Storia di un amore
Dal «Tsu Chu» cinese al football britannico: tremila anni di amore tra uomo e pallone. Dalle nebbie inglesi di fine ottocento fino al Rio de la Plata, storia del calcio dagli albori al primo Mondiale.
Dal «Tsu Chu» cinese al football britannico: tremila anni di amore tra uomo e pallone. Dalle nebbie inglesi di fine ottocento fino al Rio de la Plata, storia del calcio dagli albori al primo Mondiale.
E’ proibitivo per un figlio d’arte emulare le gesta del padre? Certamente è difficile, ma non impossibile. Basti pensare alla storia all’ex capitano del Milan e della Nazionale azzurra, Paolo Maldini.
Nell’era delle 7 sorelle era inevitabile che molte di loro restassero a bocca asciutta. Nella stagione 96/97 toccò a Milan, Roma e Inter: tre flop clamorosi
Storia e gloria del campionato sovietico, per molti anni terreno di confronto tra nazioni ed etnie che volevano affermare la loro identità nei confronti di uno stato accentratore ed assolutista.
Maggio 1983: ad Atene, nella finale di Coppa dei Campioni, furono decisive le parate del portiere dell’Amburgo.
Una competizione disputata tra le squadre italiane e inglesi vincitrici della Coppa Italia e della Coppa di Lega inglese nelle prime tre edizioni, mentre nelle ultime due edizioni a contendere la coppa alle italiane furono le vincitrici della Coppa d’Inghilterra
A volte la necessita a volte l’ambizione o la voglia di stupire hanno scritto pagine indimenticabili e curiose nella storia delle nazionali di calcio che, talvolta per i più svariati motivi hanno utilizzato maglie insolite e molto lontane dallo loro tradizione cromatica.
Un tiro che poteva cambiare la Storia. Invece lo 0-0 di fatto eliminò l’Italia e qualificò per Euro 92 l’Urss, che proprio in quel periodo si stava disgregando. A Vicini subentrò Sacchi e il sacchismo e Ruggiero disse addio all’azzurro.
Arrivati stanchi e acciaccati ai Mondiali, gli unici della loro carriera, Keegan e Brooking nella partita decisiva contro la già eliminata Spagna ebbero l’occasione di lasciare il segno. Ma non la sfuttarono
Oggi ce ne sono sempre meno, ma i Presidenti italiani hanno fatto la storia del nostro football. Dalla dinastia Agnelli a Berlusconi. Da Rizzoli a Ferlaino. Dai Moratti a Viola.
Stagione 1976/77: Nella centrifuga milanese Pippo Marchioro finisce mescolato con tre ingredienti: Beethoven, la zona e la maglia numero 7 di Gianni Rivera.
La storia della breve avventura oltreoceano di Bettega. Scelse i Toronto Blizzard per gli ultimi calci, ma anche per studiare da manager.
Stagione 1964/65: il bomber Altafini sperimenta sulla sua pelle il significato del proverbio “Chi troppo vuole nulla stringe”: se si pretende troppo si finisce per restare a mani vuote…
Il divino Michel fu il trascinatore e il cannoniere di una Francia che, sino allora, aveva spesso incantato, con il suo gioco frizzante, ma vinto mai.
I due britannici diventarono subito idoli del tifo rossonero, tanto gentili e disponibili fuori dal campo tanto combattivi e pronti a dare il 101 per cento in campo: Wilkins più lento, stiloso e ragionatore, Hateley veloce, irruento e con uno stacco di testa imperioso.
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