Immortals: Alex James


L’arte del Sistema

Occhieggia dalle istantanee d’epoca con una faccia quadrata da sedentario uomo d’affari che non rende merito alla sua abilità di giocoliere del pallone. In effetti Alex James, se venne consegnato alla storia come il cervello del grande Arsenal di Chapman e il più forte interno del calcio inglese di tutti i tempi, era innanzitutto un artista.

Alto appena 1,65, astuto e con l’argento vivo addosso, sapeva dare la parola alla sfera di cuoio, sia che si trattasse di mandare in bambola i difensori avversari, sia che lo chiamasse la seducente sirena del gol. Sarebbe potuto diventare un dirompente cannoniere, se a Chapman un fenomeno come Alex James, nato in Scozia nel 1902, non fosse servito soprattutto per la sua arte di passare la palla con precisione e fantasia.

Nel Sistema da lui ideato, questa figura di gioco assumeva un carattere essenziale, essendo il suo modulo basato su una ferrea copertura difensiva e sulla capacità di rovesciare il fronte esattamente nel momento in cui le forze altrui erano impegnate nel massimo sforzo offensivo. In questo, James era un sovrano. I critici dicevano che “vedeva” l’azione con due mosse di anticipo su tutti gli altri. Al suo fianco, un altro fuoriclasse, David Jack, per un’accoppiata di interni capace di contenere e inventare gioco al servizio della diabolica ala Cliff Bastin.

Alex James aveva giocato in Scozia, nel Raith Rovere, poi era stato ingaggiato dal Preston, promosso in prima divisione nel 1925, e qui si era affermato come spietato fromboliere, vincendo nel 1928 la classifica cannonieri con 18 reti in 38 partite. Chapman, intuitene le potenzialità di regista, l’aveva voluto con sè nel 1929 per piazzarlo alle spalle delle punte, vincendone la resistenza tattica con argomenti persuasivi (9.000 sterline di ingaggio) e ottenendo risultati fragorosi. James conquistò quattro titoli nazionali (1931, 1933, 1934, 1935) e due Coppe d’Inghilterra (1930 e 1936).

Hugo Meisl, pilota del Wunderteam, ne rimase incantato, ma non riuscì a definirlo che «versatile e
proteiforme»
, un elogio quasi riduttivo, che si spiega con la meraviglia per un interno così difforme dai canoni del calcio danubiano. In cui la mezzala, fedele alle consegne del Metodo, giostrava in attacco, spesso in linea con le punte di ruolo: mentre James si piazzava sulla trequarti o spesso addirittura davanti alla difesa, a recuperare e rilanciare, ergendosi a guida dei suoi col piglio del leader.

Estroverso e bizzoso, con il tipico carattere del primattore, chiuse nel 1937, con un totale di 478 partite e 106 reti, di cui 231 e 26 con l’Arsenal. Tre di queste le segnò in una sola partita, solo per dimostrare al figlio, che lo importunava sull’argomento, di non avere affatto perso il senso del gol col cambio di ruolo.

Magro il curriculum nella Nazionale del suo Paese, dovuto all’ostracismo scozzese per i giocatori emigrati nel campionato inglese e alla cruda sincerità con cui usava dire la sua sulla gestione del calcio. Tra le sue 8 presenze nella rappresentativa scozzese, tuttavia, annoverava con orgoglio quella nella storica vittoria 5-1 ottenuta a Wembley nel 1928, col corredo di un gol. È morto nel 1953.

Alexander Wilson James
(Mossend, 14 settembre 1901 – Londra, 1º giugno 1953)

StagioneSquadraPres (Reti)
1922-1925 Raith Rovers98 (27)
1925-1929 Preston N.E.147 (53)
1929-1937 Arsenal231 (36)