti dalla fine Ramirez batte un angolo perfetto per Godin che con un piccolo colpo di fortuna (deviazione di schiena), spedisce il pallone alla sinistra di Buffon. Gli assalti disperati degli azzurri, malgrado l’ingresso dei volenterosi Cassano e Motta, non producono nulla. E così si va a casa a testa bassa. Dopo Sudafrica 2010, l’Italia rimedia un’altra brutta figura al Mondiale.