Il Napoli domina la prima parte del campionato 1987-88, ma il Milan di Sacchi rimonta e conquista lo scudetto. L’Empoli e l’Avellino retrocedono. La Juventus batte il Torino nello spareggio UEFA.
Riassunto del Campionato
Si riaprono le frontiere dopo due anni di blocco del mercato e il Milan di Berlusconi fa la parte del leone, assicurandosi Gullit per 11 miliardi e Van Basten per 1,7 miliardi di parametro. I rossoneri completano la campagna acquisti con Ancelotti dalla Roma per 5,8 miliardi e Colombo dall’Udinese per 2 miliardi.
Le altre big non stanno a guardare: l’Inter punta su Scifo dall’Anderlecht per 7,5 miliardi, la Juventus investe 7 miliardi per Rush dal Liverpool e si rinforza con De Agostini, Alessio e Tricella. Il Napoli si assicura Careca dal San Paolo per 4 miliardi e Francini dal Torino per 5,9. La Roma acquista Voeller dal Werder Brema per 5,5 miliardi.
L’avvio di campionato vede il Napoli subito in fuga, con tre punti di vantaggio dopo cinque giornate su Fiorentina, Roma e Sampdoria. Nonostante una pesante sconfitta contro il Milan (1-4) alla tredicesima giornata, i partenopei conquistano il titolo d’inverno con tre lunghezze sui rossoneri e cinque su Roma e Sampdoria.
Il vantaggio del Napoli sembra rassicurante, arrivando a 5 punti alla diciannovesima giornata. Tuttavia, il Milan non molla. Alla ventiseiesima giornata, approfittando di un passo falso dei campani contro la Juventus, i rossoneri dimezzano lo svantaggio. La svolta arriva il 1° maggio al San Paolo: il Milan vince e sorpassa in classifica.
Il 15 maggio i rossoneri si laureano campioni d’Italia, staccando il Napoli di tre punti. In coda, l’Empoli (partito con 5 punti di penalizzazione) è il primo a retrocedere. L’Avellino lo segue all’ultima giornata, in una Serie A che si allarga a 18 squadre.
Da segnalare lo spareggio per l’accesso alla Coppa UEFA tra Juventus e Torino. I bianconeri, pur senza Platini impegnato nel suo addio al calcio a Parigi, prevalgono ai rigori in un derby combattuto.
Lo scudetto di Sacchi
Il Milan conquista uno scudetto storico, segnando un punto di svolta nel calcio italiano. Arrigo Sacchi emerge come il vero protagonista di questa impresa, grazie all’intuizione di Silvio Berlusconi che lo sceglie nonostante lo scetticismo generale.
Dopo un avvio difficile e l’eliminazione in Coppa UEFA, il tecnico di Fusignano impone il suo metodo rivoluzionario. La formazione tipo che si consolida nel corso della stagione diventa il simbolo di questa rivoluzione calcistica:
In porta, Giovanni Galli offre sicurezza e leadership. La difesa a quattro vede Tassotti e il giovane Maldini come terzini dinamici, capaci di spingere in attacco e ripiegare rapidamente. Al centro, Filippo Galli si afferma come stopper affidabile, mentre Franco Baresi, libero e capitano carismatico, guida la linea difensiva con classe e autorità.
A centrocampo, Carlo Ancelotti è il fulcro della manovra, coadiuvato dalle corse instancabili di Colombo ed Evani sulle fasce. Il trio offensivo è composto dal genio creativo di Donadoni, dall’esplosività di Gullit e dal talento puro di Van Basten, sostituito per lunghi tratti dall’esperto Virdis a causa di un infortunio.
Questa formazione incarna perfettamente la filosofia di Sacchi: pressing asfissiante, movimenti sincronizzati e gioco offensivo. Il 4-1 contro il Napoli a inizio ’88 dà fiducia al gruppo. La svolta arriva in primavera, quando il Milan approfitta del calo dei partenopei.
Sacchi rivoluziona anche la preparazione atletica, alzando l’intensità degli allenamenti. Inizialmente contestato, il suo metodo porta risultati concreti. Il Milan chiude così il campionato in crescendo, superando il Napoli nelle ultime giornate.
Il crollo del Napoli
Il Napoli si avvia verso il bis tricolore con un vantaggio considerevole a metà campionato. La squadra di Bianchi sembra inarrestabile, ma il Milan, apparentemente fuori dai giochi, inizia una rimonta che si rivelerà decisiva.
Rewind. L’estate porta rinforzi di qualità: Careca, centravanti brasiliano dal dribbling ubriacante, Francini, terzino sinistro versatile, e Miano, centrocampista dall’Udinese. La formazione si presenta solida: Garella tra i pali, Ferrara e Ferrario in difesa con Renica libero. A centrocampo, De Napoli fa da schermo, Romano imposta e Bagni corre. In attacco, il trio Ma.Gi.Ca. (Maradona, Giordano, Careca) promette spettacolo.
L’inizio è folgorante, nonostante l’uscita prematura dalla Coppa Campioni. Francini e Careca si integrano rapidamente, rendendo la squadra una macchina da gol. Tuttavia, la primavera porta una crisi inaspettata: un solo punto nelle ultime cinque partite fa crollare il castello di certezze.
Le speculazioni sul crollo non mancano. Si parla di una “banda dei quattro” e circolano voci, mai provate, di pressioni da ambienti malavitosi legati alle scommesse clandestine. La verità sembra più legata all’usura di un campionato dominato e alla crescente pressione del Milan.
Il finale è amaro, con polemiche accese e delusione dei tifosi. Il Napoli, da squadra invincibile, si trasforma in un gruppo fragile proprio sul traguardo. Una stagione che inizia come un sogno e si conclude come un incubo, lasciando più domande che risposte sulla sua incredibile parabola.
Il boom di Vialli
Gianluca Vialli, classe 1964, è il volto emergente del calcio italiano. Insieme al coetaneo Roberto Mancini, forma l’attacco della Sampdoria, squadra in rapida ascesa nel panorama calcistico nazionale.
Nato a Cremona in una famiglia benestante, Vialli muove i primi passi nell’oratorio locale. La sua carriera decolla con il Pizzighettone e prosegue nelle giovanili della Cremonese. A soli 16 anni, debutta in prima squadra in Serie C1.
La stagione successiva, in Serie B, si guadagna un posto da titolare contribuendo alla salvezza del club con 5 reti. Sotto la guida di Mondonico, ex allenatore delle giovanili, Vialli forma una coppia d’attacco efficace con il più esperto Frutti, sfiorando la promozione.
Le sue quotazioni salgono vertiginosamente e la Sampdoria di Mantovani, alla ricerca di giovani talenti, lo acquista per 2,2 miliardi di lire. È l’inizio di una nuova avventura per il cremonese.
Bearzot lo convoca per i Mondiali in Messico come riserva, ma è con Vicini che Vialli trova la sua dimensione, prima nell’Under 21 e poi in Nazionale maggiore.
Le caratteristiche tecniche di Vialli sono notevoli: dribbling efficace, resistenza atletica, fiuto del gol e presenza costante nel vivo del gioco. Inoltre, la sua capacità di mantenere un’elevata intensità fino al termine delle partite lo rende un elemento prezioso.
Nonostante le aspettative elevate, il paragone con Gigi Riva si rivelerà prematuro. Tuttavia, Vialli si candida come uno dei protagonisti della nuova generazione azzurra, pronto a lasciare il segno nel calcio italiano e internazionale.
Flop straniero
La stagione calcistica italiana vede l’arrivo di tre stranieri molto attesi, accomunati da un destino non proprio fortunato.
Ian Rush, prolifico attaccante gallese del Liverpool, approda alla Juventus. A 26 anni vanta già 140 gol in Premier League. La Juve punta su di lui per rilanciarsi, ma Rush fatica ad adattarsi al calcio italiano. Le marcature strette lo limitano, e il gioco bianconero non lo aiuta. La nostalgia di casa e le difficoltà con la lingua peggiorano la situazione. Chiude con sole 8 reti, tornando poi al Liverpool.
Claudio Borghi, trequartista argentino di 23 anni, arriva dal Berlusconi. Brillante nella finale Intercontinentale del 1985 con l’Argentinos Juniors, viene “parcheggiato” al Como in attesa del via libera al terzo straniero nel Milan. Ma la realtà di provincia non fa per lui. Il Como retrocede e Borghi colleziona appena 7 presenze. Sacchi gli preferirà Rijkaard per la stagione successiva.
Vincenzo Scifo, belga di origini siciliane, è il più giovane dei tre a 21 anni. Cresciuto nell’Anderlecht, vanta già esperienza internazionale. L’Inter punta su di lui per la regia, pagandolo caro. Ma Scifo, nonostante il talento, non riesce a imporsi. Le 28 presenze e 4 gol non bastano a convincere. A fine stagione va in prestito al Bordeaux.
La Banda dei quattro
La primavera del 1988 vede il Napoli protagonista di un incredibile crollo. La squadra, che sembrava avere lo scudetto in pugno, getta al vento il campionato in un solo mese di prestazioni deludenti.
Le cause di questo calo restano un mistero. Problemi fisici, mentali o ambientali? Difficile dirlo con certezza. La vicenda che cerca di individuare i colpevoli aggiunge solo confusione alla situazione già complessa.
L’11 maggio, tre giorni dopo la sconfitta di Firenze – la terza nelle ultime quattro gare – i giocatori leggono un comunicato che critica apertamente l’allenatore Ottavio Bianchi. Il testo, firmato da tutti tranne Maradona (assente per provare un motore fuori bordo nel Golfo), recita:
“Premesso che siamo dei professionisti seri e che nessuno questo può negarlo, a seguito della situazione che si è venuta a creare, noi riteniamo giusto chiarire la nostra posizione. La squadra è sempre stata unita e l’unico problema è il rapporto mai esistito con l’allenatore, soprattutto nei momenti in cui la squadra aveva bisogno. Nonostante questo gravissimo problema la squadra ha risposto sul campo sempre con la massima professionalità. Di questo problema la società era stata preventivamente avvertita”.
La mossa provoca un polverone di polemiche, mentre Bianchi resta enigmaticamente in silenzio. Due giorni dopo, un nuovo comunicato letto da De Napoli tenta di fare marcia indietro:
“Dopo una attenta e concorde riflessione ci siamo resi conto di aver espresso in maniera non chiara e in modi e tempi non giusti l’amarezza per gli ultimi risultati conseguiti in campionato. Di ciò chiediamo scusa alla società e ai tifosi”.
Il tentativo di riparare risulta però troppo generico e inconsistente. A questo punto interviene il direttore tecnico Luciano Moggi, che individua quattro presunti responsabili della rivolta: Garella, Ferrario, Bagni e Giordano. Questa “banda dei quattro” viene esclusa dall’ultima partita (persa in casa contro la Sampdoria) e messa sul mercato a fine stagione.
Sorprendentemente, nonostante le aspettative di un suo addio, Bianchi rinnova il contratto per altri due anni il 22 maggio. Nel frattempo, emergono voci inquietanti: secondo Il Mattino, gli allibratori clandestini avevano “previsto” il calo del Napoli mesi prima, accettando scommesse sulla mancata vittoria dello scudetto.
Il mistero si infittisce e le speculazioni si moltiplicano. Cosa sia realmente accaduto in quel periodo resta ancora oggi oggetto di dibattito tra gli appassionati. Il crollo del “superNapoli” rimane una pagina controversa nella storia del calcio italiano, un esempio di come anche le squadre più forti possano improvvisamente perdere la bussola e gettare al vento un campionato che sembrava già vinto.
Ciclone Gullit
Ruud Gullit, il gigante olandese, si presenta in Serie A con la forza di un ciclone. Dopo aver fatto faville nel PSV Eindhoven, l’attaccante lascia tutti a bocca aperta nel suo primo anno in Italia.
Nato ad Amsterdam nel ’62, Gullit ha radici nel Suriname grazie al padre George, ex terzino della nazionale. Dopo gli inizi nei club dilettantistici della capitale olandese, il giovane Ruud vive alti e bassi: un provino fallito con l’Ajax, ma poi il riscatto con l’Haarlem, dove debutta in prima squadra a soli 17 anni.
La sua versatilità si mostra fin da subito, giocando come libero e regista arretrato. Dopo una retrocessione e una pronta risalita, Gullit si reinventa attaccante, attirando l’attenzione del Feyenoord.
Nel 1983, il destino bussa alla sua porta: la Juventus lo corteggia, ma lui declina l’offerta. Scelta azzeccata: l’anno successivo vince campionato e coppa con il Feyenoord. Dopo un periodo di forma altalenante, si trasferisce al PSV, dove aggiunge altri due titoli al suo palmarès.
L’arrivo in Italia è un mix di stile e sostanza. Le sue trecce “rasta” e le dichiarazioni fuori dagli schemi fanno notizia, ma è sul campo che Gullit lascia davvero il segno. Con un fisico da superman (1,86 m per 84 kg), l’olandese domina il gioco con un palleggio ipnotico e progressioni inarrestabili.
Gullit diventa rapidamente il motore della squadra, trascinandola verso lo scudetto con prestazioni monumentali. Il Pallone d’Oro è la ciliegina sulla torta di una stagione indimenticabile.
Maradona bomber
Maradona si aggiudica per la prima volta il titolo di capocannoniere, confermando il suo straordinario talento. Pur giocando da trequartista a supporto di Giordano e Careca, il Pibe de Oro dimostra di saper trovare la via del gol con regolarità.
Il tridente azzurro incanta con giocate spettacolari e realizzazioni importanti, portando il Napoli verso quello che sembrava un secondo scudetto consecutivo. Un sogno che si infrange sul finale di stagione.
A 27 anni, Maradona è nel pieno della maturità agonistica. La potenza fisica si sposa perfettamente con la sua tecnica sopraffina, mentre l’istinto tattico lo porta sempre a fare la scelta giusta per la squadra.
Nell’area avversaria, il numero 10 si muove con astuzia, comparendo e scomparendo tra le maglie difensive per poi colpire con precisione chirurgica. Il risultato sono 15 reti in 28 partite, che gli valgono il primato in classifica marcatori davanti al compagno Careca.
In un momento delicato, quando la squadra entra in crisi con l’allenatore Bianchi, Maradona mostra maturità rimanendo al di fuori delle polemiche. È questo un periodo d’oro per l’argentino, non ancora afflitto dai problemi fisici e personali che ne segneranno il declino.
Classifica Finale
Squadra | Pti | V | N | P | GF | GS |
---|---|---|---|---|---|---|
MILAN | 45 | 17 | 11 | 2 | 43 | 14 |
NAPOLI | 42 | 18 | 6 | 6 | 55 | 27 |
ROMA | 38 | 15 | 8 | 7 | 39 | 26 |
SAMPDORIA | 37 | 13 | 11 | 6 | 41 | 30 |
INTER | 32 | 11 | 10 | 9 | 42 | 35 |
JUVENTUS | 31 | 11 | 9 | 10 | 35 | 30 |
TORINO | 31 | 8 | 15 | 7 | 33 | 30 |
FIORENTINA | 28 | 9 | 10 | 11 | 29 | 33 |
CESENA | 26 | 7 | 12 | 11 | 23 | 32 |
VERONA | 25 | 7 | 11 | 12 | 23 | 30 |
COMO | 25 | 6 | 13 | 11 | 22 | 37 |
ASCOLI | 24 | 6 | 12 | 12 | 30 | 37 |
PISA | 24 | 6 | 12 | 12 | 23 | 30 |
PESCARA | 24 | 8 | 8 | 14 | 27 | 44 |
AVELLINO | 23 | 5 | 13 | 12 | 19 | 39 |
EMPOLI (5 pti penalizz.) | 20 | 6 | 13 | 11 | 20 | 30 |
Vincitrice Coppa Italia SAMPDORIA
Retrocesse in serie B AVELLINO e EMPOLI
Qualificate in Coppa dei Campioni MILAN
Qualificate in Coppa delle Coppe SAMPDORIA
Qualificate in Coppa UEFA NAPOLI, ROMA, INTER e JUVENTUS
Classifica Marcatori
15 gol Maradona (Napoli)
13 gol Careca (Napoli)
11 gol Giannini (Roma), Virdis (Milan)
10 gol Vialli (Sampdoria)
9 gol Altobelli (Inter), Gullit (Milan), Polster (Torino), Schachner (Avellino)
8 gol Cucchi E. (Empoli), Giordano (Napoli), Sliskovic (Pescara)
7 gol Diaz (Fiorentina), Elkjaer (Verona), Gasperini (Pescara), Gritti (Torino), Rush (Juventus), Scarafoni (Ascoli)