Top WM 1974

Distinti per caratteristiche, ecco i nostri personali protagonisti del mitico Mondiale tedesco del 1974

IL SUPERBOMBER: GRZEGORZ LATO

Grzegorz Lato, ala destra dello Stal Mielec, ha vinto da riserva il torneo Olimpico del 1972, poi l’assenza di Lubanski ha indotto il Ct Gorski a inserirlo titolare, nonostante la fama di lunatico e poco professionale. Sottopostosi alla dura preparazione del Ct, fiammeggia al Mondiale da grande cannoniere. È un’ala pura, velocissima e con il colpo proibito in area che lo fa risultare il più efficace terminale della rivelazione Polonia, grazie anche ai partner: il centravanti Szarmach e soprattutto l’ala Gadocha, con cui ama scambiarsi di fascia.
Nato a Malbork l’8 aprile 1950, giocherà altri due Mondiali (1978 e 1982), mettendo insieme 104 presenze e 45 reti in Nazionale e ottenendo ricchi ingaggi in Belgio (Lokeren), Messico (Atlante) e Canada (Polonia Club Hamilton).


LA SORPRESA: JAN JONGBLOED

Aveva giocato in Nazionale solo una volta, Jan Jongbloed, addirittura nel 1962, cinque minuti al posto di Lagarde contro la Danimarca a Copenaghen. Poi era “sparito”: calciatore dilettante nel DWS e poi nel FC Amsterdam, di professione tabaccaio ad Amsterdam. Poche settimane prima del torneo tedesco, Michels lo convoca e il mondo prima ride di un quasi trentaquattrenne privo di guanti e un po’ goffo nei movimenti, poi si inchina alla novità di un estremo difensore che gioca davanti all’area piccola, come libero aggiunto, consentendo al centrale Haan di dedicarsi soprattutto alla costruzione del gioco e spostare in avanti la linea difensiva a piacimento per mettere gli avversari in fuorigioco. Jongbloed subisce solo tre reti (l’autogol di Krol contro la Bulgaria e le due in finale, di cui un rigore), è un punto di forza della squadra e nel 1978 giocherà a quasi 38 anni la sua seconda, sfortunata, finale mondiale.


LA SARACINESCA: SEPP MAIER

Unanimemente riconosciuto come il più forte portiere tedesco di ogni epoca, Sepp Maier risulta più volte decisivo nel Mondiale: in finale su Neeskens, ma anche a Francoforte contro la Polonia, quando i suoi interventi hanno un che di soprannaturale. Completo, forte tra i pali, deciso nelle uscite, è nato a Metten, in Baviera, il 28 febbraio del 1944, si è formato nel TSV Haar e a 14 anni è entrato nel Bayern, di cui è diventato una colonna. Soprannominato “Il Gatto” per la straordinaria agilità, ha una tempra fisica indistruttibile: dal 1966 al 1979 (fino all’incidente d’auto che gli tronca la carriera) non salta una partita di Bundesliga. Colleziona successi nel suo club (4 titoli nazionali, 3 Coppe dei Campioni, una Coppa delle Coppe, una Coppa Intercontinentale, 4 Coppe di Germania) e in Nazionale (titolo europeo nel 1972, mondiale nel 1974), con cui gioca 95 partite.


ALTO RENDIMENTO: JOHAN CRUIJFF

Johan Cruijff è l’alfiere della “cicala” olandese che giganteggia e perde solo in finale. Nato ad Amsterdam il 25 aprile 1947, l’infanzia povera l’ha trascorsa a palleggiare da funambolo nelle strade, poi “zio Henk”, un massaggiatore, lo ha segnalato alle giovanili dell’Ajax e a 12 anni è diventato calciatore, con un’idea fissa: diventare il migliore di tutti. C’è riuscito, fino a incarnare l’essenza stessa del “calcio totale” che incanta alla Coppa del Mondo 1974: emigrato da un anno al Barcellona, in Germania difende, imposta e conclude in modo sublime. Quando comincia la finale, Hoeness è costretto a stenderlo provocando il rigore. Sembra l’avvio di un trionfo, invece è l’inizio della fine, perché l’ossessiva marcatura di Vogts lo smonta a poco a poco e la voglia generale dell’Olanda di umiliare gli avversari le si ritorce contro fino alla beffa finale.


LA METEORA: MARTIN HOFFMANN

Presentato come “il Riva della Germania Est”, Martin Hoffmann l’8 maggio 1974, nella finale di Coppa delle Coppe vinta col Magdeburgo sul Milan, ha deluso. Alla Coppa del Mondo è il più giovane e quando entra in campo dalla panchina, nella partita d’esordio contro l’Australia, la sua vivacità suona la carica e gli regala il posto da titolare. Contro il Cile è il migliore dei suoi, centravanti e poi ala sinistra, segna il gol e colpisce la traversa. Sembra nata una stella: il diciannovenne di Gommern porta i debuttanti tedeschi orientali fino al terzo posto nel girone nel secondo turno. In realtà, si tratta solo di un buon comprimario, comunque protagonista del successo di due anni dopo della sua rappresentativa nel torneo olimpico di Montreal. Quanto a Riva, però, meglio lasciar perdere…


L’UOMO DEL MONDIALE: FRANZ BECKENBAUER

Franz Beckenbauer è il leader assoluto della Germania Ovest che trionfa nel Mondiale in casa. Nato a Monaco di Baviera l’11 settembre 1945, mediano di classe raffinata, poi libero con licenza di costruire gioco e avanzare, istituisce uno stile che diventa leggenda: “libero alla Beckenbauer” è l’etichetta di un ruolo nobilitato dall’impostazione arretrata della manovra. Le cifre parlano per lui: campione del mondo (1974), campione d’Europa (1972), con 103 presenze e 14 reti in Nazionale; e poi tre Coppe dei Campioni, una Coppa Intercontinentale, una Coppa delle Coppe, otto titoli nazionali (cinque tedeschi, tre statunitensi) e quattro Coppe di Germania. Una carriera distribuita tra Bayern, Cosmos e Amburgo, chiusa nel 1982 per aprirne un’altra da allenatore e dirigente di successo.


LA RIVELAZIONE: JOHAN NEESKENS

Johan Neeskens è il cuore pulsante della grande Olanda: formidabile cacciatore di palloni, è anche il capocannoniere della squadra. Meno provvisto di classe e fantasia rispetto all’amico Cruijff, compensa con la duttilità e la straripante fisicità che gli consentono di essere difensore, mediano, attaccante sempre con la massima efficacia. Nato a Heemstede il 15 settembre 1951, è cresciuto nell’RCH Heemstede, a 19 anni è entrato nell’Ajax, con cui ha vinto 2 titoli nazionali, 2 Coppe d’Olanda, 5 Coppe dei Campioni, 1 Coppa intercontinentale, 2 Supercoppe europee. Aggiungerà nel Barcellona una Coppa di Spagna e una Coppa delle Coppe e un titolo nazionale con i New York Cosmos.


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