HIDALGO Michel: L’architetto del calcio francese

L’eredità del tecnico transalpino va ben oltre le vittorie sul campo: il creatore del leggendario “carré magique” ha ridefinito l’identità calcistica di un’intera nazione.

Michel Hidalgo nasce il 22 marzo 1933 a Leffrinckoucke, nel nord della Francia, figlio di un operaio metallurgico spagnolo e di una madre originaria della regione parigina. Insieme al suo gemello Serge, cresce nella città operaia di Giberville, nella periferia di Caen. È proprio qui, attraverso interminabili partite uno contro uno con il fratello, che Michel sviluppa le sue straordinarie capacità nel dribbling e la sua naturale predisposizione per il calcio.

Durante la Seconda Guerra Mondiale, la famiglia è costretta a fuggire dalla Normandia nell’estate del 1944, trovando rifugio a Évron, nella Mayenne. Nel 1946, gli Hidalgo tornano nella periferia di Caen, stabilendosi a Mondeville. Qui i due fratelli iniziano a giocare nell’Espérance, una squadra parrocchiale locale, prima di essere notati dall’US Normande, dove diventano campioni juniores di Normandia nel 1952. Michel passa poi al Le Havre dove firma il suo primo contratto da professionista mentre Serge rimane all’US Normande per poi accasarsi allo Stade Rennais dal 1954 al 1956

Gli esordi e l’era del Grande Reims

Nel Le Havre, Michel si distingue immediatamente per le sue doti tecniche, giocando come ala destra. La sua velocità e l’abilità nel dribbling lo rendono un giocatore temibile per le difese avversarie, anche se il suo impegno nella fase difensiva non è sempre impeccabile. La sua avventura con il club normanno si conclude dopo due stagioni, con una retrocessione nel 1954.

Il trasferimento allo Stade de Reims nello stesso anno segna l’ingresso di Hidalgo nel calcio d’elite. Si trova a far parte di una squadra leggendaria, dove la linea d’attacco comprende campioni del calibro di Raymond Kopa, Léon Glovacki, René Bliard e Jean Templin. Nonostante la forte concorrenza, Hidalgo riesce a ritagliarsi il suo spazio, contribuendo attivamente alla conquista del titolo di campione di Francia nella stagione 1954-55. In quella stagione, disputa 23 partite, spesso schierato come ala sinistra, e realizza 11 gol.

Lo Stade Reims 1956

Il 1955 vede il Reims protagonista anche in Coppa Latina, dove raggiunge la finale dopo aver eliminato il Milan grazie a un gol di Glovacki al 139° minuto. Nella finale contro il Real Madrid, però, il club francese deve arrendersi con un 2-0.

La stagione successiva è in Coppa dei Campioni che Hidalgo scrive una delle pagine più memorabili della sua carriera. Il cammino europeo vede il Reims eliminare l’AGF Århus, il Budapesti Voros Lobogo e l’Hibernian FC, prima di raggiungere la storica finale contro il Real Madrid. In questa partita, Hidalgo segna di testa il gol del momentaneo 3-2, ma il Real , trascinato da Alfredo Di Stéfano, riesce a imporsi per 4-3.

Gli anni d’oro al Monaco

Nel 1957, Hidalgo si trasferisce al Monaco, dove vivrà il periodo più ricco di successi della sua carriera. Sotto la guida dell’allenatore Lucien Leduc, diventa il capitano di una squadra che dominerà il calcio francese per diversi anni conquistando due campionati francesi (1961 e 1963) e due Coppe di Francia (1960 e 1963).

Durante il periodo monegasco, Hidalgo arretra la sua posizione in campo, trasformandosi da ala offensiva a centrocampista di sostegno, dimostrando una notevole versatilità tattica. La sua leadership in campo e la sua intelligenza di gioco sono fondamentali per i successi del club del Principato, che in quegli anni si afferma come una delle squadre più forti di Francia.

L’unica presenza in nazionale

Il 5 maggio 1962 riceve la sua unica convocazione in nazionale, in una partita contro l’Italia allenata da Mondino Fabbri, che si sta preparando ai Mondiali cileni. La chiamata arriva all’ultimo momento, quando il selezionatore Georges Verriest lo convoca per sostituire un giocatore infortunato. Hidalgo, inizialmente previsto per la nazionale B, entra nella ripresa al posto di Stéphane Bruey come centrocampista difensivo. Nonostante la Francia sia in vantaggio 1-0 al momento del suo ingresso, la partita si conclude con una sconfitta per 2-1, con due gol di José Altafini.

La transizione verso la panchina

Quando Michel Hidalgo conclude la sua carriera da calciatore nel 1966, il calcio d’oltralpe attraversa un periodo di profonda crisi. Dopo lo straordinario terzo posto ottenuto ai Mondiali del 1958, la nazionale francese sprofonda in un lungo periodo di mediocrità, riuscendo a qualificarsi solo per i Mondiali del 1966, dove raccoglie un misero punto nel girone eliminatorio.

Il declino non riguarda solo la nazionale. I club francesi faticano tremendamente nelle competizioni europee, con prestazioni deludenti in Coppa dei Campioni, dove raramente superano il primo o il secondo turno. Anche nelle altre competizioni continentali, i risultati sono ben al di sotto delle aspettative, evidenziando un gap tecnico-tattico con le altre potenze calcistiche europee.

L’era d’oro della nazionale francese

Stefan Kovacs e Michel Hidalgo

E’ in questo drammatico contesto sportivo che Michel Hidalgo assume la guida della nazionale francese nel novembre 1975, subentrando a Stefan Kovacs di cui era stato vice dal 1973. Il nuovo tecnico porta immediatamente una ventata di novità, introducendo principi di gioco offensivo che rivoluzionano l’approccio tradizionale della squadra. La sua filosofia si basa su un calcio aperto, tecnico e spettacolare, in netta controtendenza con il pragmatismo difensivo dell’epoca. Questa visione si sposa perfettamente con l’emergere di una generazione eccezionale di talenti, tra cui spiccano Michel Platini, Dominique Rocheteau e Maxime Bossis.

1978: il ritorno nell’élite

Il primo grande risultato è la qualificazione al Mondiale argentino del 1978, che segna il ritorno della Francia nella competizione dopo dodici anni di assenza. Il percorso verso il torneo viene però segnato da un episodio drammatico: la vigilia della partenza, Hidalgo e sua moglie subiscono un tentativo di sequestro da parte di un gruppo contrario alla partecipazione della Francia al Mondiale in Argentina. Nonostante questo trauma, la squadra parte per il torneo, dove però non riesce a superare il primo turno, eliminata da Argentina e Italia (ininfluente l’unica vittoria contro l’Ungheria).

La Francia, qui nel ritiro di Le Tonquet, si ripresenta ai Mondiali dopo 12 anni

España ’82: la consacrazione e il dramma di Siviglia

Tra il 1978 e il 1982, Hidalgo lavora metodicamente alla costruzione di una squadra che diventerà leggendaria. Si affida a un’ossatura solida formata principalmente da giocatori di Saint-Étienne e Nantes, creando un gruppo coeso e tecnicamente dotato. La qualificazione al Mondiale 1982 viene conquistata in modo drammatico, con una vittoria cruciale contro l’Olanda al Parc des Princes.

Ma la vera rivoluzione tattica di Hidalgo prende forma nel 1981. Dopo alcuni esperimenti, tra cui un’amichevole contro la Spagna, sviluppa quello che diventerà noto come il “carré magique” (quadrato magico). Questa formazione innovativa vedeva quattro centrocampisti offensivi – Giresse, Platini, Tigana e Genghini – operare in un sistema fluido e dinamico. 

Il Mondiale spagnolo del 1982 rappresenta così la vera consacrazione della Francia di Hidalgo. La squadra raggiunge la semifinale, dove si gioca una delle partite più drammatiche nella storia del calcio contro la Germania Ovest a Siviglia. Nonostante una prestazione straordinaria e un vantaggio di 3-1 nei supplementari, i Bleus vengono raggiunti e poi sconfitti ai rigori, in una partita che rimarrà nella memoria collettiva per l’intensità e le polemiche sull’intervento di Schumacher su Battiston.

Il sorteggio per Spagna 82

Il trionfo europeo del 1984

Il capolavoro di Hidalgo arriva due anni dopo, quando la Francia ospita il Campionato Europeo. La squadra, ormai matura e guidata da un Platini in stato di grazia, domina il torneo. Il percorso verso la gloria passa attraverso una memorabile semifinale a Marsiglia, vinta 3-2 contro il Portogallo all’ultimo minuto dei supplementari. La finale del 27 giugno 1984 al Parc des Princes contro la Spagna rappresenta l’apoteosi: la vittoria per 2-0 regala alla Francia il suo primo titolo internazionale.

Lo stile e l’eredità

Il successo di Hidalgo non è solo nei risultati, ma soprattutto nel modo in cui li ha ottenuti. Il suo stile di gioco, basato sul possesso palla, sulla tecnica individuale e su un calcio offensivo, ha definito quello che sarebbe diventato il “calcio alla francese“. La sua capacità di gestire le personalità forti, di creare un gruppo coeso e di dare fiducia ai giovani talenti ha posto le basi per i successivi successi del calcio francese.

Hidalgo e Platini, protagonisti del trionfo a Euro 84

Dopo l’Europeo del 1984, Hidalgo lascia la nazionale al suo vice Henri Michel, consapevole di aver completato un ciclo straordinario. Il suo bilancio finale di 42 vittorie, 16 pareggi e 18 sconfitte in 76 partite racconta solo in parte l’importanza della sua gestione. La vera eredità di Hidalgo sta nell’aver trasformato la nazionale francese da squadra periferica a potenza calcistica mondiale, un’eredità che continua a influenzare il calcio francese fino ai giorni nostri.

La sua gestione della nazionale viene riconosciuta anche a livello internazionale: viene nominato allenatore europeo dell’anno nel 1984 da World Soccer, mentre France Football lo elegge allenatore francese dell’anno nel 1982, confermando il suo status di figura fondamentale nel panorama calcistico francese e internazionale.

Gli ultimi anni nel calcio

Nel 1986 inizia una nuova avventura come manager generale dell’Olympique Marsiglia sotto la presidenza di Bernard Tapie, rimanendo nel club fino al 1991.

Anche dopo aver lasciato il calcio professionista attivo, Hidalgo continua a contribuire al mondo del calcio come commentatore televisivo e consulente. Nel 2006 presenta alla Lega calcio professionistica francese un rapporto con proposte innovative per aumentare il numero di gol nel campionato francese, e nel 2008 apre un’accademia internazionale di calcio a Cannes per scoprire giovani talenti.

Michel Hidalgo si spegne il 26 marzo 2020 a Marsiglia, all’età di 87 anni. 

L’Eredità di un Innovatore

L’approccio di Hidalgo al calcio si può definire più artistico che scientifico. Come ricorda Platini, è stato il “più un creatore di emozioni che un grande tattico“. La sua filosofia si basava su principi semplici ma efficaci: il possesso palla, la riduzione dei duelli e la ricerca della complementarità tra i giocatori. 

Ha dimostrato che il calcio può essere contemporaneamente efficace e spettacolare. Non imponeva rigidi schemi tattici, ma creava le condizioni per far fiorire il talento naturale dei suoi giocatori. Come lui stesso ha spiegato: “Una squadra si costruisce in due fasi: il talento individuale e la complementarità.” Una visione che ha fatto nascere uno dei centrocampi più creativi e dinamici nella storia del calcio, diventato poi il modello per le generazioni successive.

Il suo “carré magique” rimane uno dei più brillanti esempi di come la visione di un allenatore possa trasformare non solo una squadra, ma l’intero approccio di una nazione al calcio.