RUI BARROS: Il piccolo gigante

Gil Rui Soares Barros nasce a Lordelo il 24 novembre del 1965 fin da giovane coltiva la passione per il calcio, e fin da giovane impara a convivere e a sfruttare quello che è il suo difetto: l’altezza. Piccolo rispetto a tutti i suoi compagni e avversari impara ben presto a evitare con la velocità i contatti fisici con il risultato di arrivare sempre prima sul pallone e soprattutto sviluppando una tecnica superiore alla media.

La sua carriera comincia al Porto, che in realtà non sembra credere molto in lui, si il ragazzino è bravo ma il suo piccolo fisico non da garanzie allora viene mandato in giro per giocare e fare esperienza. Di prestito in prestito, passando per la squadra di Reibordosa e Pasos arriva a disputare nel 1986 il campionato di seconda divisione portoghese con la maglia del Covilhã. Ma solo nel 1987 avviene la definitiva esplosione: passa al Varzim e con otto reti in ventidue partite convince il Porto a riportarlo alla base per sostituire un autentico mito come Paulo Futre passato all’Atletico Madrid.

Rui non tradisce nell’anno d’oro del Porto disputa 34 partite segnando 12 gol, contribuendo in maniera determinante ai successi della squadra che si aggiudicherà campionato, coppa, Coppa Intercontinentale e Supercoppa europea, segnando nella finale d’andata di quest’ultima il gol decisivo contro l’Ajax, tanto da venir eletto Calciatore portoghese dell’anno. La vitalità inesauribile di questo folletto che agisce su tutto il fronte offensivo a sostegno delle punte, ma anche in fase di interdizione, costringono spesso e volentieri all’errore i difensori, che trattengono un po’ troppo la palla.

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Il 24 febbraio 1988, a Lisbona si gioca Portogallo – Italia, valida per le qualificazione olimpiche; allenatore della Nazionale Olimpica è Dino Zoff, il quale si accorge subito che fermare questo giocatore è difficilissimo. Quando il Dino nazionale diventa allenatore della Juventus, fa il suo nome come primo rinforzo per la squadra bianconera; venerdì 22 luglio 1988, con una mossa che prende in contropiede un po’ tutti, la Juventus presenta Rui Barros.
In realtà la prima cosa che conosce della Juventus e dell’Italia è il Barbiere, infatti viene subito sfoltita la sua chioma e solo successivamente dirottato in ritiro. Via Filadelfia è bloccata dai tifosi, che riservano al piccolo portoghese, il saluto più caldo; sono bastate 24 ore per prenderlo in simpatia, sentimento che non lo abbandonerà mai più.

Sempre modesto, si ricorda una delle sue prime dichiarazioni: «Sì, è vero, sono stato molto fortunato, potevo finire a tagliare legna, invece faccio i goal nel campionato più bello del mondo e nel mio paese sono un idolo. Io, però, non perdo mai la misura della realtà, per questo continuo a stare con i piedi per terra, ad allenarmi con umiltà e serietà. Il calcio è un mondo fantastico, ma ricco di insidie»

Rui Barros non perde tempo a farsi conoscere e amare gia in estate in Coppa Italia; la Juventus travolge il Vicenza, 5-1, e Barros è subito protagonista, con gli assist che mandano Altobelli a segnare una tripletta. I tifosi imparano ad amare questo campione tascabile che lotta su ogni palla come se fosse quella della vita. Tanto più che in campionato Rui si fa valere con prestazioni che non ammettono repliche. Come a Bologna, partita con un risultato d’altri tempi; la Juventus schioda lo 0-0 con una giocata del portoghese e costruisce sulle sue invenzioni, una vittoria (4-3) che la rilancia dopo anni ai vertici della classifica. Le conferme arrivano subito dopo: Barros risolve in zona goal (alla fine della stagione saranno 15 su 45 partite) ed ispira i compagni, da Laudrup ad Altobelli. Una sua doppietta a Cesena, consente alla Juventus di tornare a vincere dopo mesi fuori casa. Un’altra doppietta sancisce l’ultima vittoria stagionale della Juventus a spese del Verona, con 4° posto finale. Barros viene confermato e, nella stagione successiva contribuisce in modo determinante alla doppia vittoria in Coppa Italia ed in Coppa Uefa; suo, a coronamento di uno splendido contropiede, il primo dei 3 goal con cui i bianconeri superano il Colonia del futuro juventino Hässler e conquistano la finale.

Campionato 1989-90 l’11 marzo 1990, la Juventus surclassa il Milan capolista e riapre il campionato. É un 3-0 firmato da Schillaci, autore del primo goal, e, soprattutto, dal piccolo portoghese, che segna due reti: la seconda, in contropiede, dopo una volata palla al piede di cinquanta metri, vanamente braccato da mezza difesa rossonera. Alla fine, saranno 94 partite con 19 goal. Sarà ceduto a fine anno al Monaco, dopo aver vinto Coppa Italia e Coppa Uefa, sacrificato ad un radicale quanto improvvido rinnovamento, voluto da Montezemolo e da Maifredi. Lo rimpiangeranno in molti anche in seguito al flop della nuova gestione juventina.

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Resterà alle dipendenze del club monegasco per tre stagioni. Nella stagione 1990-1991, sotto la guida di Arsène Wenger e con George Weah come compagno di reparto, guida il Monaco alla vittoria della Coppa di Francia e al secondo posto in campionato. Nella seguente stagione, con quattro reti realizzate, contribuisce al raggiungimento della finale di Coppa delle Coppe, persa a Lisbona contro il Werder Brema per 2-0 Concluderà la sua avventura nel Principato nell’estate del 1993 con la squadra qualificata per la Champions League. Successivamente passa all’Olimpic Marsille ma non furono anni felici infatti, nonostante il secondo posto in campionato fu retrocessa in seconda divisione a seguito del procedimento giudiziario. Rui terminerà la stagione con 17 presenze a 4 reti. Nell’estate del 1994 tornerà per la terza volta al Porto dove disputerà le ultime stagioni della sua carriera. Nel 1999 all’età di 34 anni appenderà ufficialmente gli scarpini al chiodo.