L’America di Bearzot

12 luglio 1994

Non vedo analogie con l’82: noi soffrimmo molto meno

Sento e leggo molti paragoni con l’avventura azzurra del 1982 e non riesco francamente a condividerli. Le analogie sono soltanto apparenti, molto alla lontana, in realtà non c’è un nuovo Paolo Rossi, non c’è un altro Tardetti, ci sono Roberto e Dino Baggio che sono giocatori di un’epoca diversa, con caratteristiche diverse, con diversa personalità.

Diverso è anche il cammino della squadra, allora giocammo 7 partite pareggiando le prime 3 e vincendo le ultime 4, stavolta la prima l’abbiamo persa e abbiamo rischiato tutto sommato di più.

La nostra era anche una squadra più prolifica, alla fine segnammo 12 gol subendone 6, io auguro agli azzurri di fare gol a raffica in semifinale e finale ma è difficile che si arrivi a quella quota. E non dimenticherei nemmeno il fatto che le rivali del girone eliminatorio di quest’anno sono uscite subito negli ottavi, mentre nell’82 la Polonia ce la trovammo di fronte di nuovo in semifinale e poi si piazzò al terzo posto.

Non ricordo nemmeno di aver vissuto allora in panchina una serie di emozioni così forti, così violente quali Sacchi ha provato nelle due ultime partite.

L’unica gara davvero emozionante dell’82 fu quella con il Brasile, lì ci fu da soffrire sino al fischio finale perché l’arbitro ci annullò sul 3-2 il gol più bello che avrebbe chiuso la partita. Invece qui stiamo mettendo davvero a dura prova le nostre coronarie, nelle due partite di Boston hanno tremato a ripetizione le mie, figurarsi quelle di Sacchi.

Da questo punto di vista, delle emozioni violente e ravvicinate, Sacchi sta facendo un’esperienza unica, che sarà molto importante per il prosieguo della sua carriera.

Nei due finali di partita con Nigeria e Spagna mi sono molto immedesimato in lui e trovo sia stato bravo nel non farsi travolgere dall’emozione che ti attanaglia quando nel giro di pochi minuti passi a ripetizione da un risultato all’altro, dalla qualificazione all’eliminazione e viceversa, dalla morte alla vita.

lo forse ho avuto più sofferenze di lui fuori dal campo, ma due finali di partita così emozionanti, così drammatici davvero non riesco a ricordarmeli. Se è il prezzo da pagare per andare avanti siamo tutti pronti a rimettere le coronarie in altalena anche domani: purché vada a fluire allo stesso modo.