Immortals: Giovanni Ferrari


Il grande tessitore

Otto scudetti vinti, ed è l’unico ad averli conquistati con tre squadre diverse: Juventus, Inter, Bologna. Il fatto che vi abbia aggiunto due titoli mondiali ne conferma la statura universale di campione, una delle più complete mezzeali sinistre della storia. Scrisse Ettore Berra:

«Era una macchina che funzionava a colpi regolari di stantuffo, uno dopo l’altro, continui, implacabili. Giuocatore d’una tecnica sobria, poco portato ad osare, costruiva la partita un’azione sull’altra, come le pietre di un edificio, le imbeccate pronte per tutti, gli occhi attenti a misurare l’ostacolo e a valutare una situazione tattica, un metodico che sembrava avesse un misterioso senso del ritmo».

Giovanni Ferrari era nato ad Alessandria il 6 dicembre 1907 ed era diventato calciatore nel fertile vivaio locale, grazie all’interessamento del portiere di riserva dei “grigi”, Rapetti. Esordiente in A a sedici anni accanto a Baloncieri, veniva ceduto all’Internaples per 5.000 lire: un errore pagato caro, cioè le 12.000 lire con cui la stagione successiva il club piemontese recuperava il prodigioso interno. Quando l’allenatore Carlo Carcano dall’Alessandria passò alla Juve, lo volle con sé. Era il 1930: Ferrari firmò in bianco, confidando nel senatore Agnelli. Ne ebbe ventiduemila lire annue più i premi partita. In campo, come scrisse poi, cominciò per lui un’era nuova:

«Nella Juventus dovetti subire un radicale mutamento tattico: nell’Alessandria ero io il cannoniere; nella Juventus divenni l’uomo di spola, il motorino. I cannonieri c’erano già, non era necessario avvicinarsi troppo all’area. Piuttosto, bisognava servire le ali, specie Orsi, perché Cesarini si dimenticava troppo spesso di farlo. Con tutto ciò segnai anche moltissimi goal. Nella squadra ero io, in genere, al secondo posto dei marcatori».

L’avventura fu cinque scudetti di fila, con l’aggiunta del titolo mondiale 1934. Nella primavera del 1935, le buone offerte economiche dell’Ambrosiana lo indussero a lasciare la Juventus. All’Inter la musica non cambiò: trovò Meazza, per costituire quello che i francesi nel 1938 avrebbero definito «il duo più straordinario del mondo». L’uno il genio, l’altro, Ferrari, la regolatezza. Altri due scudetti, poi il secondo titolo iridato, nella Francia ostile. All’indomani del successo, l’Arsenal gli offre una cifra stratosferica: Ferrari non se la sente, ma è probabilmente la prima volta che i Maestri tentano di ingaggiare un forestiero per il loro calcio d’élite.

Lascia i nerazzurri nel 1940, quando il declino è avviato. Passa poi al Bologna e vince di nuovo lo scudetto, al primo colpo, con fattiva partecipazione. La stagione successiva torna alla Juventus, dove chiude la carriera nel 1942. Diventerà allenatore e sarà anche Ct azzurro. Muore a Milano nel dicembre 1982.

Giovanni Ferrari
(Alessandria, 6 dicembre 1907 – Milano, 2 dicembre 1982)

StagioneSquadraPres (Reti)
1923-1925 Alessandria15 (1)
1925-1926 Internaples15 (16)
1926-1930 Alessandria104 (64)
1930-1935 Juventus160 (68)
1935-1940 Ambrosiana-Inter108 (24)
1940-1941 Bologna16 (2)
1941-1942 Juventus6 (1)