Immortals: José Nasazzi


El Mariscal

Quando José Nasazzi morì, il 17 giugno 1968, Diego Lucero (il leggendario cronista uruguaiano presente a tutte le quindici finali mondiali sino al 1994 ), scrisse: «Possiamo dire di lui ciò che Napoleone disse di Alessandro: “È stato il più grande capitano della storia”». E quando intervistavano i suoi lucidissimi ricordi, sentenziava: «Sono convinto che nella finale del 1930 vidi il più grande giocatore della storia, più di Pelé e Maradona: José Nasazzi, un terzino strepitoso».

Il più grande capitano della storia era nato a Montevideo, nel quartiere Bella Vista, il 24 maggio 1901, da padre italiano (Giuseppe) e madre basca (Maria). Furono loro a soprannominarlo “El Terrible”, quando ancora era bambino e aveva occhi sporgenti e chiari e la forza di un piccolo toro. Crebbe come un atleta straordinario, fino a 1,82 di altezza per 85 chili di peso, un colosso per l’epoca.

La sua prima squadra “vera” fu una rappresentativa di una lega indipendente uruguaiana, la “Liga Nacional”, che giocò a Baires nel 1920. Nasazzi era il capitano, nonostante i suoi diciannove anni appena, perché del capitano aveva tutti i connotati, fisici e morali. Un carisma unico, che portava i giocatori più anziani a rivolgersi naturalmente a lui come alla guida capace di rappresentarli e che gli valse il soprannome di “El Mariscal”, il maresciallo.

La classe faceva il resto. Era un baluardo formidabile, scontrarsi con lui significava sbattere contro un muro. ma oltre a tappare con torreggiante autorità le falle difensive, dominando nel gioco aereo, dava il meglio nel proporre l’azione di rilancio da autentico trascinatore, tanto che all’occasione si disimpegnava anche come centromediano o attaccante.

Ingaggiato dall’appena nata Bella Vista, il club del suo quartiere, ne diventava il leader, portandola rapidamente dalle divisioni inferiori fino alla massima serie, raggiunta nel 1922. L’anno dopo, conquistava con la Nazionale uruguaiana il Torneo sudamericano, il primo dei suoi quattro successi in Coppa America (avrebbe vinto anche nel 1924, 1926 e 1935). Come premio speciale, i giocatori ottennero di partecipare alle Olimpiadi di Parigi 1924.

All’epoca Nasazzi lavorava come marmista. Quando lo avvisarono che il sogno a cinque cerchi diventava realtà, gettò via i pesanti attrezzi esclamando: «Non vi impugnerò mai più!». Era vero. Al ritorno dal trionfo olimpico di Parigi, gli venne offerto un impiego al Casino Municipal di Montevideo.

L’anno dopo veniva aggregato al Nacional per una lunga tournée europea: tutti volevano vedere i fenomeni del calcio d’oltreoceano. Il bis olimpico nel 1928 ad Amsterdam e la vittoria nel primo Mondiale della storia, nel 1930, coronarono una carriera strepitosa. Nel 1932, dopo dieci anni al Bella Vista, Nasazzi divenne professionista e si trasferì al Nacional. dove giocò con Domingos da Guia, formando una coppia difensiva delle meraviglie e vincendo due titoli, nel 1933 e 1934. Dopo la quarta Coppa America, nel 1937 lasciò il calcio.

Non aveva mai abbandonato il Casino, divenne brillante funzionario scalando tutta la carriera, fino a direttore generale. Nel 1967 quell’uomo ancora venerato come leggenda del calcio fu colpito da un tumore all’esofago. L’anno dopo, il più grande capitano della storia ammainava la sua gloriosa bandiera.

José Nasazzi Yarza
(Montevideo, 24 maggio 1901 – Montevideo, 17 giugno 1968)

StagioneSquadraPres (Reti)
1917-1920 Lito? (?)
1921 Rolando Moor? (?)
1922-1925 Bella Vista
1925 Nacional
1925-1932 Bella Vista322 (17)
1933-1938 Nacional58 (0)