L’America di Bearzot

24 giugno 1994

La maledizione di Pelé ha colpito i funamboli

I primi sospetti li avevo avuti leggendo il pronostico di Pelé. Vedendo che per lui la grande favorita di questi mondiali era la Colombia avevo pensato, istintivamente, che non avrebbero fatto molta strada. E andata effettivamente così, a conferma che Pelé in fatto di pronostici non ne azzecca mai una. O è sfortunato lui, o è sfortunata la squadra cui lui dedica le sue attenzioni, fatto sta che il risultato non cambia.

Ma, certo, a un crollo verticale del genere nessuno poteva pensare. Come possa disfarsi una squadra così forte, così ricca di grandi individualità, così dotata di personalità da andare a vincere 5-0 a Buenos Aires come seppe fare la Colombia nelle qualificazioni è uno dei tanti misteri che rendono più bello il calcio. Bello il calcio ma più povero il Mondiale, perché è chiaro che questa seconda sconfìtta e questa ormai praticamente inevitabile eliminazione tolgono al torneo una delle squadre più ricche di talenti.

Forse troppo ricca di talenti. Ecco, se devo tentare una spiegazione penso si debba partire da lì. E giusto cercare il gioco e il numero, come hanno fatto i colombiani fin dal primo minuto della prima partita: ma non si può esagerare. Non bastano i colpi di tacco, il calcio è fatto innanzitutto di sostanza. La sensazione netta è che fossero tutti quanti un po’ montati. E i pronostici generali, non solo quello di Pelè, non li hanno certamente aiutati a restare umili.

Tanto è vero che, mentre nella prima partita erano comunque stati brillanti, contro gli Stati Uniti sono sembrati subito sotto shock. E quando col passare dei minuti hanno trovato conferma alle proprie difficoltà si sono poco alla volta disgregati. Qualcuno ha dato la colpa anche ai cambi effettuati da Maturana nel secondo tempo. In effetti non hanno migliorato la situazione, ma era tutta la squadra che stava andando verso la disfatta. In questi casi non ci sono cambi che tengano.