L’America di Bearzot

08 luglio 1994

La maturità tattica del Vecchio Continente

Avanza la vecchia Europa che sembrava destinata ad essere spazzata via dalle forze emergenti. Prima ha tradito la Colombia, grande individualità ma non ancora squadra, poi la Nigeria, troppo limitata in fatto di personalità e di esperienza. Altre squadre potenzialmente interessanti si sono a loro volta perse per strada, l’Argentina non ha retto alla perdita di Maradona e così è rimasto soltanto il Brasile ad opporsi allo strapotere delle squadre europee.

Un Brasile che non mi sembra all’altezza dei grandi squadroni del passato. Concreto, essenziale ma lontano da quelli che hanno fatto la storia del calcio.

Potrebbero farcela, in questo grande equilibrio di valori che si è creato, ma non mi pare abbiano titoli particolari per essere considerati realmente i favoriti. Per la prima volta da quando si gioca il mondiale da questa parte dell’oceano potremmo dunque assistere alla vittoria di una squadra europea: restituendo così, proprio ai brasiliani, l’unico loro successo in terra europea, quello del ’58 in Svezia.

Questo dominio del Vecchio Continente si spiega con la maturità tattica di un calcio che continua ad affermare valori antichi e intramontabili.

E poiché il livellamento dei valori è sempre più evidente, a decidere l’esito delle partite è proprio l’abitudine a lottare sul filo del rasoio, la personalità e l’esperienza che ti consentono di venire a capo di situazioni difficili. Tanto che a dar fastidio alle squadre europee avrebbe potuto essere l’Uruguay, squadra tattica per eccellenza, che ha fallito invece la qualificazione.

Anche l’incidenza del caldo sull’esito degli incontri è stato evidentemente sopravvalutato. Perlomeno nella prima fase il calendario è stato molto diluito e ha consentito recuperi pressoché ottimali. Al caldo comunque si è sempre giocato: in Spagna giocammo in un clima torrido, in Messico a quello del calore si aggiungeva il problema dell’altitudine.

L’Europa avanza perché in un grande equilibrio di valori il calcio tradizionale con il suo impasto di esperienza, calcolo, attendismo, furbizia offre maggiori garanzie dell’altro calcio, quello che ricerca lo spettacolo. E in ogni caso la felicità sprizza e continuerà a sprizzare dai risultati, non dal gioco. Sono le vittorie che fanno uscire le bandiere e che appagano anche quelli che, a parole, si sarebbero accontentati del bel gioco.